Il sì di Bazoli e Micheli all’appello de Linkiesta: “Ci impegniamo per il Falstaff”

Il sì di Bazoli e Micheli all’appello de Linkiesta: “Ci impegniamo per il Falstaff”

(articolo aggiornato alle 12.30 del 25 novembre)

Giovanni Bazoli e Francesco Micheli hanno aderito all’appello lanciato da Linkiesta per aprire una sottoscrizione per acquistare le prime bozze dell’inizio del Falstaff, che andranno all’asta mercoledì a Londra da Sotheby’s. E a loro si è unito poco fa il notaio Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera che ha dato anche lui la sua adesione. 

Quel giorno infatti verranno battuti una serie di cimeli appartenuti ad Arturo Toscanini, fra cui appunto questa preziosa copia dell’ultima opera di Giuseppe Verdi, il cui libretto porta la firma di Arrigo Boito, e che andò in scena per la prima volta proprio alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893. Il nostro appello era rivolto in primis al presidente di Intesa Sanpaolo e al finanziere, come figure cardine del mecenatismo milanese. Quello che chiedevamo era che partisse da loro un impegno ad evitare che queste bozze del Falstaff finissero in un qualche cassetto al chiuso. L’anno prossimo è il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e il nostro auspicio era una mobilitazione per raccogliere i fondi, acquistare queste bozze (che verranno battute a un prezzo di partenza compreso fra 80 e 100 mila sterline), e farme dono alla città in maniera che tutti, studiosi e appassionati, possano goderne.  

Bazoli e Micheli, assieme ora a Marchetti, hanno accettato e aprono una sottoscrizione a cui partecipano personalmente. Trattandosi di un’asta non verrà indicato l’ammontare da raccogliere in maniera da non fornire informazioni che possano alterarne lo svolgimento. Nei giorni prossimi verrano poi fornite ulteriori indicazioni per permettere a chiunque voglia di sottoscrivere. E Linkiesta seguirà passo a passo questa iniziativa.

Se l’iniziativa dovesse andare in porto la città avrebbe quell’evento verdiano, nell’imminenza del bicentenario, che una serie di assurde ragioni le hanno fin qui negato. E non c’è bisogno di ricordare cosa abbia rappresentato Verdi per Milano e la Scala, oltre che per la storia del Risorgimento.  Nel 1952 la città riuscì a mobilitarsi in una maniera molto simile, con una sottoscrizione pubblica, per portare in città la Pietà Rondanini di Michelangelo. E ci riuscì. Fatte le debite proporzioni, non c’è ragione di ritenere che non si possa fare ora, ciò che fu fatto sessant’anni fa.

Twitter: @jacopobarigazzi

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