«Quando Nichi Vendola mi ha chiesto di prendere parte a questo nuovo progetto, ho fatto una scelta di responsabilità». È in viaggio Laura Boldrini, ex portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, quando viene raggiunta telefonicamente da Linkiesta. «La gente mi dice: per quale motivo fai campagna elettorale per tutto lo stivale? Sei capolista…». Ma lei spiega che ogni giorno cerca di fare più incontri possibili con il mondo del lavoro, dell’università, delle associazioni di volontariato perché «credo sia il modo più efficace per migliorare la politica». In tanti, in virtù della sua esperienza internazionale, la quotano come possibile sottosegretario agli esteri di un governo Bersani. Ma lei rilancia: « Io direi che la prima cosa è iniziare a vincere le elezioni e solo con la coalizione di centrosinistra».
Dott.essa Boldrini perché ha scelto di candidarsi con SeL?
Perché SeL in questi anni in cui i diritti sono stati messi all’angolo ha alzato la voce e si è fatto carico dei diritti delle minoranze, di chi non vota, e dei rifugiati. Mi sembrava coerente accettare perché è in sintonia con i temi di cui mi occupo. Quindi quando Nichi Vendola mi ha chiesto di prendere parte a questo nuovo progetto io ho pensato di non avere molta scelta: o continuavo a lamentarmi e ad indignarmi della politica, oppure avevo l’opportunità per cambiare le cose realmente nel mio Paese, e, sopratutto, per il mio Paese. È questo si può fare soltanto con la coalizione di centrosinistra. È stata una scelta di responsabilità.
E perché si ritrova capolista in Sicilia e nelle Marche?
L’ho voluto io. Nelle Marche sono nata e cresciuta. Sono nata a Macerata, ma poi ho vissuto a Iesi. È qui che che ho imparato i valori che mi hanno accompagnato nella vita. E in Sicilia perché negli ultimi dieci anni ho maturato le mie consapevolezze.
A questo punto l’intervista si interrompe perché Boldrini sta viaggiando in treno, ed in alcuni punti il cellulare non ha campo. L’intervista riprenderà quando Laura Boldrini, in tour elettorale, arriverà alla stazione di Foligno.«La viabilità in questo Paese è una di quelle cose da rivedere. Noi dobbiamo rafforzare la rete ferroviaria».
Ricominciamo?
Sì, eccomi.
Lei si candida in Sicilia come capolista di SeL alla Camera. La Sicilia è una terra dalle molteplice potenzialità, e potrebbe essere una regione cerniera fra il Mediterraneo e l’Europa. Come?
Guardi, la realtà siciliana è una realtà molto complessa. Vede, l’immigrazione non è una questione solo nazionale. Penso che la Sicilia abbia un ruolo cruciale per la posizione geografica. Oggi bisogna rilanciare un ruolo primario nei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo, nel collaborare con i paesi che hanno vissuto la primavera araba per rafforzare il processo di democratizzazione che è ancora in corso. Perché non è attraverso i conflitti che si creano i rapporti. Ad esempio, una figura come quella di Gheddafi ha tenuto il suo paese 40 anni sotto il giogo. E Berlusconi gli ha baciato la mano. Però poi gli abbiamo fatto la guerra. Questo trasformismo così cinico non è presupposto di credibilità. Ecco la Sicilia potrebbe svolgere un ruolo importante che oggi non svolge. E tutto ciò si vede anche dalle infrastrutture che non sono adeguate.
E quindi?
La Sicilia, con un governo che abbia anche credibilità, sarà la regione che avrà più benefici. Per questo motivo ci vuole un governo di centrosinistra. Oggi, lo sottolinei bene, la vera e sola alternativa alle destre è l’alleanza Pd-SeL.
L’intervista si interrompe un’altra volta perché «mò pago una bottiglietta d’acqua e mi avvicino al binario, così poi possiamo riprendere». Passano all’incirca dieci minuti.E si ricomincia.
Pronto dott.essa Boldrini possiamo continuare?
Sì, eccomi.
In caso di vittoria della compagine di centrosinistra le hanno già proposto un ruolo di governo. Ad esempio, un sottosegretariato come quello degli Esteri?
Io direi che la prima cosa è iniziare a vincere le elezioni con la coalizione di centrosinistra. Poi verrà fatto un governo, un governo nella quale le scelte verranno fatte sulla base della competenze e delle qualità. E nel centrosinistra ci sono persone che hanno degli ottimi profili. Perché questa è la cifra che differenzia il centrosinistra. Ad ogni modo io non metto il carro davanti ai buoi.
Lei è una donna, ed è capolista sia in Sicilia che nelle Marche. Nelle liste del centrosinistra ci sono parecchie donne, circa il 50%. Cosa pensa sul ruolo della donna nella società italiana? E sopratutto quali sono le politiche che vorrebbe adottare in materia?
Penso che un vero cambiamento ci sarà quando alla donna verrà dato quel ruolo che merita a partire dalle istituzioni. È solo rivalutando la figura della donna, che in questi anni di berlusconismo è stata svilita, che può ripartire il nostro Paese. Le multinazionali in Italia fanno pubblicità diverse da come le fanno nel resto del mondo. In Italia qualsiasi prodotto, dalle auto allo yogurt, viene pubblicizzato attraverso il corpo della donne. E da questa immagine alla violenza il passo è breve. Ecco in questo ambito bisogna agire lungo tre direttrici: un piano per l’occupazione femminile, rafforzare il welfare, e potenziare le strutture come i consultori, i centri antiviolenza, e le case rifugio.
E invece in materia di politiche migratorie come bisognerebbe agire?
Penso che tutta la materia migratoria vada ripensata. Se vogliamo essere al passo con l’Europa la migrazione va considerata come un elemento di sviluppo anche del nostro Paese. Il doppio binario, noi e loro, danneggia tutti e fa dell’Italia un paese arretrato. Chi nasce, studia, lavora, paga le tasse in Italia, deve essere considerato italiano. Dunque bisogna rivedere la legge sulla cittadinanza, e riconsiderare l’intero impianto normativo sulla migrazione. Io parto da una visione che esce dai confini nazionali, una visione comparata con quella di altre realtà. E penso che oggi l’Italia abbia tutte le carte in regola, se ben rappresentata nelle istituzioni, per avere una propria dimensione sui temi dell’immigrazione. Anche grazie al suo passato di cui bisogna tener viva la memoria
(Laura Boldrini, classe ’61, di origini marchigiane. Giornalista, cura un blog su repubblica.it e sull’Huffington post. È stata portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Per oltre 24 anni ha lavorato in diverse agenzie dell’Onu. Tra i tanti riconoscimenti nel 1999 medaglia ufficiale della Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, e nel 2004 cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. A Linkiesta confida:«Il mio lavoro mi piaceva, era bello, appassionante, e ben retribuito»)
@GiuseppeFalci