“La mia esperienza di magistrato? Inutile in questo Parlamento palude”

“La mia esperienza di magistrato? Inutile in questo Parlamento palude”

«Agli ex colleghi lngroia e Grasso dico: “Benvenuti in Parlamento”. Però, aggiungerei: speriamo che siate più fortunati di me. E, soprattutto, che abbiate maggiore ascolto rispetto a quanto non ne hanno avuto i miei disegni di legge. lo ci ho provato a rendere più efficiente il processo penale ma le mie proposte non sono mai state discusse. È non è stata solo una maggioranza schiacciante di centro destra a frenarle, ma è entrata in gioco anche una mentalità restia ai cambiamenti, alimentata dall’idea che un processo penale lento, e quindi facile preda della prescrizione, fa comodo a molti. Soprattutto ai colletti bianchi».

Come sempre gli accade, il senatore Gerardo D’Ambrosio – 82 anni, entrato in magistratura nel ‘57, già procuratore di Milano e capo del pool «Mani pulite», eletto al Senato per il Pd nel 2008 e oggi pronto a ritirarsi dalla politica per dedicarsi ai suoi studi giuridici – ha il dono della pacatezza anche quando le sue parole nascondono un retrogusto di amaro: «Certo, è stata una legislatura difficile, aspra, la commissione giustizia ha lavorato molto e sulle leggi ad personam abbiamo limitato i danni … Però, se devo dire la verità, il bilancio di questa mia esperienza politica non può essere positivo».

Senatore, iniziamo dalla sua decisione di lasciare la toga.
«Non ho fatto io il primo passo. Fui chiamato a causa di un mio saggio – “La giustizia giusta” – nel quale esponevo alcune idee per rendere più efficiente il processo penale. All’inizio ebbi molti dubbi, Le frasi n presidente della commissione giustizia, del Pdl, non ha mai calendarizzato le mie proposte c’è bisogno di magistrati che si dedichino a formare le leggi: ma non ne servono molti poi mi consultai con alcuni ex colleghi magistrati che mi convinsero: “Vedrai, potrai dare un contributo importante…”».

Invece quei suoi nove disegni di legge sono ancora lì, sugli scaffali della commissione Giustizia. Di che cosa si tratta? «In estrema sintesi, ho proposto di comprimere fortemente i tempi delle indagini preliminari, di modificare il giudizio di appello percorribile solo quando si portano nuove prove in giudizio, di rafforzare il filtro di accesso in Cassazione e di istituire una sorta di cauzione che si perde se il ricorso viene respinto … Insomma, avanzavo alcune proposte per razionalizzare il sistema del processo per rendere la vita difficile a quelle tattiche dilatorie che spesso portano alla prescrizione: insistevo per l’allargamento del patteggiamento e per la cancellazione del rito abbreviato che nessun beneficio ha portato».

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tratto da Corriere della Sera, 28-12-2012, pag. 9

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