L’euforia dei programmi elettorali è spesso strozzata dalla realtà. Gli attivisti del Movimento 5 Stelle hanno tante idee per la testa, e proprio per questo faticano a non apparire inconcludenti; cervellotici. Propongono, espongono, discutono nei meet up, lavorano con LiquidFeedback (il software libero per le comunità a democrazia liquida; un mix di democrazia diretta e rappresentativa in cui il cittadino decide di volta in volta se, come, quando, e su cosa farsi eventualmente rappresentare), mettono ai voti in assemblea, riaggiornano i lavori all’incontro successivo e intanto modificano i file condivisi su Google docs… Ma il tempo corre, le elezioni (sia Regionali che Politiche) si avvicinano. E servono alla svelta punti fermi, anche nelle materie dove fino a pochi mesi fa – fintanto che si puntava, al massimo, a eleggere un consigliere di minoranza – era sufficiente abbozzare qualche linea guida generale.
Adesso, con i sondaggi che incoraggiano l’ottimismo alle urne e, tutto attorno, la desolazione della crisi, bisogna innanzitutto saper dare risposte di politica industriale, di economia… Ancor più al Nord, e nella realtà lombarda, dove il contatto tra capitale e lavoro è sempre stato ravvicinato, quasi incestuoso. Dove l’aspirazione all’imprenditoria è diffusa, una specie di indole; dove la teoria del darci dentro e fare i soldi ha poche antitesi capaci di tenere il passo. Ma anche dove il cosiddetto “tessuto produttivo” si lacera sempre di più.
In risposta polemica a Mario Monti, Beppe Grillo ha lanciato la sua “Agenda Grillo” in sedici punti. Il tredicesimo di questi parla di «Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa sul modello francese». Il “modello francese” il comico lo aveva già elogiato il 18 ottobre scorso in un post sul suo blog dal titolo esplicito, Vive la France!:
❝ Mentre in Italia lo sport preferito delle banche è comprare i nostri titoli pubblici e di negare prestiti alle imprese, affossando così ogni speranza di sviluppo, in Francia si fa esattamente il contrario. Il ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, ha annunciato la creazione di una Banca di investimenti pubblici per finanziare le piccole e medie imprese. Lo stesso presidente francese Hollande ne sarà presidente non esecutivo. Hollande in campagna elettorale aveva affermato che il mondo della finanza era il vero avversario da battere e che la finanza doveva essere messa al servizio dell’economia reale. La nuova banca potrà erogare 20 miliardi di euro alle imprese con la possibilità di altri 12 miliardi di crediti garantiti e 10 miliardi per investimenti in equity. Vive la France! ❞
Ma, al momento, quello di Moscovici resta solo un annuncio e l’anno si chiude con una solenne sconfitta per Hollande, che si è visto bocciare dal Conseil constitutionnel l’atto politico maggiormente simbolico sbandierato in campagna elettorale, la supertassa del 75% per i redditi oltre il milione di euro, considerata dalla Corte «eccessiva» e «contraria al principio di uguaglianza» (leggi qui le motivazioni delle sentenza, in versione completa o in versione sintetica).
Così, tra impegno collettivo e ostinazione privata dei singoli militanti, in un contesto generale di erosione dei miti del lavoro, del sindacato e dell’impresa, va avanti la riflessione sul programma economico del Movimento 5 Stelle. Si parte, come sempre, dai nuclei comunali. Poi c’è un meet up regionale che un po’ raccoglie i lavori locali e un po’ va avanti per conto suo. Il difficile, innanzitutto, è scremare le proposte troppo generali, quelle che non sono di competenza dei Comuni o delle Regioni, e che dunque non ha senso promuovere in un programma per le elezioni amministrative. Per quanto riguarda le Politiche, si riparte, come quadro generale, dai 20 punti sotto la voce Economia contenuti nel Programma versione 2.0 dell’ottobre 2009 (che sarà integrato e aggiornato):
❝ ECONOMIA
• Introduzione della class action
• Abolizione delle scatole cinesi in Borsa
• Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate
• Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate
• Abolizione della legge Biagi
• Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno
• Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale
• Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite
• Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati
• Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia)
• Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato
• Abolizione delle stock option
• Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie dello Stato
• Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei
• Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari
• Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa
• Favorire le produzioni locali
• Sostenere le società no profit
• Sussidio di disoccupazione garantito
• Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es. distributori di acqua in bottiglia). ❞
In Lombardia, dopo le Regionalie – le consultazioni online che hanno portato alla scelta dei candidati al consiglio e di Silvana Carcano (vedi il suo ritratto) come candidato governatore – e la preoccupazione per la raccolta firme, è stato il momento di accelerare sul programma. Il gruppo Economia, come detto, si è trovato innanzitutto a dover scremare tra le posizioni irricevibili perché non di competenza regionale.
