Portineria MilanoA Maroni interessa solo la Lombardia, pronto all’accordo con Berlusconi?

A Maroni interessa solo la Lombardia, pronto all’accordo con Berlusconi?

La Befana potrebbe portare alla Lega Nord un’alleanza con il Pdl e la possibilità che Silvio Berlusconi sia il candidato a capo della coalizione anti Mario Monti. Se nella calza ci sarà anche la candidatura del Cavaliere alla premiership resta al momento l’unico dubbio da chiarire. Nei continui stop & go tra Carroccio e pidiellini, è questa l’ultima indiscrezione che trapela alla vigilia dell’incontro tra lo stesso Cavaliere e Roberto Maroni, segretario federale e candidato in regione Lombardia. Quello che emerge nelle ultime ore è che l’accordo con i leghisti sia ormai lì a un passo, anche se Bobo – secondo chi l’ha sentito in giornata – continua a ripetere ai suoi che tutte le porte «rimangono aperte».

Sono però troppi gli indizi che portano a dire che la Lega riproporrà alle prossime elezioni regionali e nazionali lo stesso schema del 1994 e del 2001: l’asse del Nord è pronto a riformarsi. Ma gli effetti sull’elettorato leghista potrebbero essere devastanti, in particolare in Veneto dove il sindaco di Verona Flavio Tosi ha sempre remato contro un’alleanza con il Cavaliere. Tuttavia tra le paure di Maroni di queste ore è che, dovesse perdere in Lombardia con una corsa solitaria, i veneti potrebbero lanciare appunto un’opa sulla segreteria federale. 

Sabato 5 gennaio, quindi, passa alla storia come il giorno che getta le fondamenta del nuovo accordo tra Berlusconi e Lega. È stata una giornata simile a quella di un giro sulle montagne russe. Di prima mattina, alla lettura dei giornali, l’impressione era di una Lega Nord ancora ferma sulle posizioni degli ultimi mesi, con un secco no a un alleanza con il Pdl, in particolare con Berlusconi candidato alla presidenza del Consiglio. Ma durante la videochat del Corriere della Sera, è stato proprio il Cavaliere a smentire questa impressione. «La Lega non chiede un premier diverso da me».

Nel giro di pochi minuti iniziano a partire le telefonate tra via Bellerio e Gemonio, a casa di Umberto Bossi, dove il Senatùr sta mangiando insieme con Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, ma nessun leghista smentisce quanto detto dal Cavaliere. Anzi, Maroni decide di twittare una frase emblematica: «Monti è il nemico del Nord, impedirgli di tornare al governo è un imperativo categorico per noi. Chi è contro Monti è alleato della Lega». In pratica, la interpretano in molti tra i leghisti e osservatori politici, siamo pronti al sacrificio pur di conquistare la regione Lombardia: basta l’antimontismo a unire le due anime. Ma in cosa consiste il sacrificio? Allearsi con Berlusconi oppure continuare a trattare su un altro candidato premier? 

Qui le voci sono discordanti. Molti dirigenti leghisti mantengono un silenzio stampa surreale per tutta la giornata. Ma si sfogano sui sociali network. Come Matteo Salvini, segretario nazionale lombardo della Lega Nord, che intorno alle 15 regala ai suoi amici su Facebook un papiro dove dice soprattutto questo: «Ho fiducia in Maroni, ho fiducia in Voi. Io ho dato alla Lega ma ho avuto sicuramente di più, e mai ho pensato di cambiare Idea o Movimento». Sembra, secondo fonti di via Bellerio, l’inizio per far digerire una pillola amara ai militanti. E poi c’è anche Igor Iezzi, segretario provinciale a Milano, che sempre su Facebook scrive: «Io voto e voterò Lega. Sempre. A prescindere». Nel senso, anche con Berlusconi.

Il motivo dell’accordo, che deve ancora essere limato sui contenuti e sui programmi, sta tutto nella gara per la Lombardia. Maroni è rimasto molto impressionato da un sondaggio di Scenari Politici che dà il centrodestra, Lega insieme con il Pdl, sopra il 40% in Lombardia. L’intesa, in pratica, spazzerebbe via in un sol colpo, secondo la rilevazione, tutte le speranze di Umberto Ambrosoli, il giovane avvocato appoggiato dal Partito Democratico e da fette della sinistra lombarda. Ma i sondaggi sono sondaggi. E non è un caso che a fine serata sia stato ancora una volta il Cavaliere ad alzare la voce. «Se la Lega va da sola cadono le giunte di Veneto e Piemonte».

È una minaccia, quella del Cavaliere, che a molti appare strana dopo le parole durante la videochat. L’impressione è che ci sia stato uno stop all’accordo. Per questo motivo, anche a tarda sera, c’è chi dice che tutto sia ancora in equilibrio: «50 e 50». Ma c’è sempre un punto stabile: è la Lombardia l’unica cosa che importa al segretario federale. La scalata del Pirellone, sostengono i sostenitori del patto dentro Bellerio, potrebbe ridare slancio all’operato di Maroni e alla buona amministrazione della Lega. Eppure è tutto ancora avvolto nell’incertezze più generale.

Non è chiaro quanto la Lega potrebbe perdere, in particolare a livello delle regioni del Nord, con un nuovo accordo con il Cavaliere. Per questo motivo, sul premier della coalizione anti Monti, c’è ancora spazio per trattare. L’ipotesi che sia Giulio Tremonti il candidato viene data da molti come improbabile. Ma comunque c’è ancora una possibilità. Proprio l’ex numero uno di via XX settembre lo ha detto durante la trasmissione In Onda di Luca Telese e Nicola Porro: «lo devono decidere i segretari, io sono disponibile». A Gemonio, durante il pranzo tra Giorgetti, Bossi e Calderoli se ne sarebbe parlato. Maroni avrebbe fatto solo una telefonata, rimandando al giorno della Befana la chiusura della quadra con il Cavaliere. Ma qualche maroniano di ferro già lo fa intendere: «Moriremo berlusconiani»