La reduce con le gambe di titanio entra al Congresso

La reduce con le gambe di titanio entra al Congresso

«Non è stato un incidente, non c’è stata nessuna casualità, un incidente è quando due macchine si scontrano per errore: io invece sono stata abbattuta, tirata giù, sono stata colpita da un razzo. Ho solo pensato che non potevo permettere a un ribelle iracheno, che aveva avuto il suo giorno fortunato, di decidere anche del resto della mia vita. Si era già preso le mie gambe non poteva prendersi anche la possibilità che io tornassi a camminare, volare o ridere. Quel potere non potevo lasciarlo a lui, lo volevo io, e così un giorno alla volta ho riconquistato la mia esistenza. C’erano mattine che non volevo alzarmi dal letto, in cui avevo paura, in cui stavo molto male, ma ho sempre trovato qualcuno che mi diceva – Tammy, muovi il culo, è ora di alzarsi».

La democratica Tammy Duckworth stavolta ce l’ha fatta. Sconfitta nel 2006 da un avvocato repubblicano che la definì “poco patriottica”, la quarantaquattrenne veterana di guerra che ha perso entrambe le gambe nel 2004 pilotando un elicottero Black Hawk di ritorno da Baghdad, ha vinto in Illinois contro il repubblicano Joe Walsh (che invece l’ha accusata di non essere un vero eroe di guerra perché gli eroi non fanno vanto della loro condizione). È la prima donna veterana di guerra a entrare al Congresso. Quattro anni fa, a poche settimane dalla storica elezione di Obama, la Duckworth era stata immortalata in una foto del “New York Times”, in un dolente abbraccio col Presidente in occasione delle celebrazioni del Veteran day. Oggi però è un giorno di festa, che si aggiunge a una data particolare e ravvicinata: il suo Life Day, che dal 2008 cade il 12 novembre, «faccio un party perché sono ancora viva. Il destino di un pilota di elicotteri che viene colpito è morire bruciato». La storia del tenente colonnello Tammy Duckworth, nata in Thailandia nel 1968 da una ragazza di origine cinese e un marine americano, è stata raccontata da Mario Calabresi nel suo libro “La fortuna non esiste” (Mondadori 2009).

«Romney non ha neanche nominato l’Afghanistan alla convention», ha ricordato di recente, «mentre Obama non dimenticherà mai i soldati». Ma non è semplicemente una questione di presidenti. Sempre nel libro di Calabresi la Duckworth confessa: «Non ho mai sostenuto questa guerra, privatamente pensavo che l’invasione dell’Iraq fosse il peggior esempio di imperialismo americano. Io sono una studiosa, prima di partire avevo terminato il mio dottorato in scienze politiche, ma dai tempi dell’università sono anche una riservista della Guardia Nazionale. La verità è che sarei voluta andare in Afghanistan, partecipare alla caccia a Osama bin Laden. Volevo fare quello. Ero convinta che la guerra in Iraq fosse nella migliore delle ipotesi una cosa stupida e nella peggiore un atto orribilmente spericolato. Ma era la mia opinione personale e il mio Paese aveva eletto democraticamente George Bush e il mio Paese aveva detto che quella era una decisione legittima da parte del presidente».
 

Il senatore Barack Obama l’ha conosciuta in visita all’ospedale Walter Reed, prima del trasferimento in California per le lunghe terapie dopo i tanti interventi. Incontro decisivo: «Mi ha aiutato moltissimo, quando ho fatto la campagna elettorale per entrare al Congresso, Obama ha fatto gli spot in televisione per me e ha raccolto fondi». Il sostegno contro Walsh del Tea Party è stato molto forte anche stavolta, il collegio era uno dei più multirazziali di Chicago. Scelto dal presidente Obama come numero due del Dipartimento degli Affari dei Veterani, oggi il tenente colonnello Tammy Duckworth entra al Congresso con le sue gambe di titanio.