L’uomo è sempre in attesa di una buona notizia. Una notizia di che cosa? Non di quelle che si leggono sui giornali – leggiamo sempre i giornali con una certa ansia, sperando in qualche buona notizia. La buona notizia che l’uomo vuole è la salvezza da ciò che sentiamo in televisione o che leggiamo sui giornali: che la nostra vita abbia senso, che ci sia fraternità che non ci si ammazzi, che la terra diventi un giardino, non un deserto; che i nostri rapporti non siano di violenza o di sopraffazione. La buona notizia, in sintesi, di un mondo dove pace, giustizia e libertà si baciano. Da noi, invece, giustizia e libertà non stanno mai insieme: c’è la libertà che fa fuori gli altri e che non fa giustizia, oppure quella giustizia che fa guerra, ma non è giusta e toglie la libertà.
Luca 2, 8-14
E c’erano pastori in quella regione che bivaccavano e vegliavano le veglie della notte sul loro gregge. E un angelo del Signore stette su loro e la gloria del Signore lampeggiò intorno a loro e temettero un timore grande. E disse loro l’angelo: Non temete: ecco infatti, vi annuncio la buona notizia di una grande gioia che sarà per tutto il popolo. Fu partorito per voi, oggi, un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide. E questo per voi il segno: troverete un bambino fasciato e adagiato in una mangiatoia. E all’improvviso ci fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito del cielo che lodava Dio dicendo: «Gloria negli altissimi a Dio e in terra pace agli uomini di benevolenza».
Dal punto di vista del racconto della Natività, la parte principale non è il racconto della nascita di Gesù (Lc 2, 1-7), che è il fatto principale, ma l’annuncio del fatto, che segue. Il fatto rimane unico: quel fatto accaduto una volta, più di duemila anni fa, ogni volta che è raccontato lo puoi vedere, lo puoi contemplare, puoi vivere oggi quello che è accaduto allora. Per questo è sviluppato il tema dell’annuncio, che serve anzitutto per rendere presente il fatto, se no, non sai che c’è. Inoltre: l’annuncio ti fa capire che cos’è il fatto.
Questa è la struttura fondamentale della fede che si fonda sulla storia – non sulla illuminazione o idee particolari che qualcuno ha su Dio, che sono tutte false – perché Dio è quel pezzettino di carne lì. Sotto il segno della piccolezza del bambino. È importantissima l’interpretazione del fatto. Perché un fatto non capito è come non esistente. E allora vediamo per due aspetti importanti.
I pastori ormai sono i protagonisti. Questi pastori sono proprio i pecorari, la classe sociale più infima dell’epoca, che diventeranno i pastori. Loro ricevono l’annuncio dell’angelo – l’angelo è chi annuncia – e a loro volta loro annunceranno, diventeranno pastori angelo. Quindi in quei pastori ci identifichiamo noi che ascoltiamo l’annuncio, una volta ascoltato, verifichiamo che è vero e possiamo annunciarlo ad altri e diventiamo anche noi pastori che conoscono l’agnello. La nascita di Gesù non è rivelata nel palazzo di Erode, non è rivelata nel tempio, non chissà dove, non è pubblicata da nessuno: è rivelata a dei pastori. I pastori sono il grado infimo della società di Israele, nomadi ancora, non ben visti perché gli altri erano agricoltori, e l’agricoltore non vede molto bene il pastore che passa con il suo gregge sui suoi campi per andare altrove. I pastori non godevano neanche di grande fama religiosa, non potevano praticare tanto con una vita così. Però, sono i primi depositari dell’annuncio. Dio si rivela ai piccoli, e non ai sapienti, ai prudenti, a chi è abile perché sa tante cose e quindi sa mettere la mano su tutte le cose.
L’annunciatore è l’Angelo. Noi tutti siamo arrivati alla fede tramite qualche angelo. In genere è la mamma, o qualcun altro che abbiamo incontrato nel cammio: uno che ci trasmette e il fatto e il significato di questo, testimoniandolo. Perché è importante questa trasmissione? Perché uno, per quanto ci pensi, non può dedurre dai ragionamenti chi sia Dio, semplicemente perché Egli è il contrario di tutto quello che pensiamo. Noi con la nostra ragione cercheremmo altrove, cercheremmo almeno o nel palazzo del sommo sacerdote, o di Erode, o giustamente in quello del divino Cesare Augusto. E invece no, è lì in una stalla. Allora è necessario l’annuncio che ci dà i criteri per conoscere chi è Dio, oltre che raccontarci il fatto. Quel Dio che nessuna religione conosce, perché il Dio che affermano le religioni è quel Dio che gli atei giustamente negano, è quell’immagine diabolica di Dio che stritola tutti e condanna tutti, è quel Dio in nome del quale si fanno tutte le guerre e sul quale la nostra violenza e i nostri deliri sono proiettati all’infinito. È importante questo angelo, che fa vedere che Dio è carne, debolezza, fragilità, è uomo: e in ogni uomo lo incontriamo, in ogni limite lo incontriamo e lo troviamo là dove non pensiamo, mentre cerchiamo sempre altrove, nei nostri deliri.
Cosa dice l’Angelo? La prima parola è: Non temete! Uno ha contato nella Bibbia quante volte esce “non temete”, detto da Dio o da un angelo che porta la Parola di Dio: 365 volte. Una al giorno. Perché l’uomo fin dall’inizio si è nascosto per paura: Adamo, dove sei? Da allora in poi, la nostra è una storia di paura e di nascondimento dalla verità. La paura ti fa fare ciò che temi e vivi dei tuoi deliri, delle tue paure. E invece l’Angelo dice: Non temete! È l’astuzia di Dio di farsi bambino: per farci passare la paura. Quando capiremo che l’ultimo dei fratelli, il piccolo, il carcerato, il perseguitato, il nudo, l’affamato, l’immigrato è Dio, noi saremo salvi, diventeremo umani. E pace e giustizia e libertà si baceranno sulla terra e il regno di Dio sarà qui. Allora potremo dire, come dicono gli angeli in cielo che cantano: Gloria negli altissimi! E la “gloria” che cos’è? “Gloria” vuol dire “peso enorme”, unico, di Dio. Il peso di Dio è la leggerezza del Bambino.
*gesuita, biblista e scrittore
Il testo è una sintesi redazionale della lectio divina tenuta dall’autore nella Chiesa di San Fedele in Milano. L’audio originale può essere ascoltato qui.