Quelli che senza Monti finirebbero fuori dal Parlamento

Quelli che senza Monti finirebbero fuori dal Parlamento

Montiani a loro insaputa. Si definiscono così, con spiccata autoironia, passeggiando per il Transatlantico. Mentre la seduta della Camera viene rinviata per l’ennesima volta, chiacchierano tra loro e si prendono in giro. «Ero montiano e non lo sapevo». «Anche tu con il professore?». Deputati, pidiellini, fanno parte di alcune delle correnti che domenica scorsa hanno dato vita a “Italia Popolare”. Se i loro referenti politici si sono improvvisamente scoperti fan del premier, per molti di loro non è così. E adesso rischiano anche la beffa. Montiani e mazziati. Al momento di compilare le liste, Berlusconi potrebbe tranquillamente depennarli.

I più sorpresi sono i parlamentari vicini a Gianni Alemanno. «La parte migliore degli ex An» racconta uno di loro. Con il governo tecnico non hanno mai avuto molto da spartire. Eppure oggi sono erroneamente additati come seguaci del professor Monti. «Le solite semplificazioni dei giornali». L’incontro del teatro Olimpico? Diversi quotidiani lo hanno presentato proprio come il vertice organizzato dal sindaco di Roma. A pagarne le spese sono loro. Finiti loro malgrado tra il premier e Berlusconi, si ritrovano con un piede fuori dalle liste. Questa sera il gruppo di deputati vicini ad Alemanno si incontrerà e qualcuno solleverà il problema. Ma non sono gli unici a rischiare la rielezione.

Il Cavaliere lo ripete da tempo. Nella prossima legislatura il partito cambierà profondamente. Fuori i vecchi eletti – salvo qualche conferma – dentro facce nuove. Esponenti della società civile, professionisti. Ma soprattutto, giovani. Nell’ultima ospitata tv – ieri sera su Rete4, prima di quella di stasera a Porta a Porta – ha assicurato che i prossimi gruppi parlamentari saranno composti da nuove leve. Basta dinosauri della politica. Ogni eletto si dovrà impegnare a non rimanere in carica per più di due legislature.

Purghe berlusconiane. Opportunamente mascherate. Proprio l’intenzione di svecchiare il partito garantisce il posto ai fedelissimi del Cavaliere. Anzi, alle fedelissime. Le amazzoni di Berlusconi sono anagraficamente candidabilissime. Meno, guarda caso, i dirigenti che hanno messo in discussione la sua rielezione. A partire dagli organizzatori dell’incontro di domenica scorsa. Alla Camera c’è chi non dispera. Non tutto è perduto. Resta la possibilità che alla fine Berlusconi si faccia davvero da parte. Magari per favorire un’alleanza con la Lega. In quel caso sarebbero loro – i dirigenti da sempre vicini al segretario Alfano – a fare la voce grossa nel Pdl. Per ora non sembra così.

La vicenda assume un tono paradossale. Ad essere ricompensati, questo il timore che gira in Transatlantico, potrebbero essere Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Quella sì, una fronda vera. Domenica i due pidiellini hanno raccolto oltre tremila persone all’Auditorium della Conciliazione. Un appuntamento – le primarie delle idee – per criticare il governo Monti, ma anche la ricandidatura di Berlusconi. In queste ore i due sono in contatto con Ignazio La Russa. Potrebbero entrare nel nuovo “Centrodestra nazionale”. Non tutti ci credono. «Vedrete che alla fine anche la Meloni e Crosetto saranno ricevuti da Berlusconi – spiega un deputato di lungo corso. Anche lui montiano inconsapevole – Loro saranno ricompensati con una manciata di seggi. Noi rimarremo fuori dal portone di Palazzo Grazioli». 

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