Era stato condannato per droga, ma sosteneva di non averne mai toccato. Massimo Venturelli, 36 anni, dopo un incidente stradale, avvenuto due anni fa, presentava tracce di cocaina nelle sue urine. Per questo era stato condannato con un decreto penale a sei mesi di reclusione, al sequestro della moto, ad una multa di 1.550 euro e alla sospensione della patente per 8 mesi.
Adesso è, però, stato assolto in appello. Come scrive il Corriere della Sera, i giudici di secondo grando hanno ribaltato il verdetto accogliendo la tesi che la «droga si trovava nel fosso in cui era caduto». L’uomo, in sella alla sua moto, si era scontrato con un altro motociclista. E in seguito all’urto era finito nelle acque di un fossato, subendo l’amputazione di una gamba. I guai non erano, però, finiti qui.
Per la ricostruzione della colpa, Venturelli, era stato sottoposto ad una perizia che aveva accertato la presenza di cocaina nel suo corpo. Per la precisione 5 milligrammi di sostanza stupefacente. Ma l’uomo continuava a dire di «non aver mai fatto uso di droga».
A quel punto inizia una battaglia legale. I suoi avvocati scoprono che l’uomo potrebbe aver ingerito l’acqua del fossato dopo la caduta. Liquido che potrebbe contenere tracce della sostanza stupefacente dispersa nelle fognature e da lì arrivata nel fosso. La perizia di parte dà ragione agli avvocati dell’uomo e stabilisce che la contaminazione è scientificamente possibile. Così i giudici accolgono la tesi e lo assolvono. “In corpo non aveva cocaina, ma acqua contaminata”.
Diverse ricerche, infatti, dimostrano la presenza di tracce di droghe nelle acque reflue delle principali città italiane. L’Istituto Mario Negri di Milano ha presentato nel 2006 uno studio in cui si accertavano «tracce record di cocaina» nelle acque. Le cifre provenienti dal monitoraggio dell’impianto di depurazione di Nosedo, che serve oltre un milione di abitanti, evidenziavano un residuo giornaliero medio di 0,5 chili del residuo metabolico della cocaina rintracciabile nelle urine, 200 g di cocaina, 40 grammi di eroina e 25 grammi di residuo della cannabis. E un’altra ricerca del Negri ha evidenziato che in molti fiumi italiani, tra cui il Po, l’Arno e i lombardi Lambro e Olona, sono presenti residui di cocaina ed eroina.