L’e-commerce cresce, comprare offline non conviene

L’e-commerce cresce, comprare offline non conviene

La crisi in Italia esiste e si sente. Nel 2012 i consumi totali sono diminuiti del 2% rispetto all’anno precedente. Ma, nonostante il momento sfavorevole che vive l’economia globale, l’e-commerce è in crescita. E gli acquisti sul web sono aumentati del 18%, raggiungendo quasi gli 11 miliardi di euro l’anno.

Secondo la ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c -Netcomm del Politecnico di Milano, gli italiani che comprano online sono cresciuti del 33% arrivando a toccare quota 12 milioni, ben 3 milioni in più di utenti rispetto al 2011. Circa il 40% dell’utenza di Internet. 

«Questo salto – spiega a Linkiesta Roberto Liscia, presidente di Netcomm – è da attribuire a diversi fattori: la crisi, che ha convinto anche i navigatori più incerti, l’aumento dell’offerta di prodotti online e la diffusione degli smartphone». 

A crescere sono tutti i comparti. Tra i prodotti, l’abbigliamento registra l’incremento più elevato con un 33% di aumento. Ottimi, soprattutto se paragonati con i canali tradizionali, i risultati dell’informatica e dell’elettronica di consumo che trainati da Amazon e eBay.it fanno registrare una crescita del 27%. Per editoria, musica e audiovisivi l’aumento è meno significativo (+11%) nonostante il successo di alcuni operatori come Ibs.it e Amazon. 

In aumento pure le vendite di servizi, anche se sotto la media del mercato. La ricerca ha mostrato un 14% in più per turismo e assicurazioni, grazie alla vendita dei biglietti di operatori del trasporto aereo e ferroviario e alle prenotazioni di hotel sui portali online del settore. Tra gli altri servizi, aumenta del 10% la vendita online delle ricariche telefoniche. 

Nonostante l’incremento del commercio di prodotti, i servizi coprono ancora due terzi dell’e-commerce in Italia. Nel 2012, infatti, i servizi sono passati dal 66% nel 2011 al 63%, facendo guadagnare un 37% ai prodotti. In generale, il turismo continua a valere il 46% dell’intero commercio sul web, seguito da abbigliamento e informatica. 

Ma chi acquista oggi su internet? Chi, da dietro la tastiera di un computer, contribuisce a muovere un mercato da 11 miliardi di euro l’anno? Spesso si tratta di giovani anche se un terzo delle persone che compra in rete ha più di 50 anni. E appartengono tutti a una fascia di reddito medio-alta. 

In media, un utente su quattro spende tra i 250 e i 500 euro, mentre uno su cinque tra i 500 e i 1.000 euro.  E nell’arco dei 12 mesi in media si compiono tra i 2 e i 5 acquisti. Da un lato, ci sono le donne che trovano più conveniente ed economico fare shopping in rete. Soprattutto nel settore della moda e del turismo.

 Gli uomini, invece, preferiscono comprare da casa per pigrizia e comodità. Scelgono articoli di elettronica o per lo sport. È questo l’identikit del consumatore-tipo online, elaborato nel 2012 da Netcomm in collaborazione con l’azienda ContactLab.

Anche l’enorme diffusione dei dispositivi mobili incide sui comportamenti degli utenti internet. Infatti,  con 30 milioni di possessori di smartphone, l’acquisto tramite applicazioni o mobile site nel 2012 è quasi triplicato. Da 74 milioni di euro nel 2011 è passato a 180 milioni nel 2012. E nelle vendite via mobile, il 53% è riconducibile a prodotti mentre il 47% a servizi. Nonostante la diffusione di Android, oltre i tre quarti del mobile commerce è stato supportato da iOS di Apple. 

Importante la presenza dei venditori sui social network, usati spesso come canali informativi. Il 90% è presente su almeno un social e il preferito è ancora Facebook. Secondo Roberto Liscia, questi risultati sono importanti, ma l’Italia è ancora indietro. «I 12 milioni di utenti italiani – dice – sono ancora pochi se paragonati a quelli che comprano all’estero».

Il nostro Paese è tra gli ultimi in tutte le statistiche in termini di internauti, acquirenti online, imprese e-commerce, ed è l’unico grande Paese che acquista all’estero online più merci di quanto non ne esporti. «Il mercato italiano – commenta Riccardo Mangiaracina, responsabile della ricerca dell’Osservatorio B2C – è un sesto di quello inglese che vale 60 miliardi di euro, ma cresce a ritmi superiori rispetto a Regno Unito che ha registrato un più 11% nel 2012 e a Francia e Germania che invece sono cresciute di un 12%».

L’arretratezza dell’Italia è dovuta a diversi fattori. Una minore offerta di prodotti, un uso di Internet che non coinvolge ancora l’intera popolazione e una certa differenza nel condividere i propri dati sensibili.

Pagare online con la propria carta di credito è sempre stato un tabù degli italiani. Oggi, però, il 90% degli utenti che acquistano sul web utilizza la propria carta o il sistema paypal che permette a qualsiasi consumatore che possiede un indirizzo email di inviare e ricevere pagamenti. Il pagamento in contanti e tramite bonifico è scelto solo dall’8% dei compratori e il dato è in continua diminuzione. 

Se si analizzano nel dettaglio i dati sui metodi di pagamento, si scopre che, in realtà, chi usa una carta per gli acquisti online nella maggior parte dei casi sceglie una prepagata. Per Roberto Liscia gli italiani sono ancora molto diffidenti, ma il non fidarsi non deriva da fatti oggettivi.

«Vedono rischi – racconta Liscia aLinkiesta- che in realtà non ci sono, le frodi online in Italia sono pochissime e spesso si tratta di numeri di carte rubati offline e poi utilizzati in rete». Il consorzio Netcomm insieme alle principali banche europee sta lavorando allo sviluppo di un nuovo sistema di pagamento per guadagnare la fiducia degli utenti italiani.

In futuro, sul sito di ogni venditore sarà visibile il pulsante Mybank che permetterà di accedere direttamente al proprio conto corrente online e di pagare l’acquisto, con il sistema dell’home banking. Secondo il presidente Liscia, la fase pilota inizierà a marzo. «Il 56% di quelli che vanno su Internet e poi non compra, ha dichiarato in passato che farebbe il primo acquisto online con questo sistema e speriamo che sarà davvero così». Mybank, naturalmente, potrà essere utilizzato anche sugli smartphone.

Se le frodi non sono il peggior rischio del commercio online, nascono invece molti problemi con il sistema dei coupon. Il Couponing è uno dei settori più promettenti dell’e-commerce e continua a crescere a vista d’occhio. Trascinato dal fenomeno Groupon, in Italia fattura 400 milioni con una crescita del 40% l’anno. I prezzi stracciati e le offerte speciali continuano ad attirare utenti che però spesso non restano soddisfatti e inoltrano reclami alle associazione a difesa dei consumatori.

«In questo settore – dice Liscia – è molto più difficile controllare, si ha la responsabilità su vendite effettuate da terzi». Per questi motivi Netcomm ha presentato ieri alla Camera dei deputati il primo codice di autocondotta che impegna i sottoscrittori a essere trasparenti sui prezzi e sugli sconti nel settore del commercio elettronico.

Il Codice dei prezzi entrerà in vigore nel 2013 e in particolare definirà le regole per la comparazione dei prezzi. «L’Italia deve capire conclude  – che l’e-commerce è un percorso obbligato per passare ai mercati internazionali e non può sprecare questa occasione».