Musicraiser, i soldi per incidere il tuo disco si trovano online

Musicraiser, i soldi per incidere il tuo disco si trovano online

Amande Palmer di tutta Italia, aprite bene le orecchie. È nata,nelle ultime settimane, una nuova piattaforma di crowdfunding dedicata esclusivamente ai progetti musicali. Si chiama Musicraiser ed è il frutto della collaborazione di un uomo e una donna, coppia fissa nel lavoro come nella vita: Giovanni Gulino, fondatore e frontman del gruppo folk italiano Marta sui Tubi, e Tania Varuni, dj e produttrice. Online dallo scorso 22 ottobre, la startup è nata con l’intento di colmare una lacuna storica delle “produzioni dal basso” in Italia. Quella, appunto, legata al lato musicale del crowdfunding.

A discapito del gran numero di piattaforme già attive in Italia – Kapipal, Produzioni dal basso, Starteed, Eppela, giusto per citarne alcune – ne mancava una dedicata esclusivamente a dischi e concerti. Eppure, storicamente, uno dei campi in cui il crowdfunding ha avuto più successo è proprio quello musicale. Basti pensare alla già citata Palmer, recordwoman del settore, con oltre un milione di dollari raccolti su Kickstarter qualche mese fa – dieci volte tanto la cifra richiesta inizialmente – si è assicurata non solo la possibilità di autoprodurre il proprio ultimo album, ma anche una lauta “pensione artistica”.

Ma torniamo a Musicraiser. Sottotitolo: “Where fans meet music”. Il progetto firmato Gulino-Varuni è partito con il piede sull’acceleratore. Al momento del lancio, erano già numerosi i progetti finanziabili sul sito: oggi sono trentasei. Tra di essi, alcuni portano la firma di band conosciute, come gli Shandon, formazione ska-punk che ha chiesto 5.000 euro per realizzare un DVD dal suo ultimo concerto, tenutosi lo scorso 7 settembre ad Osnago. O i ragazzi de Lo Stato Sociale, che vogliono raccogliere 4.000 euro per finanziare la versione deluxe del proprio disco d’esordio, Turisti della democrazia.

Musicraiser non è aperta soltanto ai musicisti, tutt’altro. Anche etichette discografiche, promoter, organizzatori di eventi, locali, associazioni culturali, videomaker, fotografi e studi di registrazione possono sottoporre il proprio progetto alla comunità della piattaforma. Il tutto orientato non solo al settore musicale italiano: il sito offre infatti già una versione in inglese, e tra poco aprirà quelle in portoghese, tedesco e spagnolo. Alcuni dei primi progetti caricati – da Cuba, dal Senegal e dagli Stati Uniti – confermano questa vocazione internazionale.

Una startup tutta italiana, che si finanzia trattenendo una percentuale dai progetti finanziati (il 15 per cento). Il meccanismo non prevede il flexible funding, il che significa che o un autore ottiene il cento per cento dei soldi che ha chiesto, oppure non incassa niente. Musicraiser non è aperta a tutti. Per caricare il proprio progetto sulla piattaforma bisogna superare una selezione: «Vogliamo che la percentuale dei progetti che hanno successo sia molto alta: sia per ragioni di immagine, sia perché su ogni progetto investiamo molto tempo, con tanto di tutor che lo segue in tutti i suoi passi, fin dalla partenza. Per questo lanciamo solo quelli che ci sembrano più seri, più solidi, con maggiori possibilità di raccogliere la somma richiesta», ha spiegato Gulino alla Stampa.

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