Le primarie dei parlamentari Pd sono, piaccia o meno, una bella occasione di democrazia e un grimaldello forse imperfetto ma salutare contro le liste bloccate del nefasto Porcellum. In questi giorni, tra un panettone e un cotechino, siamo bombardati dalle mail, post o tweet dei tanti candidati che, con il poco tempo a disposizione, cercano giustamente di conquistarsi il voto degli elettori. Non dispiace, finalmente, vedere tra loro molte facce nuove, per quanto i meccanismi del partito favoriscano, ed era inevitabile, alcuni dei vecchi decani. Il cambiamento promesso e tentato da Renzi, forse in modo troppo violento e fuori dalle regole, si scontra infatti con vecchie resistenze e collaudatissime strategie dei “professionisti della politica”, espressione magari odiosa, ma che incarna bene una certa fenomenologia umana. Sopratutto a livello locale.
C’è una storia che, a modo suo, merita un certo spazio. E viene dall’estremo nord. Provincia di Sondrio. Già, perché qui uno strano silenzio, come di neve, avvolge le primarie del Pd all’ombra delle Alpi. Campagna elettorale decisamente in sordina, se confrontata con le altre province lombarde: uno (scarnissimo) comunicato su vaol (Valtellina on line) il giorno della vigilia. E una comunicazione di servizio sul sito locale, pubblicata lo stesso giorno.
Il Pd provinciale, invero, non è che navighi in acque tranquille, e lo dimostra questo caso: il segretario provinciale, Giorgio Ciapponi, bocciato dal direttivo a favore di una consigliera provinciale del gruppo misto (fuoriuscita dal Pd), e scelta in sua vece per rappresentare la Valtellina alle prossime elezioni regionali.
Tornando, però, a occuparci di queste parlamentarie in sordina, ci piace evidenziare nello specifico il caso di uno dei candidati, Angelo Costanzo.
Classe 1967, il nostro ha un profilo tutto da seguire: socialista convinto (al tramonto di Craxi); già segretario Uil, poi Cgil (e c’è ancora gente che non crede nell’unità sindacale!); portavoce del social forum di Sondrio durante il G8 di Genova; segretario Ds, poi segretario Pd, infine candidato eletto al consiglio regionale lombardo, vicenda di cui torneremo a parlare tra breve. Costanzo ha sempre manifestato grandi capacità di sintesi all’interno del partito: durante l’ultimo congresso, ha sostenuto la mozione Franceschini per il congresso nazionale e, nello stesso tempo e con mirabile equilibrismo intellettuale, la candidatura di Maurizio Martina (esponente della mozione Bersani) a livello regionale.
Insomma, va bene tutto, ma vincere facile fa sempre piacere. Torniamo, comunque, alla vicenda legata al Pirellone.
Angelo Costanzo, eletto più che legittimamente in Lombardia grazie al meccanismo piuttosto complicato dei resti (perché la legge elettorale non è semplicissima anche quando si passa a considerare livelli più bassi di quello nazionale), è stato oggetto, insieme al consigliere del Pdl Giorgio Pozzi (poi decaduto), di un ricorso dei radicali. Per ineleggibilità.
Rispetto agli scandali che hanno travolto la Lombardia, stiamo parlando di quisquilie: tuttavia, è una storia che merita perché dice molto dello stato un po’ desolante in cui versa la politica italiana.
Angelo Costanzo, il 12 gennaio 2012, «è stato dichiarato ineleggibile dal Tribunale di Milano che ha accertato la sua continuità nello svolgimento della funzione di Consigliere di Amministrazione dell’Aler sondriese (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale) ben oltre la scadenza stabilita dalla legge nel caso di candidati alle elezioni regionali che siano amministratori di enti controllati dalla Regione, violando la norma che intende tutelare il principio di uguaglianza fra i candidati, escludendo dalla competizione elettorale quei soggetti che per la loro particolare posizione o incarico potrebbero influenzare la volontà degli elettori», (per i dettagli, questo sito d’informazione ha seguito passo passo “il caso Costanzo”). Sic.
Il signor Costanzo ha avanzato, in sua difesa, l’esistenza di una lettera di dimissioni presentata e protocollata ex-post dal presidente dell’Aler sondriese, Gildo De Gianni (n.b. in quota Lega, perché è giusto interloquire con tutte le forze politiche dello spettro, e non stiamo parlando di Amleto), la quale lettera non deve aver convinto la Corte d’Appello, incuriosita semmai dal fatto che il consigliere Pd, nonostante le presunte dimissioni, continuasse a presenziare con regolarità ai cda dell’Aler stesso.
Il 12 luglio scorso, con sentenza definitiva, la Corte d’Appello ha rigettato il ricorso di Costanzo, che si è visto costretto ad abbandonare il Consiglio Regionale lombardo, dopo alcuni anni di onorato servizio che, tra le varie e giustissime battaglie, ha visto anche la difesa della “pigna della nonna”.
Dopo qualche mese in sordina, da esponente di spicco del Pd locale, il nostro ritenta ora la strada delle primarie per il Parlamento al sole delle Alpi.
Ci si aspetterebbe, forse, una campagna elettorale di fuoco, per recuperare credibilità con gli elettori; per convincerli della bontà della propria azione e per suggerire, che so, uno straccetto (della zia, magari) di programma. E invece, tra un cotechino e un panettone, il blog del candidato è stato aggiornato solo oggi, a un giorno dalla competizione.
La neve copre la Valtellina e avvolge tutto in un rassicurante silenzio, con quei fiocchi zen che non cadono da nessuna parte.