Ci sono tanti Corona in giro, perché in galera ci va solo lui?

Ci sono tanti Corona in giro, perché in galera ci va solo lui?

Qualcosa non convince nella condanna definitiva a cinque anni inflitta a Fabrizio Corona, che non è una mammoletta né il protagonista di un clamoroso errore giudiziario. Corona andrà giustamente in carcere. Ben tre collegi si sono espressi nella stessa direzione: estorsione aggravata, un reato odioso, significa sostanzialmente che stai ricattando qualcuno attraverso un meccanismo che potrebbe rovinargli la vita. In questo caso delle foto, in cui il protagonista, l’ex giocatore della Juventus, Trezeguet, era in compagnia di una donna. Discussioni da questo punto di vista, dunque, non ve ne sono. Peraltro, già in altra occasione analoga, il nostro agente fotografico è stato condannato a un anno e cinque mesi per scatti che riguardavano i giocatori Adriano e Coco.

Anche se cinque anni sono molti, non è il carico della pena che ci porta a discutere, peraltro aumentata in Corte d’Appello rispetto ai 3 anni e quattro mesi del primo giudizio e adesso confermata dalla Cassazione. Ciò che non convince di tutta la storia è che questa tipologia di reato, applicata a Fabrizio Corona, assume quasi la fisionomia di un “unicum”, di un reato ad personam, quando invece in quel suo mondo di riferimento, certi comportamenti hanno sostanzialmente valore di «sistema».

Restiamo convinti che anche altri soggetti mettano in atto quei meccanismi che nei suoi confronti sono stati considerati ricattatori da più corti di giustizia, che agiscano come lui in quel mondo delle persone famose, dei cosiddetti vip, che da scatti compromettenti potrebbero avere carriere troncate o comunque compromesse.

Sapete tutti che esistono persone espressamente legate a grandi aziende, che fanno un lavoro molto particolare e delicato: curano l’immagine dei personaggi più in vista, e in certi frangenti, quando sentono puzza di bruciato, si occupano esattamente di “ripulire” il mercato da certi scatti che potrebbero compromettere il buon nome della famiglia.

È un lavoro – questo – perfettamente legale, e naturalmente all’interno del recinto delle leggi vigenti, ma forse c’è da porsi una domanda: si possono considerare dei galantuomini anche coloro i quali si presentano da questi mediatori d’azienda, raccontando che hanno in mano scatti particolarmente “caldi”, e producendo nella controparte un evidente stato di fibrillazione (che si allarga o si comprime a seconda della portata delle foto)?

Questi signori lo fanno, secondo voi, per pura filantropia, per un innato amore degli altri, oppure è una pratica invalsa in un certo mondo dorato? Non sono forse anche loro dei Corona, non agiscono con le stesse modalità, non emerge forse un quadro vagamente ricattatorio in certi comportamenti, visto che spesso questi uomini immagine ritirano gli scatti a suon di bigliettoni? 

Giusto per fare un esempio che tutti conoscono, se vogliamo il più discusso di questi anni, cioè Silvio Berlusconi. Ebbene, tutti sanno che sull’immagine del Cavaliere ha vegliato da sempre una persona elegante e composta, la sua silenziosissima ombra sul piano dell’immagine e della comunicazione. Sua e di tutta la sua famiglia per molti anni: la signora Mity Simonetto.

Se qualcuno avesse mai avuto qualche foto compromettente intorno alla galassia del Cavaliere – e c’è da credere che nel tempo ci sia anche stato – si sarebbe presentato certamente da lei. E probabilmente ne sarebbe nata una trattativa. Il fatto che le persone poi trovino un’intesa, non significa che tutte e due abbiano potuto contare su uno stato di equilibrio condiviso: una era evidentemente in posizione di forza, l’altra di estrema debolezza. Proprio la metodologia che ha spinto i giudici a condannare Corona.

Se ci pensate bene, il meccanismo è esattamente lo stesso. Io fotografo, che vengo in possesso di materiale che scotta, ho davanti a me due strade: posso battere quella che porta a un giornale, facendomi pagare lautamente il servizio (anche in questo caso ci sono giornali che “ritirano” il servizio incriminato per conto di un committente), oppure presentarmi direttamente alla fonte, calando il mio asso di briscola. In quel momento, è del tutto chiaro che l’uomo-comunicazione, se le foto sono effettivamente “pesanti”, è in assoluta debolezza e ha scarsissimi margini di trattativa. In una parola, si può dire che è quasi sotto ricatto e se non sotto ricatto, almeno sotto schiaffo.

E dunque cosa cambia rispetto alla vicenda Corona? 

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