SIENA – C’era attesa, venerdì a Siena, per venire a capo di un’indagine che ha riguardato da vicino i vertici dell’Università, una delle istituzioni principali della città del Palio. Ma l’attesa è stata vana e la verità giudiziaria sulla validità delle procedure che portarono Angelo Riccaboni sulla poltrona di Rettore dell’Università è ancora lontana dall’essere ristabilita. Venerdì scorso, infatti, si è tenuta l’udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare per decidere l’eventuale rinvio a giudizio dei dieci indagati coinvolti nell’inchiesta sull’elezione del Rettore nel 2010.
Secondo l’accusa, gli scrutatori facenti parte della commissione non chiesero le generalità ai votanti e attestarono di conoscerli tutti personalmente. Perciò la Procura indagò i componenti della commissione per falso ideologico, e in dieci ora rischiano una pena da uno a sei anni di reclusione. Ma venerdì 14 dicembre è stato disposto il rinvio della decisione al 22 Febbraio e al 22 Marzo 2013, con le due date riservate rispettivamente agli indagati che sceglieranno il rito ordinario, e a coloro che opteranno per il rito abbreviato. Intanto Riccaboni resta in sella, dopo la contestata vittoria del 21 luglio 2010, quando fu eletto rettore dell’Università di Siena con 373 voti, contro i 357 del rettore uscente Silvano Focardi (28 schede bianche e 19 nulle).
Ma a minare le sorti di una delle colonne portanti del “groviglio armonioso” della città del Palio non c’è solo la questione dell’elezione del Rettore. Perché a Siena è successo anche che i professori denunciassero l’università, e il tribunale desse ragione a loro. Nel maggio 2010 l’Università tagliò il trattamento accessorio dello stipendio di 44 collaboratori esperti linguistici (Cel) per “mancanza di copertura”. Sfruttando la legge-Brunetta del 2009, l’università decurtò lo stipendio dei docenti del 60 per cento. Il Tribunale di Siena, però, ha stabilito che le nuove norme introdotte nel decreto legislativo 150 del 2009 (legge-Brunetta) non possono essere applicate fino a quando resteranno in vigore i vecchi contratti collettivi, bloccati dal precedente governo fino al 2014. Perciò il taglio dello stipendio dei professori è stato ritenuto nullo, poiché inapplicabile sul contratto collettivo.
Fatte salve le differenti posizioni dei singoli, dopo il taglio del trattamento accessorio dello stipendio approntato dall’ateneo, ciascun docente dovette rinunciare a 1.200 euro circa del proprio salario, che di colpo si attestò sugli 800 euro mensili. Da un giorno all’altro i professori furono costretti a ripensare il loro futuro accademico, e in alcuni casi si licenziarono per tornare nei rispettivi paesi d’origine, dai quali erano arrivati a Siena per insegnare in qualità di docenti madrelingua.
Tutti i 44 professori hanno presentato ricorso, e il Tribunale di Siena ha sempre condannato l’ateneo a pagare loro l’intera parte accessoria dello stipendio. Di recente, infatti, è giunta in ateneo l’ennesima notifica di un decreto ingiuntivo, con cui un collaboratore linguistico ha ottenuto il pagamento dell’intero stipendio fino ad agosto 2012, comprensivo dei tagli decisi a partire dal giugno 2010.
I collaboratori esperti linguistici (Cel) sono dei docenti madrelingua “esterni”, che svolgono un’attività di insegnamento delle lingue parallela a quella dei docenti di ruolo, i cosiddetti “ordinari”. Spesso il monte delle ore di insegnamento dei collaboratori esperti linguistici supera quello dei docenti ordinari, che limitano la loro attività a esami e corsi più specialistici, mentre i loro colleghi esterni seguono gli studenti più da vicino e lungo tutto l’anno accademico. Ma la decurtazione della parte accessoria dello stipendio non ha riguardato solo i Cel.
Si calcola infatti che siano quasi mille i dipendenti dell’Università di Siena che da due anni non ricevono parte del loro stipendio. Le categorie del personale coinvolte sono tre: B, C e D. Mentre, però, come confermato da fonti sindacali, tutti i 44 docenti coinvolti dai tagli hanno presentato ricorso, finora soltanto 400 dipendenti su mille appartenenti alle tre categorie si sono rivolti al Tribunale per vedere riconosciuti i loro diritti.
Per i docenti, invece, il ricorso in Tribunale ha rappresentato l’ultimo tentativo per cercare di dare continuità anche alla didattica universitaria. Come si può facilmente immaginare, la vertenza tra docenti e ateneo si è ripercossa sulla regolarità delle lezioni e degli esami, pur tenendo conto degli sforzi che gli stessi collaboratori hanno compiuto per evitare disservizi agli studenti.
Negli ultimi due anni, a partire dal maggio 2010, più volte gli esami per l’ottenimento delle certificazioni europee linguistiche sono stati in forse, a causa di rinvii delle lezioni per scioperi e proteste dei docenti (spesso solo paventati, in realtà) in prossimità delle date degli appelli. Tuttavia il clima di precarietà non ha riguardato solo i professori ma anche gli studenti, incerti sulla possibilità di sostenere gli esami, anche dopo aver seguito le lezioni per un anno intero, e per motivi indipendenti da loro.
Tuttavia, anche durante l’ultimo anno accademico la regolarità delle lezioni e degli appelli d’esame è stata grossomodo rispettata. Alcuni docenti, però, aspettano ancora l’esito delle loro vertenze, dal momento che non tutti si sono rivolti al tribunale nello stesso momento. Così, a Siena, regna ancora l’incertezza su chi insegnerà le lingue durante l’anno accademico inaugurato lo scorso 6 dicembre.