Adesso arriva il difficile. Come previsto Umberto Ambrosoli vince le primarie civiche di centrosinistra in Lombardia e diventa il candidato alle elezioni regionali del 2013. Anche grazie all’appoggio del Partito Democratico spazza via la concorrenza di Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano, superando in diversi seggi più del 50% dei consensi: il dato è di 58% Ambrosoli, 23% Di Stefano e 19 % Kustermann. La sfida però si consuma soprattutto a Milano e provincia (dove ha votato la metà dei votanti: 72 mila su 148mila totali), mentre nel resto della regione i dati di affluenza sono in picchiata rispetto alle primarie nazionali tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. Sono racchiusi in questi numeri, tutti i problemi che separano l’avvocato Ambrosoli dalla conquista di quel grattacielo Pirelli occupato da quasi 17 anni dal centrodestra di Roberto Formigoni e della Lega Nord.
Rispetto al 25 novembre, quando a sfidarsi furono i big del centrosinistra, l’affluenza è stata molto inferiore. Non solo. Si trattava di primarie aperte, dove non c’erano i vincoli delle precedenti primarie e dove potevano recarsi al seggio anche i 16enni: eppure c’è qualcuno che lamenta la scarsa partecipazione dei giovani. Ma a ben guardare, tra neve e poca pubblicità, tra le forze in campo c’è chi tira un sospiro di sollievo. Maurizio Martina, segretario Pd in Lombardia, parla di «scommessa vinta». Alle primarie nazionali su tutto il territorio lombardo votarono in 397.569, oggi si è arrivati a quota 135 mila.
Come detto, la metà dei votanti arriva da Milano e provincia, dove hanno votato 72mila persone: nel precedente confronto nel capoluogo lombardo si recarono ai seggi in 173mila. Nel capoluogo lombardo sono stati 42 mila, più di un terzo del totale. In sostanza, sono state primarie milanocentriche, forse troppo, che testimoniano una volta di più come il candidato del Pd è conosciuto soprattutto sotto le guglie del Duomo e davvero poco in altre zone della Lombardia. Non solo. Nel capoluogo lombardo Ambrosoli non sfonda, arrivando al 50,6%.
Sarà un punto fondamentale su cui lavorare nella campagna elettorale, soprattutto se dovesse restare in campo la candidatura di Roberto Maroni, il candidato della Lega Nord più conosciuto, ma in questi giorni sotto schiaffo per indagini di ogni tipo proprio in regione Lombardia. Ma Ambrosoli, a ben guardare, dovrà tenere conto anche della candidatura di Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Milano che paga forse anche lui la poca visibilità lombarda, ma che domani potrebbe ricevere l’appoggio da parte della Lista Monti, il nuovo partito a sostegno dell’attuale presidente del consiglio alle prossime politiche. Come confida un centrista di peso a Milano, «se Albertini fosse il candidato della lista di Monti, Pierferdinando Casini non ci metterebbe molto a ricompattare l’Udc sulla sua candidatura».
In sostanza, quello che si teme, a livello lombardo, («dove bisogna vincere a ogni costo» dice il sindaco di Milano arancione Giuliano Pisapia), è che il centrosinistra possa ritrovarsi con un candidato di centro come Ambrosoli e un elettorato di sinistra difficile da intercettare. Per questo motivo bisognerà capire le mosse di Andrea Di Stefano, il direttore del mensile Valori, che ha superato la ginecologa Alessandra Kustermann. Il giornalista è stato appoggiato dalla sinistra ex Rifondazione Comunista, da Sel e sindacati: si parla già di una sua candidatura come capolista del partito di Nichi Vendola al Pirellone.
Milano non è la Lombardia. Lo dimostrano i dati delle elezioni nel 2010 tra Formigoni e Filippo Penati. Qui la forbice tra i due fu molto più bassa: li divisero nel capoluogo lombardo appena 40 mila voti. Ma a livello regionale la vittoria del Celeste fu schiacciante: su 7.694.756 elettori votanti furono 4.973.519 a recarsi al seggio. L’attuale governatore vinse con 2.700.364 mila voti, mentre l’ex presidente della provincia arrivò a 1603.666. In più c’è sempre la variabile Beppe Grillo e un Movimento Cinque Stelle che continua a salire nei sondaggi, anche per le continue inchieste che stanno travolgendo l’amministrazione formigoniana.
«C’è chi come Penelope disfa oggi quello che ha tessuto ieri; c’è chi sta aspettando Godot e c’è chi – come questo centrosinistra aperto e plurale – non ha paura della mischia e si butta per vincere la partita»: è il primo commento del sindaco di Milano Giuliano Pisapia sulle primarie per le elezioni regionali. «Queste primarie – ha scritto su Facebbok – sono la dimostrazione della vitalità e della maturità della coalizione che si candida a governare tra pochi mesi la Regione Lombardia. Ringrazio ancora una volta i volontari, che hanno consentito l’apertura dei seggi, e gli elettori, che hanno sfidato una giornata fredda e piovosa spinti solo dalla volontà di partecipare per promuovere il cambiamento».
Per Ambrosoli comunque non ci sono rivali. «Tutti e due», ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto se alle prossime regionali preferisse sfidare Albertini o Maroni. Interrogato su un suo eventuale gradimento di un accordo tra i due, ha detto: «nel centrodestra ci hanno abituato a tutto, come dalla compravendita di ruoli e responsabilità. mentre nel centrosinistra siamo abituati al fatto che e’ possibile vincere contro tutti».