Poche file, qualche discussione. A centinaia sono costretti a tornare a casa, dopo aver scoperto che la domanda di iscrizione sull’albo degli elettori non è stata accettata. A Roma la domenica del ballottaggio trascorre serena. Verso le 18.30 quasi tutti i seggi nei quartieri nord della Capitale sono deserti. Si aspetta l’ultima ondata di votanti, dovrebbe arrivare alla fine (le urne si chiudono alle 20). Ma i volontari che hanno passato la giornata ai gazebo possono tirare un sospiro di sollievo. «Dopo tutte le polemiche di questi giorni – racconta il presidente del seggio di Piazza Mazzini – eravamo un po’ preoccupati. Per fortuna è andato tutto bene». Zona Prati, questo è uno dei seggi più grandi della città. Qui votano 2.800 elettori. Alle 18 si erano presentati già in 2.100. «Ci sarà un piccolo calo rispetto al primo turno, ma è fisiologico». I dati rispecchiano quelli nazionali. In tutta Italia, alle 17.30 hanno votato al ballottaggio 2.300.000 elettori. Stando ai dati del coordinamento delle primarie di centrosinistra, rispetto a una settimana fa mancano all’appello in 150mila.
A Piazza Mazzini si vota per Bersani. Qui la nomenclatura del Partito democratico è di casa. In serata i volontari attendono Massimo D’Alema («Arriva alle 19» assicurano i bene informati). «Ma un’oretta fa è venuto a votare Nicola Zingaretti», raccontano al seggio. In Prati il segretario Pd ha chiuso il primo turno con il 44 per cento dei voti. Renzi si è fermato al 27 per cento. «Ma attenzione – continua il presidente del seggio – i renziani votano tutti all’ultimo». Colpa dell’età, spiegano i volontari più esperti. Gli elettori più giovani vanno al seggio la sera. I più anziani si sono già presentati nelle prime ore della mattinata.
In Prati, come altrove, qualcuno si è presentato al seggio senza la scheda elettorale. Molti l’hanno smarrita, qualcuno l’ha persino buttata. Non tutti sapevano che il tagliando ricevuto la scorsa settimana serviva per votare al ballottaggio. Quasi ovunque gli elettori più sbadati – spesso i più anziani – possono votare ugualmente. Dopo che gli scrutatori hanno verificato la loro presenza nelle liste degli elettori di domenica scorsa. Ecco la prima polemica. Nel primo pomeriggio il comitato renziano della Capitale si lamenta: «Nella maggior parte dei seggi romani il voto è iniziato con elenchi degli aventi diritto parziali, o addirittura mancanti. Perciò non è stato e non è possibile incrociare i dati dei cittadini che si presentano al seggio anche se dotati di certificato elettorale con la loro effettiva presenza nella lista, con l’evidente conseguenza che la platea elettorale non può essere certa».
Vigna Stelluti, zona Ponte Milvio. Anche qui in serata non ci sono code. Il quartiere è più sensibile al richiamo del sindaco di Firenze. Al primo turno l’ha spuntata Bersani, ma solo per 17 voti su oltre un migliaio di elettori. Uno degli ultimi a presentarsi al seggio è il deputato Pd Roberto Zaccaria. Approfittando dell’assenza di votanti, presidente e scrutatori si passano un vassoio di pasticcini. La giornata non è stata facilissima, almeno qui.
Tante persone sono state mandate via. Si sono presentate al seggio convinte di poter votare, ma non gli è stato permesso. Giovedì e venerdì oltre diecimila romani hanno invano chiesto al coordinamento provinciale di iscriversi al registro degli elettori. In assenza di una risposta, oggi molti di loro si sono presentati ai seggi. Davanti al rifiuto degli scrutatori, qualcuno si è lamentato. Anche con forza. A Vigna Stelluti questa mattina un signore ha alzato la voce. Si è infuriato. I volontari stavano per chiamare la polizia. «Era chiaramente un provocatore» ricordano i presenti. Non è stato l’unico. A ora di pranzo una giornalista Rai – «ma non scriva il mio nome» – si è allontanata visibilmente contrariata. «Non mi hanno fatto votare, ma io domenica scorsa ero malata». Qualcuno si sente preso in giro. Lei promette vendetta: «La storia non finisce qui».
Di tensione in tensione si arriva ai Parioli. Per il centrosinistra è un quartiere difficile. «Qui il Pd non ha mai vinto» ricorda il presidente del seggio di Piazza Euclide. Ieri notte il seggio delle primarie è stato distrutto. In mille pezzi gli arredi, qualcuno ha provato a dare fuoco al gazebo. «Questa è piazza Euclide» allarga le braccia uno dei volontari. Oggi tavoli e sedie li ha portati il presidente, da casa sua. Anche qui affluenza nella norma. Su 1.270 elettori alle 18.20 erano venuti a votare già in 1.100. È una delle rare zone renziane della città: al primo turno ha vinto il sindaco di Firenze. Uno dei pochissimi casi a Roma. Durante la giornata una trentina di persone è dovuta andare via senza poter votare. Molti avevano richiesto l’iscrizione all’albo degli elettori pochi giorni fa. Altri non sapevano neppure che fosse necessario iscriversi.
A Piazza Monteleone da Spoleto, zona Fleming, erano in tre. «Nessuno di loro si era mai registrato, non sapeva nulla delle polemiche sull’albo degli elettori» raccontano i volontari presenti. Una signora ferma tutti i giornalisti che passano per lamentarsi. «Io sono renziana. Sono venuta per votare, non mi è stato permesso». Perché non si è registrata domenica scorsa? «Avevo altri impegni. Nella vita ci sono cose più importanti delle primarie».