Pizza ConnectionFarmaci tarocchi, vendite via web e corrieri arrestati

L’ultimo sequestro: quindicimila compres

L’ultimo sequestro è avvenuto lunedì 15 aprile a opera della Guardia di Finanza all’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino: quindicimila compresse di “Cialis” e mille flaconi di gocce “Spanish Fly” in arrivo da Cina e Turchia sono stati intercettati agli arrivi internazionali. I corrieri, due cittadini serbi, hanno asserito di essere informatori scientifici, ma non hanno esibito documentazione idonea nè riguardo il loro lavoro, nè riguardo il carico di medicinali, che secondo prime stime, avrebbe un valore di circa 200mila euro. I due sono stati denunciati per importazione di prodotti con marchi contraffatti, frode in commercio e reati contro la salute pubblica.

Dieci milioni di dollari sequestrati, ottanta arresti, cento Paesi coinvolti e 3,7 milioni di medicinali contraffatti e potenzialmente rischiosi. Questo è solo il bilancio di uno degli ultimi casi portato alla luce dall’operazione Pangea V, coordinata dall’Interpol, condotta in Italia da Aifa, Agenzia Dogane, Carabinieri dei Nas e Uffici di Sanità Marittima e Aerea e di frontiera della Salute (Usmaf), che nella settimana tra il 25 settembre e il 2 ottobre scorso ha portato sul suolo nazionale, al sequestro di circa 30mila farmaci illegali.

Integratori e farmaci spesso venduti online e tramite canali alternativi alle farmacie che in alcuni casi portano a ricoveri, se non addirittura a decessi. Come nel caso di Teresa Sunna, giovane ragazza pugliese, morta a marzo dopo aver assunto un medicinale preparatorio per il test sulle intolleranze alimentari acquistato su eBay: il composto conteneva, anziché il sorbitolo (un dolcificante molto utilizzato come eccipiente nei medicinali), il nitrito di sodio, sostanza altamente tossica che impedisce l’ossigenazione del sangue.

TRA FARMACI CONTRAFFATTI E WEB FARMACIE ILLEGALI – Un fenomeno quello relativo alla contraffazione farmaceutica dai numeri in costante aumento. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità almeno un farmaco su dieci, nel mondo, risulta essere falso, contraffatto o illegale, raggiungendo il picco nei paesi africani dove il tasso di medicinali contraffatti varia tra il 30% e il 70 per cento. Sempre stando ai dati dell’Oms il fatturato globale del mercato di farmaci contraffatti è salito da 46 miliardi di dollari nel 2006 a 75 miliardi nel 2010.

A fornire le cifre sul commercio di farmaci sul web sono la Nabp (National Association of Boards of Pharmacist) e la Eaasf (European Alliance for Access to Safe Medicine), secondo cui più del 95% delle farmacie oggi online risultano essere illegali, così come la metà dei farmaci venduti in internet risulta contraffatto o illegale. Eppure quotidianamente, in Europa le farmacie online (dove l’86% dei marchi “Farmacia registrata” sono falsi) totalizzano circa 2 milioni di accessi.

«I soggetti più a rischio – spiega a Linkiesta Andrea Di Nicola, coordinatore scientifico del progetto europeo Fakecare – sono in generale tutti quelli avvezzi all’uso del web e dell’e-commerce. I farmaci più richiesti e, di conseguenza quelli più a rischio, sono quelli per i quali serve una prescrizione medica che la persona non vuole spesso per vergogna, come nel caso dei farmaci per la cura delle disfunzioni erettili quali Viagra, Cialis, Levitra e simili, o non può procurarsi come nei casi di anoressizzanti, prodotti dopanti o anabolizzanti».

IL FENOMENO IN ITALIA – Nel Paese il commercio di farmaci su internet è illegale, un dato questo, ricorda ancora Di Nicola, «sconosciuto a buona parte della popolazione», e un recente sondaggio dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) lo conferma mostrando come il 41% del campione interpellato ignori il fatto che a oggi l’acquisto di farmaci online sia vietato.

In Italia né i farmaci da banco, né quelli con prescrizione medica obbligatoria possono essere commercializzati in rete, proprio a livello operativo infatti Aifa mette in campo una taskforce dedicata insieme a Forze dell’Ordine e vari istituti di ricerca per identificare e sequestrare le partite di farmaci contraffatti che arrivano in Italia dagli altri Paesi. «Fortunatamente, però – spiega ancora Andrea Di Nicola, che col progetto Fakecare mira a costruire strumenti e conoscenze per il contrasto e la prevenzione al fenomeno del commercio di farmaci contraffatti – Il fenomeno dell’e-commerce dei prodotti farmaceutici contraffatti in Italia è ancora poco diffuso ma presenta, come nel resto d’Europa, un preoccupante trend in crescita».

