Cos’è lo spread e perché (purtroppo) non è un imbroglio

Cos’è lo spread e perché (purtroppo) non è un imbroglio

«Per quanto riguarda lo spread, ma smettiamola di parlare di questo imbroglio, di spread non si era mai sentito parlare, se non da un anno a questa parte». È quanto ha affermato stamattina Silvio Berlusconi, intervenendo a La telefonata di Maurizio Belpietro, aggiungendo: «Che cosa ci importa degli interessi che il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco». E ancora:  «Tutto quello che si è inventato su spread è un vero imbroglio. La verità è che si è usato lo spread per cercare di abbattere un governo votato dagli italiani». 

Cosa significa spread? Il termine indica il differenziale tra i tassi d’interesse che pagano dei titoli di debito italiani e gli omologhi tedeschi con pari durata. La Germania è considerata dagli operatori il Paese più affidabile dell’Eurozona, nel ripagare i sottoscrittori delle sue emissioni obbligazionarie. Lo spread è dunque un utile indicatore per capire qual è il grado di fiducia degli investitori sulla rischiosità di un’emittente di debito. Quando si parla di spread ci si riferisce alle differenze di rendimento sul mercato secondario, cioè sui segmenti Mot e Mts di Borsa Italiana. Sul secondario è attiva anche la Bce, prima con l’Smp (Securities markets program) e il nuovo Omt. 

Lo spread, essendo una misura dell’affidabilità di uno Stato, ha un impatto anche sulle banche. Più sono alti gli interessi pagati sui titoli di debito, più gli istituti italiani, che li utilizzano come garanzia per rifinanziarsi sul mercato dei pronti contro termine, dovranno versare margini più elevati alle stanze di compensazione (clearing house), che regolano questo tipo di transazioni assumendosene i rischi di controparte. Di conseguenza, i tassi d’interesse applicati su mutui e prestiti a famiglie e imprese – essendo più costosa la raccolta all’ingrosso per le banche – saliranno. La Bce ha calcolato, lo scorso settembre, che a luglio 2012 i finanziamenti erogati in Germania per importi inferiori al milione di euro e con durata compresa fra uno e cinque anni – fattispecie tipica per le Pmi – avevano un tasso medio del 4,04 per cento. Lo stesso tasso, per le Pmi italiane, era a quota 6,24 per cento. Agli imprenditori, categoria di cui Berlusconi fa parte, lo spread importa eccome.