BELLUNO – Il viaggio de Linkiesta nelle eccellenze industriali, poco raccontate, del Nord Italia, prosegue. Siamo a Villapaiera, provincia di Belluno, in una zona industriale sorta negli anni Settanta ai piedi delle Dolomiti attraverso i fondi di ristoro del disastro del Vajont.
Qui ha sede Clivet, azienda all’avanguardia nel settore dei sistemi a pompa di calore, ossia di quei dispositivi che garantiscono il riscaldamento, il raffreddamento, il rinnovo e la purificazione dell’aria e la produzione di acqua calda sanitaria, sfruttando l’energia solare in tutte le sue forme, ricavando l’energia dall’aria, dall’acqua o dal terreno.
Quella di Clivet è una realtà produttiva che in poco più di 20 anni è divenuta tra le più importanti aziende a livello europeo nella progettazione, produzione e distribuzione di sistemi di climatizzazione e trattamento aria – il cosiddetto comfort – ad alta efficienza e minimo impatto ambientale, basati, appunto, sulla tecnologia della pompa di calore.
Incontriamo il suo fondatore e timoniere, Bruno Bellò, che, dopo lo scambio dei biglietti, non smentendo la sua fama di uomo diretto e refrattario ai riti della diplomazia, chiarisce, a margine di alcune preliminari considerazioni: «Io sono abituato a dire ciò che penso». La risolutezza, il fatto di andare al nocciolo della questione senza girarci attorno sono in fondo alcune delle più marcate caratteristiche dei caparbi imprenditori di queste parti. Senza le quali forse Bellò non sarebbe riuscito a costruire un’azienda che oggi genera un volume di affari attorno a 110 milioni di euro, di cui circa il 55 per cento realizzato sui mercati del mondo, presidiati da sette filiali – Inghilterra, Spagna, Germania, Olanda, Emirati Arabi, Russia ed India – e da una cinquantina di rivenditori.
La sede produttiva di Clivet, adagiata sulla piana di Villapaiera ha un’area operativa di 50mila metri quadri, nella quale, come racconta Bellò, «sono impiegati 550 dei 700 professionisti, che contribuiscono al raggiungimento di un unico obiettivo: il comfort sostenibile nei settori terziario, industriale e residenziale». La chiave della visione di Clivet è racchiusa nel payoff, concepito 15 anni fa, che recita: «The European way to comfort».
«Nella definizione della strategia, prima ancora che nella progettazione della linea di prodotti – sottolinea il patron di Clivet – il nostro faro è stata l’Europa, dove, rispetto agli edifici abitativi, ma anche a quelli destinati ad altri usi, c’è sempre stato un livello di domanda più avanzato in termini di rumorosità, di efficienza energetica, di tecnologia».
Bellò – che è anche presidente di Co.Aer, l’associazione costruttori aparecchiature ed impianti aeraulici federata Anima-Confindustria – è uno di quegli imprenditori che scommettono sul futuro, avendo creduto con forza in una evoluzione della cultura edificatoria ed ambientale che potesse mettere le ali al mercato in cui Clivet opera.
«Noi – precisa Bellò – abbiamo la fama di essere dei pionieri, perché, in tempi in cui il tema ambientale non era ancora al centro dell’opinione pubblica, Clivet aveva intuito che la sfida tecnologica nella climatizzazione sarebbe stata quella di fornire ai clienti prodotti e sistemi non solo efficienti, ma in grado di garantire il minor consumo di energia primaria per tutto il ciclo di vita dell’impianto. Questo tema è oggi al centro della questione ambientale, legata alla riduzione dei consumi di energia primaria fossile (petrolio, gas, carbone) ed è oggetto di forti interventi da parte dell’Unione europea».
Prima ancora che sulla materia trovassero applicazione le direttive europee, nel nostro Paese, un forte impulso allo sviluppo della tecnologia della pompa di calore, è arrivato con l’entrata in vigore del Dpr 59 del 2 aprile 2009, che dal 1 luglio 2009 rende obbligatorio dotare di un attestato di certificazione energetica le singole unità immobiliari.
La svolta giunge però quest’anno, quando, a tre anni dall’emanazione della Direttiva Res (2009/28/CE del 23 aprile 2009), viene emanato il Decreto Romani, che stabilisce l’obbligo progressivo, a partire dal 31 maggio 2012, di impiego di fonti rinnovabili nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni sopra i 1.000 metri quadri.
