Da un lato cinque persone in piedi che, diciamolo, in modo un po’ comico rispondono a una serie di domande sull’Italia che immaginano, come se fossero a un quiz del compianto Mike Bongiorno, e tra una risposta e l’altra ridono, quasi si danno di gomito e comunque si sentono in una famiglia, grande o media che sia. Dall’altro, un signore che nel giorno della guerriglia mette nero su bianco trenta righe eversive allo stato puro. Rivoluzionarie nel vero senso della parola. Che, senza tentennamenti, mette una dietro l’altra 355 parole per dire ai poliziotti che stanno sbagliando obiettivo, e chiede loro se non si sentano presi per i fondelli a difendere quel sistema che li sta sottopagando e a farlo picchiando ragazzi che magari non troveranno nemmeno un lavoro infame come il loro e saranno costretti ad emigrare.
Lo ha scritto Beppe Grillo, ma potrebbe essere stato tranquillamente Toni Negri. Invece, dettaglio non da poco, si tratta di Grillo.
Soldato blu. Così il politico genovese (è giusto, non lo si può più considerare un comico, è un politico) ha apostrofato i poliziotti. Soldato blu, come il protagonista dello storico film dalla parte degli indiani. Il film in cui Peter Strauss si rifiuta di eseguire gli ordini e finisce col vomitare davanti al massacro del Sand Creek. È una chiamata alla ribellione, quella di Grillo. Come nessuno oggi in Italia, né l’estrema destra né l’estrema sinistra, potrebbe fare. E lui la mette per iscritto nel suo blog. Articolo, post, manifesto, chiamatelo come vi pare, che viene condiviso da 12mila persone su facebook e riceve, al momento in cui scriviamo, 346 commenti.
Ecco, i commenti. Andate a leggerli. Con un’avvertenza. Chi, come me, si aspettava una netta presa di distanza da quelle parole rimarrà di sasso. Una minoranza, un’esigua minoranza accusa Grillo di soffiare sul fuoco. Un’esigua minoranza si indigna e dichiara di lasciare il movimento 5 stelle. La stragrande maggioranza dei commentatori è dalla sua parte.
Ora, ci si può rapportare in due modi a questo fenomeno. O voltando la testa da un’altra parte, e qui partono una serie di affluenti: chi pretende più rigore nel pretendere il rispetto dell’ordine pubblico, chi invece chiede più dialogo, chi denuncia le frange estremiste dei cortei, chi ricorda le violenze della Diaz. E ce ne sarebbero tanti altri. Oppure, e torniamo al punto, guardare e studiare quei commenti per capire. Provare a capire di che cosa si tratta. Provare a capire se dietro le violenze di oggi c’è qualcosa di strutturato, di profondo. Che va al di là, molto al di là, di stupidi e deprecabili slogan inneggianti a Saddam, o dei soliti noti professionisti del teppismo da strada che alla prima occasione buona tornano alla ribalta.
Qui non si vuole fare allarmismo. Qui si mette solo nero su bianco lo stupore di fronte a quello scritto e a quei commenti. E si vuole provare a dire che c’è un mondo che forse noi, colpevolmente, non conosciamo. Ma che Grillo evidentemente conosce e di cui va a toccare le corde.
Il richiamo a Soldato blu non può essere casuale. E non può essere relegato alla pagliacciata di un comico.