Signor presidente, apprezziamo che in questi giorni estremamente convulsi di fine
legislatura voglia preservare – come leggiamo sul Corriere della Sera – lo spirito di
terzietà che ha caratterizzato la sua esperienza di governo e in primis la sua persona. Un senatore a vita non può candidarsi alle elezioni, ella ha ricordato a fine novembre. Ma può del tutto legittimamente, come ella dichiara, ambire a chiarire e identificare un’agenda intorno alla quale il Paese possa osservare precisi vincoli in Europa e sui mercati, ma cambiare marcia per una crescita che a oggi è drammaticamente mancata.
È esattamente lo spirito con il quale, quattro mesi fa, abbiamo dato vita al nostro movimento, sulla base di dieci precisi punti programmatici: ridurre l’eccesso di debito con dismissioni pubbliche anziché per via fiscale; abbassare la spesa pubblica di 6 punti di Pil in 5 anni; abbassare la pressione fiscale di almeno 5 punti in 5 anni; procedere rapidamente con le liberalizzazioni; finanziare il sostegno a chi perde lavoro anziché tutelare aziende non più efficienti; subito una legge sui conflitti d’interesse; una organica riforma della giustizia; riorientare a favore di giovani e donne il welfare; ridare a scuola e università la funzione di ascensore sociale, introducendo dovunque il merito come criterio guida nella P.A; un vero federalismo dopo anni persi, sulla base di macroregioni e Comuni potenziati.
Noi non siamo interessati al confuso confronto in atto, su alleanze e liste che mettano insieme forze nuove e fresche con pezzi dei vecchi partiti alla ricerca di scialuppe. È un confronto che avviene oltretutto in un grande caos. Che è istituzionale: non si sa ancora la data del voto, e cresce per chi è fuori dal parlamento attuale la difficoltà delle procedure che i vecchi partiti non devono rispettare. Ed è anche politico: coloro che l’hanno sfiduciata, signor Presidente, sono oggi tra coloro che la invocano leader.
Siamo al contrario interessatissimi al confronto per un’agenda vera di priorità per rimettere in marcia l’Italia. E più che mai convinti che la società civile mostri segni inequivocabili di rifiuto delle vecchie logiche compositorie, che non danno alcuna importanza e attenzione alle scelte concrete. Solo persone credibili e unite su punti chiari proposti agli italiani, possono davvero cambiare il Paese.
Confidiamo che la nuova agenda per un’Italia diversa possa confrontarsi alla luce del sole, in modo che a tutti gli italiani sia chiaro chi sostiene che cosa. Un criterio che, da lei per primo in coerenza a quanto afferma, dovrebbe venire assai prima di chi sostiene chi.
I fondatori di Fermareildeclino:
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