Le primarie dei parlamentari del Pd, non ci sono più dubbi, si faranno. Lo ha annunciato ieri il vicesegretario del Pd, Enrico Letta. Se le elezioni per il rinnovo del parlamento, come è probabile, si svolgeranno il 17 febbraio, la consultazione sarà convocata il 29 e il 30 dicembre. E a definire le regole e il percorso da seguire sarà la direzione nazionale del partito convocata per lunedì prossimo.
I nodi da sciogliere sono, però, ancora molti. In primis, la scelta della data. L’ultimo weekend dell’anno non soddisfa quasi nessuno. E se il segretario del partito Pier Luigi Bersani chiede «uno sforzo eccezionale ai militanti e agli elettori, ai limiti dell’impossibile, per cambiare davvero la politica», Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd in Lombardia e Salvatore Vassallo, deputato del Pd, lanciano una petizione online. I due chiedono che le primarie per i parlamentari si tengano il 13 gennaio 2013 per garantire una maggiore partecipazione.
Altro punto fondamentale è stabilire chi potrà votare. Secondo un comunicato pubblicato ieri sul sito del partito, «le votazioni saranno riservate agli iscritti al PD e ai votanti alle primarie del 25 novembre che al momento del voto si dichiarino elettori del PD». Ma, voci che circolano all’interno del partito dicono che, in realtà, potrà votare solo chi sia già iscritto al Pd o chi, tra i 3 milioni delle primarie del 25 novembre scorso, dichiarerà di volerne fare parte.
I candidati, invece, saranno circa 600. Il doppio degli eletti del 2008. A selezionarli saranno gli organi territoriali e gli iscritti. Sindaci, governatori, presidenti di provincia e consiglieri regionali in carica, stando ad alcune indiscrezioni, non potranno presentare la propria candidatura. In questo modo, verrebbero lasciati fuori dai giochi figure molto vicine a Matteo Renzi. Come Eugenio Comincini, il sindaco di Cernusco sul Naviglio e Lorenzo Guerini, primo cittadino di Lodi. Inoltre, potranno correre anche i non iscritti al Pd, i cosiddetti “esperti”, che abbiano ricevuto l’ok dalle assemblee provinciali del partito. Non è, invece, valida l’autocandidatura. Il Pd punta anche a rafforzare la presenza delle donne nei propri gruppi parlamentari. Così, almeno il 30 o il 50% delle liste sarà composto da donne.
Ma resta ancora da stabilire quale sarà la quota “bloccata” decisa dal partito nazionale. Attualmente si parla del 20 o del 30% del totale dei posti assegnati. Ma di questi, almeno una metà sarebbe a disposizione di personalità esterne al partito, di grandi competenze che devono portare prestigio al Pd, ma che sul territorio prenderebbero pochi voti. Il luogo più probabile in cui si terranno le votazioni sono le sedi dei circoli di partito, anche se alcuni esponenti del Pd propongono il voto online.
In attesa che il 17 dicembre vengano decise e approvate le regole, sono già scoppiate le prime polemiche. Tra chi teme di perdere la propria poltrona in Parlamento e chi vorrebbe entrare a farne parte. E chi addirittura, fra i parlamentari uscenti, sarebbe pronto a non candidarsi perché «aspettiamo di conoscere le regole che usciranno fuori dal tavolo della direzione di lunedì». «Stiamo decidendo se candidarci o meno in base alle regole», confidano a Linkiesta alcuni deputati del Pd. «D’altronde se l’obiettivo delle regole sarà quello di premiare chi è radicato sul territorio: perché candidarsi?». Intanto, subito dopo il via libera della segreteria del Pd è arrivato l’annuncio che anche Nichi Vendola farà le primarie di Sel per le candidature alle elezioni del 2013 nelle stesse date.