«Non dico no a un’alleanza con il Pdl, ma la porta è quasi chiusa e a Berlusconi conviene un’alleanza gratis». Roberto Maroni, segretario federale del Lega Nord e candidato in regione, aizza il popolo del Carroccio alla Berghem Frecc di Albino in provincia di Bergamo, dove un tempo Umberto Bossi sosteneva vi fossero 300mila bergamaschi pronti a prendere il fucile. «In Lombardia io vinco comunque anche da solo, sono l’unico che può battere il centrosinistra», avverte il barbaro sognante numero uno.
In sintonia con il posto Bobo fa un lungo discorso colorito, dove paragona Mario Monti a Gargamella (i puffi verdi sono i leghisti ndr) e dove attacca gli altri due candidati lombardi, Gabriele Albertini e Umberto Ambrosoli, sostenendo che sono due scemi («Uno dice di fare il vice dell’altro») e troppo Milano «quadrilatero della moda». Soprattutto, sul nodo alleanze con il Pdl non scioglie la riserva: «C’è tempo fino all’8 gennaio, a noi va bene, ma non vogliamo accordi a livello nazionale».
Chi si aspettava che Maroni rivelasse finalmente la strategia in vista delle prossime elezioni politiche e regionali è rimasto deluso. Ma come rivela un barbaro sognante, «venire a Bergamo e dire che si è alleati con il Pdl è come andare al Camp Nou contro il Barcellona con il 3-3-4: sconfitta assicurata». Per questo motivo, il segretario federale ha deciso di prendere ancora un po’ tempo. E di gettare la palla di nuovo nel campo avversario. Anche se appare ormai evidente che i tentativi di accordo con il partito di Berlusconi sono in corso ormai da settimane. Uno spiraglio c’è e si chiama «passo indietro del Cavaliere» con Giulio Tremonti candidato premier.
Del resto, che Maroni, Berlusconi e persino il segretario Angelino Alfano parlino più o meno la stessa lingua nel criticare la candidatura di Monti e delle sue politiche economiche, appare ormai assodato. Ci sono però ancora dei nodi da sciogliere sul tappeto. L’obiettivo di Bobo è sempre lo stesso: che Berlusconi faccia un passo di lato e non si candidi alla presidenza del Consiglio. L’accordo sulla Lombardia, infatti, ci sarebbe già tra Lega e Pdl. A testimoniarlo è il fatto che diversi pidiellini da giorni insistono per la candidatura di Maroni «unico», a loro dire, «capace di sconfiggere Ambrosoli», l’avvocato sostenuto dal Partito Democratico.
Certo, pure il nome di Albertini continua a rimbombare tra le stanze di via Bellerio, sede del Carroccio, come in quelle di viale Monza sede del partito di Berlusconi. Fa paura. E non c’è verso: l’ex sindaco di Milano ha ribadito ancora una volta che non ritirerà la sua candidatura. Sarà l’espressione del «montismo» in regione Lombardia. In questa chiave, quindi, l’unica via d’uscita per il Popolo della Libertà di salvare una regione amministrata da 17 anni è quella di riacciuffare la Lega di Maroni magari proprio con Tremonti. Con una candidatura del tributarista di Sondrio a premier e un passo di lato di Berlusconi (Con il ruolo di padre nobile? Di federatore?) i leghisti forse ci potrebbero stare, come spesso ribadito proprio da Maroni. Il consiglio federale in via Bellerio deciderà l’8 gennaio.
L’ex ministro dell’Economia è stato spesso in disparte in questi giorni. È comparso il 6 dicembre scorso per presentare la sua lista 3L in appoggio a Bobo, che in cambio ha piazzato il simbolo della Lista, Lavoro e Libertà accanto all’Alberto da Giussano. Fino adesso l’unico a essersi speso in modo chiaro per l’ex numero uno di via XX settembre è stato Roberto Calderoli («Ci stiamo a un’alleanza con Tremonti premier»), uno che una volta contava molto nei meccanismi dell’asse del Nord e che ora appare un po’ in ombra. Eppure il richiamo a Tremonti sembra sti facendo presa pure nel Pdl, con il governatore del Friuli Renzo Tondo anche lui d’accordo per una candidatura alla presidenza del consiglio dell’ex ministro dell’Economia.
Del resto, ragiona un analista politico «Berlusconi è uno che non è abituato a perdere e questa volta si va a perdere». Il «sacrificio» di Tremonti alle politiche, quindi, varrebbe comunque la conquista della regione Lombardia, dove un accordo tra Pdl e Lega spianerebbe la strada a Maroni che nelle ultime ore ha recuperato – parole del Cavaliere – pure l’ex governatore Roberto Formigoni, che ormai sembra aver mollato Albertini al suo destino.
Al contempo, in regione, Davide Boni e altri consiglieri regionali lombardi hanno organizzato Popolo della Lombardia, un gruppo che mira a recuperare i pidiellini scontenti, nel caso in cui in partito dovesse frantumarsi, in particolare dopo la candidatura di Mario Monti. A metà gennaio, comunque, la Lega Nord organizzerà gli Stati Generali di Lombardia a Cernobbio, un modo per riavvicinarsi al mondo dell’imprenditoria come accadde al Lingotto di Torino. Tra gli invitati, questa volta, gli stakeholders Giorgio Papa, direttore generale di Finlombarda, Lorenzo Demartini presidente di Lombardia Informatica, poi Lorena Trecate di Cestec, Andrea Mentasti di Sabco. E poi tra gli imprenditori, Foppa Pedretti e Dario Scotti, patron del Riso Scotti.