Orazione funebre per la legge elettorale

Orazione funebre per la legge elettorale

I funerali della riforma elettorale si sono celebrati a Roma, alle 16.30. A officiare le esequie, nell’aula di Palazzo Madama, il vicepresidente Vannino Chiti. Stretti nel dolore, hanno dato l’ultimo saluto al sogno di riformare il sistema di voto diversi senatori della Repubblica. E una ignara scolaresca. Sono i giovani studenti dell’Istituto Pietro Canonica di Vetralla, presenti loro malgrado sulle tribune dell’emiciclo. È Chiti a salutarli, in apertura dei lavori. «Con gli auguri del Senato per le prossime festività e per l’attività di studio».

La conferenza dei capigruppo ha già annunciato la triste notizia da qualche ora. In assenza di un accordo in commissione Affari costituzionali, la scorsa settimana erano stati inseriti in calendario oltre 50 disegni di legge in materia elettorale. All’ora di pranzo i responsabili dei gruppi parlamentari fugano ogni dubbio: i lavori dell’aula di Palazzo Madama vengono sospesi per tutta la settimana. Si lascia il tempo ai colleghi della commissione Bilancio di terminare l’esame della legge di Stabilità. Da lunedì ci sarà tempo per approvare la vecchia finanziaria, la nota di variazione di bilancio e il decreto Ilva. Le conseguenze sono chiare a tutti. La riforma della legge elettorale, che doveva essere discussa oggi, scompare dall’ordine del giorno. Per sempre.

Non che ci sperassero in molti. Era chiaro già da qualche giorno che il Porcellum sarebbe sopravvissuto anche a questa legislatura. La triste rappresentazione funebre a Palazzo Madama è solo l’ultima conferma. In Aula il senatore Giuseppe Astore non si trattiene. «Stiamo scherzando?» sbotta. Vannino Chiti lo riporta alla realtà. «Non si scherza. Mi pare che scherzare in questi giorni e nell’Aula del Senato sarebbe davvero di cattivo gusto. Non credo che ne abbia voglia davvero nessuno».

Il momento è solenne. Di fronte al più grande dei fallimenti – dopotutto la riforma del Porcellum era l’unico impegno assunto dalla politica da un anno a questa parte – nessuno vuole responsabilità. Adesso chi si accolla il fardello di aver sabotato la riforma del Porcellum? «Siamo venuti qui con all’ordine del giorno la legge elettorale – alza la voce il senatore Pd Giovanni Procacci – Apprendiamo invece che nemmeno oggi questa approda in Aula perché non c’è accordo. Chi ama vivere tra la gente, in questi giorni è stato letteralmente assalito da cittadini inviperiti e indignati con un Parlamento che in cinque anni non è stato capace di cambiare una vergognosa legge elettorale. Bene, come parlamentare non ho avuto la possibilità di discutere e di votare su questo provvedimento, perché le parti politiche non si sono accordate. Per questa ragione la legge non è mai venuta in Aula, che è come dire che il Parlamento è definitivamente subordinato agli accordi tra i partiti».

Per le reciproche accuse ci sarà tempo. La campagna elettorale è appena iniziata. Oggi è il giorno del dolore, come in ogni funerale che si rispetti. L’ex leghista Lorenzo Bodega partecipa alla celebrazione esprimendo «profondo disagio e grande amarezza». Meglio evitare polemiche. Il mancato accordo? «La Commissione Affari costituzionali non è la responsabile – difende i colleghi Chiti – Ha lavorato intensamente su questi temi ma non è stato possibile superare le difficoltà emerse (che, casomai, saranno da ricordare per il futuro), dovute alle divergenze, alle differenze politiche e alla fine della legislatura». Da Montecitorio il deputato Nello Formisano si unisce al cordoglio. «Come volevasi dimostrare. Al di la’ delle dichiarazioni di facciata, nessuno intendeva cambiare il Porcellum. E così è stato». Amen.