Cospirazioni, fronde, riunioni carbonare. Decine di dirigenti berlusconiani pronti ad abbandonare il Cavaliere per seguire Mario Monti. Ma al momento di fare l’appello non risponde nessuno. Alla faccia della scissione. La candidatura del Professore doveva spaccare il Pdl. Eppure fino a questo momento i parlamentari pronti a lasciare Berlusconi sono davvero pochi. Per carità, nella vita – e in particolare in politica – tutto è possibile. Saranno decisive le prossime ore. Ma a meno di clamorose novità, la temuta implosione pidiellina non ci sarà. Per ora i congiurati rimangono al loro posto.
Se ne vanno dal Pdl – per finta – i parlamentari che seguiranno Ignazio La Russa nel nuovo partito di destra. Per finta, perché il movimento rimarrà alleato con Berlusconi. Le sirene montiane al momento restano senza risposta. O quasi. Probabilmente dirà addio al Cavaliere l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Una scissione a titolo personale. E largamente attesa. Questa mattina Frattini ha confermato la sua decisione. Intervenuto a Radio Capital ha ribadito l’impossibilità di seguire il Pdl in caso di un nuovo accordo con la Lega Nord e di una deriva antieuropeista in campagna elettorale. «Per me la divisione sarebbe inevitabile».
Senza essersi accordati tra loro, dovrebbero andare via dal Pdl Gennaro Malgieri, Giuliano Cazzola, Alfredo Mantovano. A Montecitorio c’è chi assicura che lascerà il partito anche Mario Valducci. Con loro il capogruppo in Europa Mario Mauro e buona parte degli europarlamentari. E poi il senatore Pisanu e un piccolo gruppo di fedelissimi. Silvio Berlusconi non dovrebbe disperarsi. Peraltro non è detto che tutti i filomontiani si trasferiranno nelle liste del Professore. Tra gli scissionisti c’è anche chi ha già annunciato di voler chiudere la propria esperienza politica.
Dove sono finiti gli altri? «Fino a due giorni fa – raccontano – erano tutti pronti ad andarsene. Tutti decisi a chiudere la porta in faccia al Cavaliere. Poi hanno avuto paura». Sicuramente qualcuno era davvero pronto a seguire Monti. Peccato che il Professore non abbia ancora annunciato la sua discesa in campo. In assenza di una decisione ufficiale del premier, conviene rimanere nel Pdl. La candidatura di Monti è fondamentale. Nel dubbio, meglio sperare nella generosità di Berlusconi e in qualche buon posto in lista. Anche chi aspettava un gesto di Angelino Alfano per ora è rimasto deluso. Alla guida di un manipolo di dirigenti berlusconiani, il segretario sarebbe il benvenuto nella federazione montiana. Ma il delfino del Cav. non sembra voler abbandonare il capo. «Berlusconi è in campo – ha spiegato ieri – può vincere, e sono sicuro che la Lega verrà con noi».
Alla Camera restano ancora poche ore. Se qualcuno vuole abbandonare il Pdl e dare vita a un nuovo gruppo – sperando così di evitare la raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni – deve farlo adesso. Basta trovare l’intesa di una ventina di deputati. Ne servono anche meno, in caso di accordo con i transfughi di Italia Libera, la componente di Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio che ha lasciato il Pdl già da qualche tempo. Quelli di Italia Libera non si fanno troppe illusioni. «Hanno tutti troppa paura di lasciare Berlusconi». Quasi sicuramente non se ne andrà il vicepresidente di Montecitorio Maurizio Lupi, che molti consideravano sulle posizioni di Mauro. Rimarrà nel Pdl anche Gianni Alemanno. Il sindaco di Roma era stato tra gli organizzatori del correntone di “Italia Popolare”. Deciso, raccontavano, a sostenere la candidatura di Mario Monti. Alla fine le perplessità dei suoi uomini e le poche garanzie di una sua rielezione al Campidoglio sembrano averlo convinto a rimanere al fianco del Cavaliere.