Esempi? «La Consob deve bloccare la contrattazione giornaliera di una data azione sia se si valuta sia se si svaluta per più dello 0,5% al giorno (per speculare il 10% bastano 20 giorni)». Oppure: «Zero emissioni di Bond per sette anni, congelando i Bot, Cct eccetera. Così per sette anni non sentiremo piu la parola spread». O ancora: «Abolizione dell’Irap e rimodulazione degli incentivi»; «Reintroduzione della sovranità monetaria e riqualificazione e controllo della politica monetaria»; «Salari dei manager pubblici (vedi infografica de Linkiesta, ndr) parificati alla media nazionale con eventuale bonus e buonuscita proporzionali ai risultati ottenuti. Se amministrano in perdita, non prendono nulla»; «Previsione di incentivi ai commercianti che trattano esclusivamente prodotti italiani, ad esempio identificando il punto vendita con un logo di garanzia, pubblicizzando il punto vendita in una apposita locandina e/o in uno spazio commerciale sul portale della Regione, applicando sconti sull’addizionale regionale»; «Stanare il falso Made in Italy, individuando i marchi che sono conosciuti e hanno fatto la loro fortuna come Made in Italy ma che oggi, a seguito di politiche di delocalizzazione, producono all’estero (es: Benetton; Indesit; Fiat; Luxottica) ingannando, di fatto, il consumatore. Pubblicizzare la loro condizione in modo da dare coscienza all’acquirente che, con il suo acquisto, favorisce la perdita di lavoro nazionale a fronte di maggiori guadagni per l’imprenditore e/o gli azionisti. Operare, in sostanza, una sana pubblicità campanilista. Promuovere, contestualmente, quelle imprese che, con sacrificio, mantengono la produzione nel territorio, aiutandole con la fornitura di energia a prezzo calmierato e fornendo una rete di trasporti efficiente e pulita (ferrovia)».
Gli esempi sopra non sono stati discussi, in quanto, prima ancora della valutazione nel merito, si è individuata la non competenza regionale su simili materie. Si è invece aperto il dibattito su altri temi per integrare il programma del 2010, quello con cui Vito Crimi (vedi il profilo) aveva ottenuto il 3%. In realtà, il programma del Movimento 5 Stelle, anche se subisce ovvie accelerazioni elettorali, non è mai statico, ma in continuo divenire per l’opera dei meet up. Le aree tematiche di discussione aperte in vista del voto del 24 e 25 febbraio sono dieci:
• Lavoro
• Imprese agricole
• Imprese commercio e distribuzione
• Imprese turismo
• Pmi/artigiani
• Partecipate regionali
• Innovazioni
• Finanza e credito
• Bilancio regionale
• Expo
Le idee fioccano e sono sottoposte alla discussione, spesso tramite LiquidFeedback, in vista di futura approvazione o bocciatura. «Proponiamo che l’indennita di fine servizio dei dirigenti pubblici e di partecipate con maggioranza della pubblica amministrazione sia dimensionata sulla base massima di mesi 6 di retribuzione ordinaria e che non sia corrisposta in caso di prosecuzione dell’incarico in altro ente pubblico entro 2 mesi». E ancora: «Vogliamo dare la possibilità di assumere a tempo determinato le persone che sono in cassa integrazione ordinaria a condizioni agevolate. Supportare le startup per valorizzare distretti ed eccellenze. Concedere agevolazioni alle aziende che assumono persone che sono in mobilità con ricollocazione a costo zero delle persone senza lavoro. Creare un’agenzia di servizi a supporto delle startup e/o delle aziende in crisi. Promuovere il telelavoro con punti pubblici attrezzati. Riconvertire le persone in cassa integrazione in deroga per promuovere progetti di digitalizzazione. Recuperare i siti industriali dismessi per riconversione verso una nuova produzione agroindustriale».
Grande peso ha il sogno di un bilancio partecipativo in Regione, magari rendendo obbligatorio il referendum consultivo per tutte quelle spese che superano una soglia da definire (la proposta iniziale è il 3% del totale di spesa dell’anno precedente): «Si propone di individuare un limite alla spesa regionale, oltre il quale diventa obbligatoria la consultazione dei cittadini mediante referendum regionale. Verificare se risulta ragionevole proporre un limite di spesa pari al 3% del totale del bilancio dell’anno precedente. In questo momento sarebbe il 3% di 25Mld di Euro. La consultazione dovrebbe avvenire in fase di definizione del bilancio di previsione e dovrebbe essere coadiuvata da strumenti di verifica e di riduzione dei costi (referendum elettronico tramite carta regionale dei servizi? Accorpamento di più proposte in un unica iniziativa referendaria?)».
