La crisi economica frena l’immigrazione in Italia. Se tra il 2007 e il 2009 i migranti che ogni anno varcavano i confini del Paese erano 500 mila, adesso la situazione è completamente diversa. Tra il 2011 e il 2012 si è andati vicini alla crescita zero. Con solo 27 mila presenze in più, un incremento dello 0,5%.
Ma se da un lato si emigra sempre meno verso l’Italia, un altro dato segna un grosso cambiamento. Nel 2011 gli italiani che hanno fatto le valigie e hanno deciso di andare all’estero sono stati molti di più. Circa 50 mila. Questo è quanto emerge dal XVIII Rapporto nazionale sulle migrazioni 2012, elaborato dalla Fondazione Ismu e presentato ieri mattina a Milano.
Secondo Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia all’università Bicocca di Milano, le cause vanno ricercate nel perdurare della crisi economica. «Gli stranieri – spiega a Linkiesta – sono meno attratti dal sistema paese, l’Italia non è più tra le mete preferite come era già accaduto con Spagna e Portogallo, altri due paesi colpiti dalla crisi». Così, al primo gennaio 2012 gli immigrati erano 5 milioni e 430 mila. E per circa il 90% dei casi con dimora abituale in un comune italiano.
Diminuiscono non solo gli arrivi per motivi di lavoro, ma anche per i ricongiungimenti familiari. «Chi vorrebbe raggiungere la famiglia – continua Blangiardo – ci pensa un attimo prima di partire. Oppure chi magari si era spostato, è tornato indietro». Aumentano, infatti, i capifamiglia che fanno tornare moglie e figli nel Paese di origine perché costa meno mantenerli lì.
Secondo l’Ismu questo non significa che poco a poco gli stranieri smetteranno di venire in Italia. Diventeranno, anzi, 6 milioni entro il 2041. «L’immigrazione nel nostro Paese insomma sta diventando lenta e consolidata». Crescono, infatti, i soggiornanti di lungo periodo, gli stranieri over 65 che raggiungeranno i tre milioni a fine 2060 e diminuisce del 26% la quota degli irregolari.
In contemporanea aumentano i giovani che provano a cercare fortuna all’estero. I connazionali emigrati nell’ultimo anno sono, infatti, aumentati del 9%. E tra essi, sono molti i giovani laureati. «Gli italiani non partono più con la valigia di cartone – racconta a Linkiesta Blangiardo – possiamo parlare realmente di cervelli in fuga. L’erasmus ha fatto si che i giovani non compiono nessuna fatica a prendere un aereo e andare a Berlino o a Londra e provarci».
Inoltre, come era già avvenuto negli anni precedenti, il livello di occupazione degli stranieri continua a crescere, mentre quello degli italiani a diminuire. Secondo Blangiardo è un paradosso poiché «arrivano in Italia giovani stranieri che finiscono per trovare un mestiere poco qualificato, e vanno via giovani cervelli che solo all’estero trovano una professione alla loro altezza». La maggior parte degli stranieri ha, così, un lavoro subordinato, molto flessibile e con una bassa paga.
Tra gli immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese, la nazionalità più numerosa è quella rumena con più di 1 milione di presenti, seguita dalla marocchina e dall’albanese (con 506mila e 491mila soggiornanti). La crisi economica incide anche sui tipi di reato compiuti dagli stranieri. Il peggiorare delle loro condizioni economiche li spinge soprattutto a compiere crimini legati alla sopravvivenza. Aumentano, infatti, i reati legati al patrimonio. In aumento rispetto al 2010, i furti del 31,8% e le rapine del 38,1%.
Le province che riescono a trattenere di più gli immigrati sul loro territorio sono Bolzano con il 95%, Genova, Aosta e Imperia, con il 90%, e Trento, con l’89%. Milano non è più, come in passato, il grande polo di attrazione, probabilmente anche per l’aumento del costo delle abitazioni. Nonostante ciò, vivono ancora nella provincia l’88% degli stranieri non comunitari arrivati nel 2007 con regolare permesso di soggiorno. La Lombardia, inoltre, anche quest’anno si conferma la prima regione d’Italia per numero di alunni con cittadinanza non italiana. Il 24,4% del totale degli stranieri iscritti in Italia, infatti, frequenta una scuola lombarda.
Un’altra conseguenza della crisi economica è il diverso modo in cui oggi è vista l’immigrazione in Italia e nel resto d’Europa. Secondo ai dati raccolti dalla Commissione europea e presentati nell’Eurobarometro 2012, per i cittadini europei l’immigrazione è tra gli ultimi problemi che in questo momento affliggono l’Europa. Invece all’inizio del 2011 l’immigrazione era considerata dal 20% degli intervistati uno dei problemi più importanti. Oggi, a preoccupare di più i cittadini sono in ordine di importanza: la situazione economica (54% per cento degli intervistati), lo stato delle finanze pubbliche (34%), la disoccupazione (32%), l’inflazione (15%), e infine l’immigrazione (9%).