Portineria MilanoLa vita agra di Ignazio La Russa: provarci valendo l’1%

La vita agra di Ignazio La Russa: provarci valendo l’1%

Per fare il Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante ci mise una notte, era il 26 dicembre del 1946. Per salvare l’ormai noto clan di Paternò, paese siciliano da dove arrivano la famiglia Ligresti e quella di La Russa, Ignazio, ex ministro della Difesa, parlamentare da 1994, sei legislature in carica, ci potrebbe impiegare giorni, se non mesi. Stanno tutti qui i problemi di quel che rimane del Msi, sbiadito ricordo di una destra italiana che ormai frazionata cerca di arrivare almeno alla soglia di sbarramento alle prossime elezioni: l’idea è quella di radunare le destre sotto il cappello di «Movimento Nazionale», via di mezzo tra Alleanza Nazionale e Msi.

La Russa si è portato avanti nelle scorse settimane, presentando il partito Centrodestra Nazionale. Ma, da quel che si mormora a Montecitorio, non riuscirebbe ad arrivare neppure al 1%. Per questo motivo, in questi giorni, sta cercando di contattare qualsiasi gruppo o gruppuscolo di destra che possa aiutarlo nella sua battaglia elettorale: telefonate sono arrivate pure alla Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli. Non solo. Ignazio cerca deputati e senatori pure per la raccolta firme, perché grazie a una norma ormai passata come «salva’Gnazio» chi ha un gruppo ne viene esentato: è una corsa contro il tempo e in mezzo alla neve (copyright di Francesco Storace).

In questo contesto da tragedia greca è nato Fratelli d’Italia, nuovo partito di fuoriusciti del Popolo della Libertà che ha annunciato l’accordo con La Russa. Lo hanno spiegato Giorgia Meloni e Guido Crosetto, due che nemmeno domenica scorsa avevano parlato invece di «smarcamento» da Silvio Berlusconi e da tutto il Pdl. E invece, adesso, con l’ex ministro della Difesa di mezzo, di fatto (e al momento), sono ancora nella coalizione del Pdl insieme proprio con Berlusconi. «Ignazio aspetta di salire sul carro giusto, Monti o Berlusconi fa lo stesso. Il problema è lui con il suo gruppetto di Paternò: sono una sorta di Lega catanese», spiega un esponente di destra che segue da anni le vicende della famiglia La Russa.

Del resto, basta guardare la composizione del gruppo che il paternese doc è riuscito a comporre alla Camera e al Senato, per vedere da dove arrivano tutti gli uomini di La Russa. A palazzo Madama, su undici, due arrivano proprio da Paternò: sono Antonino Caruso e Giuseppe Milone. Tra i senatori di Centrodestra nazionale si segnalano pure Alessio Butti e Pierfrancesco Gamba, che hanno pizzetto e baffi proprio come Ignazio. Del resto, cosa aspettarsi dagli ex Alleanza Nazionale, più che mai sulla graticola dopo l’addio di Gianfranco Fini dal Pdl. I soldi e gli immobili di An, sono ancora oggetto di sentenze della magistratura e non si sa alla fine a chi andranno.

Per questo motivo, La Russa sta provando in tutti i modi a resistere. Ma è dura. Crosetto e Meloni, nei confronti avuti in queste ore, hanno chiesto all’ex numero due di An di presentare solo liste pulite alle elezioni. Alla domanda, però, non sarebbe arrivata risposta. Anche perché l’ex ministro della Difesa si ritrova tra i suoi molti indagati, tra cui il fratello Romano, assessore dell’ormai disciolta e (plurindagata) giunta di regione Lombardia. Problemi che si aggiungono a problemi. Perché ci sono le elezioni regionali per sostituire Roberto Formigoni, con in campo Gabriele Albertini da una parte e Roberto Maroni dall’altra con la Lega Nord.

Il centrodestra lombardo è spaccato, tra i moderati vicini a Comunione e Liberazione e i laici di Guido Podestà o Mariastella Gelmini. La Russa sta un po’ da una parte, un po’ dall’altra. Non è chiaro. Molto dipenderà da quel che deciderà di fare Silvio Berlusconi. Si candida? Non si candida? Con chi sta Ignazio? Sono giornate difficili a Paternò. Ai guai di questi giorni di Ligresti, indagato dalla procura di Milano per lo scandalo Fonsai, si aggiunge appunto il disgregamento di 17 anni di Formigoni in Lombardia. La Russa, in questi anni, era stato era stato capace di piazzare i suoi uomini nelle aziende pubbliche. Come i fratelli Randazzo e Milone, da A2a a Finmeccanica, ora rischia di rimanere a bocca asciutta.

Del resto, già la vittoria di Giuliano Pisapia in comune di Milano nel 2011 era stato un brusco segnale per questo sistema che ha permesso ai paternesi di piazzare pure per un periodo di tempo Geronimo La Russa dentro il board dell’Aci, l’Automobil Club Italiano. Ma anche, qui, come per Finmeccanica, come per regione Lombardia sono arrivati problemi di ogni genere. Adesso, però, con Fratelli D’Italia, la Meloni e Crosetto pare offrire un aiuto all’ex missino. Potrebbe esserci pure la Destra di Francesco Storace. «Berlusconi mi ha detto che fra poco superi Casini», ha spiegato l’ex presidente della regione Lazio. Del resto, tra 1% e 2% ci si intende. 

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