Napolitano dice che Monti è incandidabile. Non è così

Napolitano dice che Monti è incandidabile. Non è così

«Mario Monti è senatore a vita. Dunque non si può candidare perché è già parlamentare. Non è un particolare da poco, anche se qualche volta lo si dimentica». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano frena l’entusiasmo di tanti. Dentro e fuori il Palazzo. Mario Monti non potrà partecipare alla campagna elettorale. Non può essere chiamato in causa da nessun partito, non ancora almeno.

In realtà non è affatto così. Già ieri, davanti ai rilievi del Colle, in Parlamento qualcuno si era sorpreso. Resta il valore del monito politico di Napolitano, certo. Ma la legge sembra dar torto al capo dello Stato. Prima di tutto perché, almeno in linea teorica, nulla vieta a Monti di candidarsi alla Camera (salvo rinunciare al Senato per ovvia incompatibilità). Ma soprattutto perché la legge elettorale non impedisce una sua corsa a Palazzo Chigi. Stando alle norme del Porcellum, il capo della coalizione indicato dai partiti può anche non essere candidato in Parlamento. 

La prima ipotesi è ovviamente poco percorribile. La Costituzione italiana non vieta espressamente a Monti la possibilità di candidarsi a Montecitorio. Il buonsenso sì. L’articolo 56 della Carta specifica che «sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno della elezione hanno compiuto i venticinque anni di età». Anche quando si occupa di “senatori a vita”, la Costituzione non specifica nulla a riguardo. «È ovvio che non si può essere contemporaneamente deputato e senatore» spiega il costituzionalista Salvatore Vassallo, deputato del Pd. Articolo 65: «Nessuno può appartenere contemporaneamente alle due Camere».

«Certo – continua Vassallo – questo è un caso che non si è mai visto. Ammesso e non concesso che Monti sia candidabile, ne deriverebbe un problema di incompatibilità». Insomma, una volta eletto a Montecitorio, il premier dovrebbe rinunciare all’altro seggio. Quello del Senato. «Una situazione paradossale». Eppure non espressamente vietata. «Sotto il profilo strettamente giuridico non ci sono ostacoli – dice la costituzionalista Isabella Loiodice dell’Università di Bari- Sarebbe un’incongruenza certo, ma non vedo divieti». Il discorso è chiaramente teorico. Monti non si candiderà alla Camera. «Mi sembrerebbe davvero poco opportuno», ammette Loiodice. A detta di alcuni esperti sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni e del presidente della Repubblica che l’ha nominato senatore a vita. 

Non diventerà deputato, ma il Professore può essere candidato a Palazzo Chigi. «Sul fatto che Monti possa essere primo ministro non ci sono dubbi. Lo è già» spiega Vassallo. Intervenendo da Parigi, Napolitano alludeva probabilmente all’impossibilità di indicare Monti a capo di una coalizione. In realtà l’attuale legge elettorale – il Porcellum – non pone alcun vincolo. Le liste collegate che intendono indicare Mario Monti come prossimo capo del governo possono tranquillamente farlo (a patto che il diretto interessato sia d’accordo). 

La legge non prevede che il capo della coalizione debba essere obbligatoriamente candidato alla Camera o al Senato. In passato, peraltro, Carlo Azeglio Ciampi ha guidato il governo senza essere parlamentare. L’indicazione del capo della coalizione, inoltre, non è vincolante. Dopo le elezioni restano valide le prerogative che spettano al Quirinale, come previsto dalla Costituzione all’articolo 92. Sarà il prossimo presidente della Repubblica, al termine delle consultazioni, a nominare il presidente del Consiglio («e su proposta di questo, i ministri»). 

«Monti non può essere candidato a capo della coalizione? In realtà questa affermazione è discutibile» dice Vassallo. Isabella Loiodice è d’accordo. «Se si andasse al voto con l’attuale legge elettorale per Monti non ci sarebbe alcun problema». 

È chiaro che il messaggio di Napolitano aveva un forte significato politico. Ieri il capo dello Stato non si è limitato a proteggere Monti dalle insistenti avances dei partiti. Si è spinto oltre. Il presidente del Consiglio? «È un senatore a vita con studio a Palazzo Giustiniani – le parole di Napolitano – Lì le forze politiche o movimenti potranno prendere un appuntamento e incontrarlo, chiedergli un contributo, un parere o anche un impegno…». Se il presidente ha compiuto un errore, è stato proprio questo. Aver suggerito ai partiti la strada per confermare Monti a Palazzo Chigi dopo le elezioni. «In questa maniera il presidente ha delineato un percorso particolare – spiega Isabella Loiodice – Ma non potrebbe dare indicazioni, il suo è un potere neutro».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter