Se le sue teorie macroeconomiche, soprattutto a partire dalla crisi americana del 2008, sono tornate prepotentemente in auge, non tutti sanno che il Nobel John Maynard Keynes, prima con un fondo obbligazionario negli anni ’20, poi con un azionario il decennio successivo, fu uno dei pionieri degli hedge fund. In Italia il fondo hedge più noto è l’Algebris di Davide Serra, protagonista sia della cena a porte chiuse di Matteo Renzi a Milano e speaker alla Leopolda, l’evento che chiude la campagna elettorale del sindaco rottamatore. Nel mondo, i due gestori di fondi hedge più noti sono invece John Paulson, che ha guadagnato 20 miliardi di dollari scommettendo sullo scoppio della bolla dei mutui subprime, e il leggendario George Soros.
Traducendo in italiano il termine “hedge”, coniato nel 1949 dal sociologo e giornalista di origine australiana Alfred Winslow Jones per definire il suo innovativo stile di gestione, il legislatore ha utilizzato la parola “speculativo”. In realtà, nel gergo finanziario l’hedging è la strategia di copertura utilizzata per ridurre i rischi sui portafogli d’investimento dei propri clienti. Ciò che differenzia gli hedge funds da altri soggetti, come i fondi comuni d’investimento, è la ricerca rendimento assoluto (total return) a prescindere dall’andamento del mercato. Tecnicamente si chiama “alfa”, lettera greca che indica la parte rendimento che supera un determinato benchmark, ovvero un punto di riferimento come può essere un indice azionario (ad esempio l’Msci World o il Wilshire 5000). Lo schema ideato da Winslow Jones funzionava così: da un lato si acquistavano a debito azioni, dall’altro si vendevano allo scoperto altre azioni per minimizzare il rischio. Decorrelando, in questo modo, l’andamento del portafoglio dai movimenti rialzisti o ribassisti del mercato, e correlandolo invece alla capacità di comprare e vendere titoli al momento giusto, sfruttando le inefficienze dei mercati, cioè le occasioni in cui le asimmetrie informative influenzano domanda e offerta nella formazione del prezzo ottimale.
In linea generale, le strategie gestionali sono riconducibili a quattro categorie: relative value, che sfrutta le anomalie di prezzo fra attività finanziarie strettamente correlate; event driven, fondata sull’anticipazione dei risultati di società, e operazioni come fusioni ed acquisizioni; long-short, che sfruttano le combinazioni di posizioni lunghe (al rialzo) e corte (al ribasso); e infine global macro, che utilizza modelli quantitativi per cercare le migliori opportunità a livello globale.
A differenza delle gestioni tradizionali, un fondo hedge è estremamente flessibile. Può vendere allo scoperto, indebitarsi e avere posizioni fortemente concentrate su determinati titoli o settori. Oltre alla convenienza dei fondi di non pagare le tasse sulle plusvalenze, i fondi stessi sono localizzati, dal punto di vista giuridico, in Paesi con legislazioni – come quella delle Isole Cayman, dove è domiciliato il fondo di Davide Serra (a differenza del privato cittadino Davide Serra, che invece paga le tasse nel Paese dove risiede, cioè l’Inghilterra) – che agevolano la definizione tra le parti, manager e investitori, delle regole di gestione, mentre l’operatività vera e propria è basata a Londra, New York o Hong Kong. Questo sistema evita dunque di pagare le tasse due volte – nel Paese di residenza e nel paese di gestione del fondo – per poi farsele retrocedere. Inoltre, sono particolarmente vantaggiose e chiare le regole in caso di contenzioso.
I fondi speculativi non sono adatti al piccolo risparmiatore. La normativa italiana fissa alcuni paletti: il numero dei partecipanti non può essere superiore a 200, il taglio minimo in Italia è pari a 500mila euro, spesso non è possibile – a differenza dei fondi tradizionali – ottenere rimborsi anticipati delle proprie quote, le quali oltretuttto sono difficilmente cedibili sul mercato perché sono meno liquidi dei fondi tradizionali. A livello europeo, le norme che li disciplinano sono la Direttiva 211/2003/11/CE (Ucits), la Direttiva 2007/16/CE «concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative in materia di taluni organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (Oicvm) per quanto riguarda il chiarimento di talune definizioni», mentre in Italia c’è la legge 77 del 1983 e successive modifiche, e l’art. 16 del regolamento Consob del 2010 «recante norme per la determinazione dei criteri generali cui devono essere uniformati i fondi comuni di investimento».
Per quanto riguarda la tassazione, le nuove regole sui capital gain e sulle rendite finanziarie introdotte dal decreto Salva Italia prevedono che sui redditi di capitale derivanti da fondi hedge italiani ed esteri sia applicata un’aliquota del 20% su una base imponibile a cui vanno sottratti i proventi riferiti ai titoli di stato, che rimangono tassati al 12,5% anche nell’ipotesi di investimento indiretto tramite la partecipazione a organismi d’investimento, come è chiarito nel sito di Assogestioni.
Un esempio pratico. MS Algebris Global Financials UCITS Fund, un comparto di FundLogic Alternatives plc, società è stata costituita il 28 aprile 2010 come società d’investimento multicomparto, di tipo aperto, autorizzata dalla Central Bank of Ireland (”Central Bank”) Fund. Fa parte della galassia dei fondi amministrati da Davide Serra e il suo team. Nato a inizio 2011, la sua strategia è long/short global e investe in azioni e altri strumenti di società che operano nei servizi finanziari e nell’immobiliare. Ha sede in Irlanda e l’investimento minimo è di 100mila dollari. Il rendimento da inizio anno è del 6,45%, rispetto al benckmark rappresentato dal listino irlandese, (+10,11% da inizio anno). Detiene asset pari a circa 15,6 milioni di dollari. Le commissioni vanno dall’1 al 2% a seconda delle classi azionarie d’investimento, mentre la fee per il management è pari al 20% «della quota eccedente il valore patrimoniale netto per azione alla chiusura del periodo di performance», come si legge sul prospetto.