Grande attenzione è poi data ai temi ambientali, sia con proposte in favore del chilometro zero e della green economy che attraverso leve fiscali. Tra le proposte, esenzioni per attrarre sul territorio lombardo imprese produttive, favorendo quelle con ciclo produttivo verde: «Tutte le aziende che portano la loro produzione in Lombardia saranno esentate dal pagamento Irap e altri oneri regionali (anche nella componente energia) per i primi 3 anni (4 se green). Successivamente pagheranno il 25% del totale dovuto normalmente di Irap e altri oneri per i successivi 3 anni, progressivamente sino ad arrivare al 100% dopo 12 anni dal primo pagamento (16 anni se green)».
Di converso, si propone una maggiorazione Irap per le imprese che svolgono attività inquinanti: «Vista la facoltà concessa alle regioni dall’art.16 comma 3 del D.Lgs. 446/97 di maggiorare l’Irap fino all’1% anche differenziandola per settori di attività. Propongo di applicare la maggiorazione dell’1% alle attività altamente inquinanti al fine di disincentivarne l’insediamento sul suolo lombardo. L’individuazione può avvenire su base settoriale in relazione al codice attività Ateco. Al riguardo occorre individuare i settori da assoggettare alla maggiorazione ad esempio l’estrazione mineraria ha i codici Ateco che iniziano con 05, 06, 07, 08 e 09. L’applicazione sarebbe generalizzata anche per le attività già esistenti e non andrebbe a modificare le normative di settore riguardo permessi e quant’altro, quindi non sarebbe una licenza di inquinare. Semmai un possibile aspetto critico è che in questo modo non si riesce a differenziare all’interno del settore premiando le aziende più attente agli aspetti ambientali rispetto alle altre. Su questo punto, visti i vincoli di legge, si potrebbe pensare a dei meccanismi di deduzione che permettano la riduzione dell’imponibile, per esempio per i costi di bonifica sostenuti da queste imprese. Per quanto riguarda gli eventuali vizi di costituzionalità, si sottolinea come molte regioni ed in particolare il Lazio hanno adottato questa tecnica di discriminare per settore in base al codice attività».
Sempre riguardo all’Irap, si valuta l’abolizione del credito d’imposta per fondazioni ed enti ecclesiastici accreditati: «L’art. 1 comma 1 della legge regioale 27/12/06 n. 31 prevede un credito d’imposta ai fini Irap a favore delle fondazioni no profit ed enti ecclesiastici accreditati ai sensi della legge regionale 30/12/09 n. 33 che svolgono attività sanitaria o socio sanitaria fino a concorrenza dell’importo corrispondente all’aliquota dell’1%. Viste le necessità finanziarie della Regione, se ne propone l’abolizione.
Per quanto riguarda l’Expo, a lungo osteggiato dal Movimento 5 Stelle, ormai lo si ritiene inevitabile e, con sforzo di Realpolitik, ci si accontenta di razionalizzarne almeno le spese: «Preso atto che l’evento si farà (a meno che si voglia pagare una penale che, da maggio 2013, sarà di 119 milioni di euro), che la regione possiede il 20% di partercipazione nella società Expo 2015, che le vie dell’acqua non le faranno mai, che i lavori in area Expo sono nettamente in ritardo, che nel programma M5S regionale 2010 il Movimento era contrario all’evento, si potrebbe inserire nel programma regionale lombardo l’impegno solenne a razionalizzare il budget di spesa, sfruttando al meglio le strutture già esistenti nell’area Expo».
