Ingroia in politica? L’unica buona notizia è che ruba voti a Grillo

Ingroia in politica? L’unica buona notizia è che ruba voti a Grillo

Ingroia crede di essere Pannella e, senza fare lo sciopero della fame, ha fatto un appello a personalità note della sinistra perché si candidino o facciano endorsement per la lista che guiderà. L’ex pm di Palermo ha anche rivolto un invito al segretario del Pd per un apparentamento, o per un dialogo, in vista delle prossime elezioni. Nella lista di Ingroia ci saranno nomi noti dell’area più radical e giustizialista del mondo dello spettacolo e dei media. Ma la cifra vera della lista è data dalla sovrabbondanza di pubblici ministeri. Ingroia ha ammonito gli osservatori dal considerare questa scelta come prova della sua politicizzazione ma la sua discesa in campo conferma che il magistrato non solo aveva idee politiche, cosa del tutto legittima, ma anche aspirazioni politiche.

Il discorso di ieri è stata una doccia fredda per Di Pietro. L’ex pivot di Mani Pulite viene trattato ingenerosamente dal mondo che lui ha sempre rappresentato. Tradito dai suoi deputati ora è anche ripudiato da Grillo e da Ingroia. Probabilmente la sua carriera parlamentare finisce in questo giro. Del resto il suo girovagare nelle Camere è sempre stato abbastanza fortunoso perchè la prima volta entrò per la generosa concessione del seggio del Mugello fatta da Massimo D’Alema e cinque anni fa portò molti parlamentari, fra cui Razzi e Scilipoti, grazie all’accordo che Veltroni fece con lui e non volle fare con la sinistra radicale. Insomma ha avuto fortuna tante di quelle volte per potersi lamentare oggi della sfortuna che lo affligge.

Due considerazioni tuttavia si impongono di fronte alla lista di Ingroia. La prima riguarda l’appello che ha fatto a Bersani. Stefano Fassina, giovane turco del Pd, ha invitato il suo segretario a rigettare la proposta di apparentamento. Dovrebbe essere questa la scelta naturale. Fra i temi che dividono c’è, grande come una casa, l’attacco a Napolitano, forse il punto più alto e infondato della polemica di Ingroia contro gli uomini delle istituzioni. Se Bersani pur di fare mucchio si legasse a Ingroia molti voti di sinistra-sinistra e anche moderati scapperebbero verso Vendola o verso liste centriste.

La seconda questione è l’annoso problema dell’impegno dei magistrati in politica. Sono cittadini come gli altri ma amministrano giustizia e soprattutto decidono della libertà dei singoli. Sarebbe bene che stessero lontani dalla politica ovvero che se ne occupassero solo trascorsi alcuni anni dal momento in cui hanno lasciato il loro lavoro. Invece non accade. Ci sono magistrati che si dimettono e altri, penso a Gianrico Carofiglio, che se ne vanno in aspettativa.

L’ingresso in politica di Ingroia toglie il carattere di terzietà a questo importante lavoro e rende ancora più complicato il nodo magistratura-politica. Ingroia ha avuto l’inaspettato appoggio di Bertinotti. L’ex capo di Rifondazione comunista dopo anni di garantismo e dopo aver proclamato l’ingresso della sinistra radicale nelle istituzioni, di cui è divenuto esponente di punta, adesso sposa il progetto giustizialista e ripudia sia la via parlamentare di Vendola sia il proprio tentativo riformista. I suoi ex ragazzi, Vendola in primis, sono rammaricati perché in questo loro ultimo sforzo di accreditamento come forza di governo si sono trovati d’improvviso contro il vecchio capo. C’è nella radicalità con cui Bertinotti ha compiuto la sua scelta il sapore di una scomunica verso i suoi. Insomma, la lista di Ingroia è un pentolone di rancori, ambizioni, sogni che non si sa come potranno essere accolti dall’elettorato. Chi non è sicuramente contento è Grillo che potrebbe vedersi erodere il proprio bacino elettorale dall’ingresso sulla scena del pm di Palermo. E questa potrebbe non essere una disgrazia.

*Originariamente pubblicato su Mambo, il blog di Peppino Caldarola su Linkiesta