Il 25 novembre gli elettori di centrosinistra rischiano di trascorrere una domenica difficile. Il primo turno delle primarie sarà caratterizzato da lunghe file ai seggi e problemi organizzativi. Ne è convinto il responsabile della campagna elettorale di Matteo Renzi, l’ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi. Incontrando alla Leopolda i coordinatori provinciali della macchina organizzativa, qualche ora fa Reggi ha ammesso tutti i suoi timori. Le code dei votanti, ma anche tanti dubbi legati al regolamento. Per non parlare del rischio di brogli elettorali (che tanti renziani già lamentano).
Al vertice della Leopolda partecipano un centinaio di coordinatori, giunti a Firenze da tutta Italia. Davanti a loro siedono Reggi e il delegato al coordinamento nazionale per le primarie Lino Paganelli, già organizzatore delle Feste Pd. La prima battaglia regolamentare è vinta. Come spiega l’ex sindaco di Piacenza i votanti potranno registrarsi all’albo degli elettori anche il 25 novembre, il giorno delle primarie. Presso ogni seggio ci sarà un ufficio elettorale. È una delle poche note positive. Lo svolgimento delle votazioni rischia di essere ugualmente disastroso. «I dati confermano le nostre preoccupazioni» spiega Reggi. Fino ad oggi si sono registrati solo 300mila elettori in tutta Italia. «Se andiamo avanti con questo trend siamo rovinati».
Stando alle prospettive più ottimistiche, la prossima settimana ci sarà un’impennata di registrazioni. Si arriverà a un milione di iscrizioni. «Ma la domenica del voto ci aspettiamo quattro milioni di votanti». Tre milioni di questi si presenteranno alle urne senza essersi prima registrati. I conti sono impietosi. In tutta Italia saranno allestiti circa 9mila seggi. «È stato calcolato che ci vogliono circa 5 minuti per completare la procedura. Per smaltire tutti i votanti serviranno più di 24 ore». Peccato che le urne saranno aperte solo per 12 ore.
Ecco il timore: i presidenti di seggio non saranno in grado di gestire l’emergenza. Per evitare di mandare indietro la gente le procedure individuate dal regolamento potrebbero essere aggirate. Con un conseguente rischio brogli. Reggi spiega ai suoi coordinatori sul territorio: «Nei prossimo otto giorni dobbiamo registrare più persone possibile. Attiviamo banchetti ovunque, davanti ai supermercati, dove c’è gente. Non nel chiuso delle sedi di partito».
I coordinatori intervengono. Ognuno racconta la propria realtà. Il quadro che ne emerge è spesso desolante. A Trapani i punti per la registrazione dei cittadini sarebbero stati allestiti dal partito in luoghi inaccessibili. «Ci è stato persino negato di aprirne degli altri». Stesso problema a Modena. «Il partito non ci concede la possibilità di andare a fare le registrazioni fuori dalle sedi Pd». Ad Agrigento gli uffici elettorali non hanno ancora ricevuto il materiale per le iscrizioni. Arriverà entro mercoledì, si augura il coordinatore locale. A Firenze, città del sindaco Renzi, «non ci danno neppure le cifre delle registrazioni».
La confusione regna sovrana. E il giorno del voto potrebbe essere anche peggio. «A Roma l’intasamento ai seggi è una certezza, matematico» interviene il deputato Fausto Recchia. Finora nella Capitale si sono registrati solo 19mila cittadini (13mila di questi online). Ma alle urne si attendono almeno 250mila elettori. «Un casino che hanno creato per danneggiarci – continua il parlamentare – ma si ritorcerà contro tutto il partito». Da Nord a Sud i dubbi proseguono. A Marsala il seggio elettorale dove nelle scorse primarie si è recato il 35 per cento degli elettori è stato chiuso. Si potrà votare solo in periferia, raccontano. E gli elettori stranieri? Mistero. Possono partecipare, ma non si sa ancora dove. Al contrario degli altri, forse saranno costretti a votare in un unico seggio. Città per città. «Una ghettizzazione», si lamenta qualcuno. Peggio, «un modo per capire per chi votano». I problemi sono tanti, alla faccia del regolamento particolarmente dettagliato. I timori dei coordinatori si accumulano. «Come ci dobbiamo comportare con gli studenti fuori sede?». Il problema è particolarmente sentito a Pisa. 90mila abitanti e 45mila studenti universitari. «Secondo i nostri conti verranno a votare in 5mila – racconta il coordinatore provinciale – Ma al momento si sono registrati all’albo in pochi». Interviene Paganelli: «Ricordatevi che hanno tempo solo fino al 23 novembre».
Qualcuno avanza timori di brogli. È il caso della provincia di Taranto. Di 1800 elettori iscritti, ben 400 sono vengono da un piccolo comune. Registrazioni fittizie, teme qualcuno. «Basterà una piccola disattenzione e ci troviamo le urne piene di schede già compilate». A breve il comitato nazionale spedirà a tutti i coordinatori un vademecum per i rappresentanti di lista. Un decalogo per verificare che nei seggi non si verifichino stranezze. Il giorno del voto i renziani sono pronti a mobiliate un piccolo esercito di volontari. «Dobbiamo garantire il presidio dei seggi» ammonisce i suoi Reggi. «Occhi puntati». Al termine delle procedure di scrutinio verrà compilato un verbale. Accanto a ogni candidato sarà segnato il numero dei voti conquistati. «Quel verbale lo dovremo fotografare» spiega Reggi. I risultati dovranno essere inviati tempestivamente a Firenze, seggio per seggio. «Così quella sera saremo noi i primi a dire come è andata a finire»
Tante preoccupazioni, ma è meglio che nessuno ne parli. «Agli elettori dobbiamo mandare un messaggio di tranquillità – spiega Recchia – Se diciamo che votare è complicato non viene più nessuno. Perdiamo un sacco di voti».