Al momento, comunque, il programma regionale dettagliato resta una chimera. E si è arrivati solo a una bozza – ancora da approvare in via definitiva e da rendere pubblica – del Programma Regionale sintetico (i valori generali). Ecco la parte sulle misure economiche:
❝ Programma Regionale Sintetico Sezione Economia 2013
• Siamo per un’economia etica, che recepisca pienamente i principi di legalità, funzione sociale e libertà di iniziativa economica, e per la rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della parità di espressione sociale
• Siamo per ancorare la valutazione della ricchezza di un Paese o di una Regione a parametri che tengano conto del vero benessere, materiale e personale degli individui e della popolazione nel suo insieme (esempio: Indicatori alternativi al Pil)
• Crediamo che ogni lavoratore abbia il diritto ad uno stipendio che assicuri a sé e alla propria famiglia una vita libera e dignitosa, in condizioni di benessere morale e materiale
• Siamo per il miglioramento della progressività delle imposte e per il loro utilizzo come strumento di equità fiscale per i cittadini. Proponiamo la revisione periodica dei piani di imposizione (dall’addizionale regionale, all’Irap fino alll’applicazione della tassazione di scopo)
• Siamo per l’applicazione di strumenti di democrazia diretta e la partecipazione dei cittadini alla vita economica della Lombardia. Ci spenderemo per il bilancio partecipativo e la condivisione preventiva dei progetti oltre un certo limite di spesa
• Vorremo parlare di riduzione del numero di consiglieri regionali e condividere gli sforzi per ricassificare e ristrutturare le voci di spesa relative a compensi e rimborsi degli stessi
• Crediamo nelle produzioni locali e promuoviamo, nei bandi pubblici di fornitura degli alimenti, l’introduzione del fattore “km0” e la reale provenienza biologica tra i criteri discriminanti
• Siamo per la riduzione degli imballaggi, per l’abbandono di quelli inquinanti, utilizzeremo la funzione di indirizzo politico per promuovere ed adottare queste idee (Esempio: ritorno al “vuoto a rendere”)
• Disincentivi fiscali (Esempio: maggiorazione Irap) alle aziende che generano un danno sociale, in particolar modo di tipo ambientale
• Siamo per il presidio e la verifica delle condizioni di sostenibilità di Expo2015, con l’impegno solenne alla verifca costrante del budget di spesa e a garantire che gli interventi di dotazione infrastrutturale andranno a vantaggio dei cittadini
• Siamo contro le delocalizzazioni delle produzioni, specialmente all’estero, anche per tutelare le popolazioni locali dallo sfruttamento; per disincentivare queste operazioni chiediamo che le imprese che decidessero o abbiano già deciso la delocalizzazione debbano restituire gli eventuali incentivi pubblici ricevuti, e risarcire congruamente tutti i lavoratori che per questo motivo perdono, hanno perso o perderanno il lavoro ❞
Tra Parlamentarie, Regionalie, raccolta firme e a causa dell’improvvisa accelerazione dei tempi, con le elezioni fissate a febbraio, il lavoro sul programma (sui temi economici, ma non solo) è dannatamente in ritardo. Il 19 dicembre, la candidata Silvana Carcano ha spedito ai meet up competenti e a tutti gli 80 candidati una email un po’ allarmante, fin dall’oggetto «C’è una priorità assoluta: il PROGRAMMA REGIONALE!». «Disporne di una versione ad oggi serve a tutti i candidati, me compresa, per prepararsi agli incontri con la gente e interviste con i media. NON POSSIAMO FARCI TROVARE IMPREPARATI», ha sottolineato in maiuscolo, «e credo che nessuno di noi sia riuscito ad avere il polso della situazione di tutte le discussioni dei vari gruppi di lavoro. Oltretutto, è necessario far pervenire velocemente il programma al gruppo di COMUNICAZIONE per produrre le brochure da distribuire ai banchetti, per preparare le pagine web e farcire tutti i social. [… ] Non possiamo più permetterci di aspettare altro tempo e lavoriamo affinché sia pronta una delle nostre armi migliori per VINCERE LE ELEZIONI: IL PROGRAMMA! Dopo avremo il tempo necessario per riaprire i dibattiti e limare una stesura più precisa».
Il richiamo ha fatto sì che i vari gdl (“gruppi di lavoro”) si siano spicciati, nonostante il Natale di mezzo, a chiudere le versioni sintetiche. Ma i programmi completi, a fine 2012, sono ancora in alto mare. In LiquidFeedback sarebbe pochissima la gente che partecipa e vota e, come scrive uno dei responsabili del gruppo Economia: «La cosa complessa sarà trovare la profondità di trattazione giusta. Abbiamo alcune proposte molto generiche e altre estremamente tecniche, ma entrambe le categorie esprimono concetti importanti e utili al programma e ai cittadini. Sicuramente necessitano di una rielaborazione. Spero che ci sarà un secondo passaggio sul gruppo comunicazione che renda tutto più leggibile. Una volta caricato il tutto sullo spazio web del meet up, entro il 30 o il 31 dicembre, potremo discutere democraticamente, emendare, integrare e tutto quello che volete. Il programma è di tutti…». Giustissimo. Ma il 24 febbraio è domani. Vale l’esortazione che è risuonata più volte in quest’ultimo anno e mezzo di crisi e di spread: «Fate presto!».