L’AZIONE DI CONTRASTO E LA RICERCA CRIMINOLOGICA – Come possono iniziare le indagini di fronte a un mercato illegale e globale come questo? «Bisogna partire da un presupposto: che nella magior parte dei casi – dice a Linkiesta il maggiore Costantino Meloni, comandante del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas) dei Carabinieri di Trento – le indagini sono partite su input e denunce di cittadini e consumatori». I canali di commercio, nota Meloni, sono quelli postali e online. In Italia la maggior parte del flusso in entrata di farmaci contraffatti prende le mosse dalla Cina passando dalla Romania, ma anche dall’altra parte dell’Atlantico con passaggi da California e Argentina che arrivano in Europa via Spagna.

Il trend in crescita è testimoniato anche da una operazione in cui in un solo colpo sono stati inibiti ben quattordici siti che commerciavano farmaci online, dal Trentino a Reggio Calabria. «Non c’è dubbio che dietro a questi siti – osserva il maggiore Meloni – ci siano persone e strutture organizzate, basta poi guardare all’architettura della concessione del sito: sede in Malesia, recapito in Danimarca e server in Australia. Una triangolazione che rende il tutto ancora più difficile dovendo andare al di fuori dell’Unione Europea». Al momento, fa sapere Meloni, non risultano connessioni con il crimine organizzato di stampo mafioso nazionale e transnazionale, ma su questo aspetto ci sono studi che si stanno approfondendo presso il Comando Tutela della Salute.

Essendo un fenomeno relativamente nuovo si è sentita anche l’esigenza di avviare una fase di studio che non fosse fine a se stessa, ma in grado di fornire un supporto agli apparati investigativi in fase di contrasto. L’Italia, in particolare l’Università di Trento, sarà capofila del progetto Fakecare promosso dal gruppo eCrime dello stesso ateneo.  Lo studio, finanziato dalla Commissione Europea con oltre 400mila euro, è infatti pensato per passare dalla ricerca all’azione sul campo in modo da fornire strumenti utili a contrastare e prevenire il commercio illegale online di farmaci contraffatti nei paesi dell’Unione europea. Una ricerca, spiega Andrea Di Nicola che coordina il progetto, che proseguirà «anche attraverso metodi di ricerca nuovi, come l’etnografia virtuale o lo studio dei comportamenti dei consumatori su “siti esca”». «Approfondiremo –  precisa – la conoscenza del mercato di farmaci contraffatti online e questo potrà servire per la costruzione di migliori strategie investigative e di campagna di sensibilizzazione sui clienti».

I passi successivi dell’iniziativa, che si spalma su tre anni, vedrà la realizzazione di una prima indagine campionaria con sette paesi interni all’Unione Europea (Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Olanda, Bulgaria) volta a tracciare il profilo dei consumatori a rischio, per poi costruire campagne di prevenzione mirate. In seconda battuta verrà poi costruito un prototipo in grado di identificare le farmacie online illegali, che verrà poi utilizzato dall’Interpol e dalle forze di polizia nazionali, ma anche da agenzie regolative come Aifa che lavorano al blocco dei siti illegali online.

GIUNGLA NORMATIVA – Un progetto che si rivelerà particolarmente utile anche per l’Italia, dal momento che si è in questo momento in una vera e propria “giungla normativa” a livello comunitario dove è stata introdotta la direttiva 62/2011 che fissa le regole per la vendita dei farmaci online. Direttiva non ancora recepita, ma che va a scontrarsi con le varie normative nazionali. «Queste asimmetrie, fatte di stati proibizionisti, stati che permettono grande libertà di commercio, stati che permettono la vendita solo di alcuni prodotti – conclude Di Nicola – sono proprio il terreno migliore per i criminali che possono inserirsi nel commercio online al fine di vendere prodotti contraffatti o di pessima qualità sfruttando le legislazioni più favorevoli per i loro affari».

Tuttavia, il problema non risiede solo nelle legislazioni, specifica Di Nicola, «le vere difficoltà sono quelle di identificare i siti sospetti e fermare chi c’è dietro. Questa è soprattutto una sfida tecnologica: servono software e strumenti di prevenzione di tipo informatica. E poi ancora la strada da percorrere per ridurre il problema sta nella sensibilizzazione della popolazione: cambiare comportamenti a rischio. Fakecare, per la prima volta, cerca di sviluppare tali strumenti per contrastare un mercato illegale che rappresenta una nuova frontiera per la criminalità».

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