Una migrazione silenziosa. Così si può definire quella che stanno facendo i capitali mondiali. Dai mercati tradizionali ai mercati più opachi e meno regolamentati, ovvero quelli Over-the-counter (Otc), la ricchezza mondiale si sta spostando. Una riallocazione di risorse finanziarie che, nemmeno troppo lentamente, rischia di isolare sempre più l’Europa. Dopo la frammentazione dei mercati interbancari e obbligazionari, che hanno anche visto una svolta autarchica, il prossimo passo è quello dei mercati valutari.
Il fenomeno è iniziato verso inizio anno sul mercato Forex, cioè quello valutario. Stando ai calcoli della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), la banca centrale delle banche centrali, nella prima parte dell’anno ci sono solo due categorie di derivati Otc che hanno registrato un incremento: gli Equity-linked contracts e i contratti Forex. Nello specifico, i primi sono passati da un valore nozionale di 5.982 miliardi di dollari di fine 2011 ai 6.313 miliardi di fine giugno 2012, mentre i secondi sono passati, nello stesso orizzonte temporale, da 63.349 miliardi a 66.645 miliardi.
Come evidenzia un’analisi di Newedge, uno dei principali operatori Otc mondiali nato da una joint-venture fra Société Générale e Crédit Agricole CIB, i mercati tradizionali si stanno frammentando sempre di più. Colpa della troppa regolamentazione. Negli Stati Uniti la riforma finanziaria portata avanti dal presidente Barack Obama, il Dodd-Frank Act, ha ridotto l’appeal dei mercati tradizionali rispetto a quelli non regolamentati, specie sulle valute. Secondo Goldman Sachs, la migrazione degli operatori Forex verso l’Asia è destinata, iniziata nel 2011, è destinata a continuare nel 2013. «La liquidità dei mercati asiatici, unita a una minore regolamentazione di base, è una delle migliori presenti nell’universo valutario mondiale», spiegano gli analisti della banca statunitense.
In Europa, di contro, ci sono diversi fattori che stanno causando il passaggio dai mercati tradizionali a quelli Otc. In primis, il rinnovato ruolo della Banca centrale europea. Se con Jean-Claude Trichet la regolamentazione era ancora sostenibile, con l’arrivo di Mario Draghi all’Eurotower qualcosa è cambiato. Gli investitori più aggressivi si sono trovati di fronte al muro di gomma innalzato dalla Bce, costringendoli a cercare nuove vie per avere più liquidità e più margini operativi. Allo stesso modo, il secondo motivo dello switch è la troppa incertezza dell’eurozona. Qualcosa si sta muovendo ora, ma la strada verso il ripristino della normalità è ancora lunga.
Infine, c’è l’introduzione della Financial transaction tax (Ftt), ovvero la tassa sulle transazione finanziarie che introdotta da 11 Paesi dell’Unione europea. Secondo uno studio della società di revisione Oliver Wyman di inizio anno, l’applicazione della Ftt su base europea, Regno Unito incluso, sarebbe costata circa il 70-75% delle transazioni finanziarie nel segmento Forex. Questo avrebbe causato una riduzione del valore nozionale lordo giornaliero degli scambi da 1.600 miliardi di dollari a 400 miliardi. Tanto, troppo. Non esistono ancora dati precisi sull’impatto che potrebbe avere questa versione ridotta della Ftt, ma l’impatto sarà sicuramente elevato.
Il risultato, come sottolinea anche un report di Morgan Stanley, è che gli operatori hanno iniziato a guardarsi intorno. E la soluzione più semplice è rappresentata dai mercati Otc. «Nonostante i tentativi da parte dei regolatori mondiali, ci sono ancora diverse piattaforme che garantiscono elevata liquidità, prezzi bassi e notevoli vantaggi rispetto a quelle tradizionali», fa notare Morgan Stanley. Ed sono proprio queste zone d’ombra quelle che fanno gola agli investitori. Ipotesi confermata anche da un sondaggio della Global financial markets association (Gfma), la lobby di categoria. In ottobre la Gfma ha chiesto ai suoi iscritti se pensavano di incrementare, nel 2013, la loro partecipazione nei mercati Otc. Il 65% ha risposto in modo positivo. Merito di una maggiore liquidità, della possibilità di avere una migliore formazione dei prezzi e un minore rischio di intervento da parte delle banche centrali, diventate lo spauracchio di tanti operatori per via delle loro politiche non convenzionali.
Il trasferimento verso i mercati Otc è iniziato. L’Europa, stando ai dati della Federation of European securities exchanges, guida la classifica nel 2012, con circa il 50% degli operatori che hanno aumentato la loro presenza sui mercati non regolamentati. Per la serie: fatta la legge, trovato l’inganno. A discapito della stabilità dei mercati finanziari e della loro (già precaria) efficienza.