Si tratta di un nuovo contesto normativo, che dovrebbe portare ad un cambiamento nello scenario energetico con ripercussioni sull’impiantistica per il comfort all’interno degli edifici. Con la conseguenza di una progressiva prevalenza dei sistemi in pompa di calore rispetto agli impianti tradizionali che oggi utilizzano combustibili fossili (come i sistemi a combustione con caldaie), visto che, sempre ai sensi della direttiva europea, l’energia solare indiretta contenuta in aria, acqua e terra sfruttata dalle pompe di calore è riconosciuta come fonte rinnovabile.
«Sono certo – puntualizza Bellò – che la rivoluzione che sta avvenendo nel comparto dell’edilizia e dunque anche nel nostro settore a favore delle tecnologie che sfruttano le energie rinnovabili, garantirà all’industria nuovi importanti sbocchi occupazionali e l’evoluzione di Clivet è un esempio di ciò che auspico accada a molte aziende».
Una delle chiavi del successo di Clivet è anche il fatto di aver puntato su prodotti e sistemi con contenuti tecnologici importanti e su una spiccata diversificazione e flessibilità produttiva, in funzione delle diverse applicazioni. «Una strada, questa, difficilmente imitabile dalla decina di multinazionali presenti sul mercato mondiale – sottolinea Bellò – , che invece si giocano la partita tendendo a garantire la più elevata standardizzazione delle produzioni».
«Ogni edificio presenta peculiarità legate alla propria destinazione d’uso e noi siamo andati oltre il concetto di prodotto, sviluppando sistemi completi ed avanzati basati sulla tecnologia della pompa di calore, realizzati su misura, in grado di assicurare il comfort di qualità, ottimizzare i tempi di progettazione ed installazione con grande efficienza, rispetto per l’ambiente e risparmi di energia primaria dal 30 al 60%, nonché una riduzione delle emissioni di CO2 anche del 50%».
L’alta efficienza e specializzazione dei sistemi Clivet è stata premiata con una leadership nel settore terziario (centri commerciali e outlet, complessi direzionali, cinema multisala, ospedali, industrie, etc), da sempre attento all’abbattimento dei costi di gestione. Prova ne sono gli oltre 12.000.000 di metri quadrati di superfici commerciali servite negli ultimi 15 anni, le più di 1.000 sale cinematografiche e teatrali dotate di sistemi Clivet e le collaborazioni con importanti gruppi come McDonald’s, Bennet, Auchan, McArthurGlen, IKEA, NH Hotels, Warner Village, UCI Cinemas, Ferrari, Microsoft.
Durante la visita alle «linee produttive», ai diversi laboratori ed alle aree test presenti, mentre Bellò spiega con competenza assoluta ogni dettaglio della fase produttiva, nonché dei moderni macchinari utilizzati, tocchiamo con mano un’ulteriore peculiarità di Clivet: la tensione a sperimentare, ad innovare. «La caratteristica distintiva del gruppo – sottolinea con orgoglio Bellò – è sempre stato uno sforzo innovativo incessante, in coerenza con le diverse istanze del mercato, puntando su una ricerca e sviluppo di eccellenza: l’area di ricerca e sviluppo di Clivet può contare su una squadra di oltre 50 progettisti che operano tutti i giorni nello sviluppo di soluzioni innovative, utilizzando sistemi di progettazione e simulazione di alto livello».
Ne sono un esempio lampante le quattro sale prova, realizzate tra il 2007 ed il 2010, dotate di strumentazioni evolutissime, dove vengono effettuati test avanzati sui diversi prodotti, verificandone e monitorandone tutte le funzionalità. È in una di queste sale prova che sono in corso da mesi dei test su un nuovo prodotto che sta prendendo forma, studiato per il settore delle abitazioni private. ELFOPack – questo il nome del dispositivo – è un sistema in pompa di calore a ciclo annuale che utilizza l’energia solare in tutte le sue forme e garantisce una riduzione del consumo medio annuo di energia primaria del 55 per cento e delle emissioni indirette di CO2 del 45 per cento. Gli occhi di Bellò si illuminano quando, tornati nel suo studio, ci parla degli investimenti fatti – come quello del magazzino verticale automatizzato da 1450 celle – e da fare, dei progetti in corso, del futuro dell’azienda e dei figli, nelle cui mani sta passando.
Il presidente di Co.Aer si fa però serio e al contempo sconsolato quando parliamo dell’Italia, della sua classe dirigente, di politica industriale, del contesto nel quale le imprese operano, del mondo del lavoro. «Abbiamo un sistema socio-economico iperprotettivo, in cui anche quelli buoni diventano assistiti, un contesto politico disastroso, non c’è traccia da tempo di politica industriale: in tutto ciò è difficile immaginare una prospettiva di cambiamento, di cui il paese ha serio bisogno e nella quale chi governa prende delle decisioni, mica galleggia!».