Tra mille preoccupazioni, il Popolo della libertà si prepara alle primarie. Ufficialmente i dirigenti di via dell’Umiltà sono tutti con il segretario: il rilancio del partito deve necessariamente passare da un’elezione interna. Dal coinvolgimento la base. Alla Camera dei deputati, in confidenza, tanti pidiellini non nascondono i timori. «Primarie? Stavolta rischiamo una figuraccia». Curiosamente, quasi tutti ammettono di seguire con interesse il confronto in corso nel centrosinistra. Quasi con invidia. Il dibattito tv di ieri tra Renzi, Bersani e gli altri candidati lo hanno visto in tanti. E adesso cresce la paura di sfigurare.
«Aveva ragione il Cavaliere – si lamenta uno di loro – ma chi va a votare alle nostre primarie?». Il centrosinistra conta di portare alle urne almeno un paio di milioni di elettori. Il Pdl molti di meno. I deputati ragionano, città per città, quanti votanti riusciranno a convincere. I dati sono preoccupanti. I dirigenti locali hanno già avvertito che in alcune realtà l’affluenza sarà minima. Il rischio di raccogliere qualche centinaio di migliaia di voti è concreto. «Che figura ci facciamo?».
Alfano non sembra preoccuparsi troppo. Il segretario è il grande sponsor del progetto. Pur di celebrare le primarie del partito ha sfidato un poco entusiasta – per non dire altro – Silvio Berlusconi. Oggi ha incontrato nella sede del partito i coordinatori siciliani del Pdl per fare il punto sulle recenti Regionali, confermando l’inevitabilità di un percorso elettorale interno. Nessun ripensamento, la macchina è partita. Poche ore fa il comitato organizzatore delle primarie si è riunito a via dell’Umiltà per chiarire i primi dettagli.
Ma il format scelto da Alfano non aiuta. A sentire alcuni deputati, il segretario sembra intenzionato a correre senza troppa concorrenza. Preferisce limitare il numero degli sfidanti. La sua deve essere un’incoronazione, un plebiscito. Fa niente se una gara dall’esito già scontato rischia di allontanare ancora di più gli elettori. I dirigenti sono con lui. Come era già successo la scorsa settimana durante l’ufficio di Presidenza, i vertici Pdl si stringono attorno al giovane leader. Non tutti per convinzione, certo. L’alternativa è la rivoluzione che Silvio Berlusconi ha già in mente. Un processo di rinnovamento in grado di fare piazza pulita della vecchia classe dirigente del partito. Senza contare che «al momento sono tutti in cerca di un posto in lista» confida un deputato. «Chi ha interesse a pestare i piedi al segretario?».
Tra le poche voci fuori dal coro c’è quella dell’ex coordinatore Sandro Bondi. «Le primarie rischiano di non appassionare, perché non vi sono posizioni politiche programmatiche e culturali tali da rendere possibile un confronto e una scelta reali». Anche per questo Bondi si augura che alla fine possa spuntare una candidatura in rappresentanza degli eredi di Alleanza Nazionale. Al momento, un’ipotesi poco concreta. Alle primarie gli ex An sosterranno Alfano. La candidatura del sindaco di Roma Gianni Alemanno – che staserà riunirà i suoi – non ci sarà. Così come quella di Giorgia Meloni (anche se nell’ultimo periodo qualche insistente consigliere le avrebbe suggerito di proporsi).
Nonostante tutto, qualche sfidante ci sarà. È il caso della fedelissima berlusconiana Daniela Santanchè. Secondo indiscrezioni l’ex sottosegretario avrebbe puntato su Fabrizio Rondolino – già collaboratore di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi – per guidare la sua campagna elettorale. Resta in campo anche Alessandra Mussolini. «Mi candido alle primarie del Pdl – ha spiegato nel pomeriggio – Andrò tra la gente quello che succederà succederà». Non ha ancora preso una decisione definitiva il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che pure qualche ora fa ha ammesso di essere pronto a sostenere Alfano. A cui guarda con «attenzione, simpatia e stima».
E poi c’è l’imprenditore emiliano Gianpiero Samorì. Alla guida del suo nuovo movimento “Moderati italiani in Rivoluzione”, l’avvocato modenese è pronto a scendere in campo. Su mandato, racconta qualcuno, direttamente del Cavaliere. Lui nega la vicinanza con l’ex premier e bacchetta Alfano. «È un segretario che ha una forte capacità organizzativa interna, ma non credo che abbia le caratteristiche di un percorso di vita per poter reggere da premier di un Paese».