Conti svizzeri e scandali, Rajoy e il suo partito tremano

Conti svizzeri e scandali, Rajoy e il suo partito tremano

MADRID – Conti in Svizzera, fondi occulti, pagamento in nero e persino l’onta del riciclaggio di capitali. Uno degli scandali più gravi della storia democratica spagnola sta investendo come un treno in corsa l’ex tesoriere del Partido Popular, Luis Bárcenas, che sembra però intenzionato a non cadere solo. Le accuse si diramano fino alla cupola del partito, dove il Presidente Rajoy sta cercando disperatamente di tirarsi fuori dal caso. Ma il quotidiano El País pubblica in esclusiva i quaderni della contabilità segreta del partito, in cui il nome del presidente compare ripetutamente nero su bianco. 

Dopo un anno come presidente del governo, Mariano Rajoy pensava di aver superato le prove più difficili del suo mandato. Evitato per miracolo il bailout e con la pressione dei mercati che finalmente si è attenuata sui bonos dello Stato, è uno scandalo interno del suo partito che apre un fronte inaspettato. La magistratura ha infatti denunciato un conto in Svizzera a nome di Luis Bárcenas, con depositi pari a ventidue milioni di euro. L’ex tesoriere, imputato dal 2009 nel cosiddetto caso Gürtel, una ragnatela di corruzione che coinvolge diversi livelli dell’amministrazione locale e regionale in cui governa il Pp, era stato formalmente allontanato dalle proprie funzioni da Rajoy nel 2010.

La nuova segretaria del partito, l’astro nascente María Dolores de Cospedal, meglio nota come la signora dei tagli e paragonata dalla stampa britannica a Margaret Thatcher per il suo piglio deciso, aveva avuto il compito di dirigere la commissione interna che avrebbe depurato il partito dalle mele marce. Ma evidentemente la pulizia promessa non deve essere stata un successo, dato che, come si è appreso in questi giorni, lo stesso Bárcenas conservava il proprio ufficio nella sede centrale del Partido Popular, dove si comportava come se nulla fosse successo.
Una volta emersa l’imputazione per reati fiscali derivanti dal conto in Svizzera, con l’aggravante di un possibile riciclaggio di capitali, l’ex tesoriere del Pp, per voce dei suoi avvocati, aveva fatto sapere che si trattava di fondi provenienti da alcuni clienti di cui era assistente finanziario e che pertanto non gli appartenevano direttamente. Sebbene di per sé si tratti di un illecito, l’amnistia fiscale, approvata lo scorso marzo dal governo Rajoy, gli offriva un’opportunità di salvezza.

Ma il vero scandalo doveva però ancora esplodere ed è giunto dalle colonne del quotidiano El mundo, un giornale peraltro tradizionalmente vicino al centro destra. Secondo “fonti interne della direzione nazionale del Pp” è emerso che per anni diversi esponenti di primo piano del partito avrebbero ricevuto soldi in nero da Bárcenas. Non essendo precisati né i nomi dei presunti beneficiari, né quelli degli informatori, all’interno del Partido Popular si era aperta una vera caccia alle streghe, con interviste e dichiarazioni dei più in cui ognuno rivendica soprattutto il proprio “se è vero, io non c’entro e non lo sapevo”. Un ex deputato del partito. Jorge Trías Sagnier, è stato il primo a uscire allo scoperto confermando invece al quotidiano El País che quella dei fondi neri ai dirigenti era una pratica abituale. Lo stesso quotidiano ha infine filtrato in esclusiva le foto dei quaderni della contabilità segreta del partito. Da un lato, nella colonna delle entrate, figurano i nomi delle principali imprese costruttrici del Paese, protagoniste di quella bolla immobiliare il cui impulso fu dato proprio dal Partido Popular nel 1997, con la legge che liberalizzava i terreni edificabili.

Ma soprattutto, dal lato delle uscite, i nomi dei principali membri del partito, tra cui, ripetutamente, il proprio Mariano Rajoy. Il finanziamento illecito e la sua gestione segreta sarebbero andati avanti dal 1999 al 2009. Tra i nomi figurano quello della segretaria Dolores de Cospedal, che ha immediatamente smentito di aver ricevuto pagamenti in nero. Interpellato da El país, Rajoy non ha invece rilasciato dichiarazioni.
A peggiorare la cattiva gestione dello scandalo sono arrivate le notizie delle ingerenze di alcuni dirigenti del Pp durante la trasmissione televisiva “El gran debate”, un talk show dell’emittente Telecinco, di proprietà di Mediaset. La redazione ha ricevuto in diretta un sms in cui si minacciavano azioni legali contro le informazioni e i commenti trasmessi durante il programma, così come ha confermato il giornalista Jordi González. L’ex presidente del governo, José María Aznar, ha inoltre denunciato El País per diffamazione.
L’immagine del partito di governo, già fortemente compromessa dai durissimi tagli imposti dal rigore – l’ultimo episodio celebre è la chiusura di quattro unità di pronto soccorso e diversi centri di attenzione medica primaria nella regione di Castilla La Mancha, presieduta dalla stessa Cospedal – potrebbe essere definitivamente compromessa da questo scandalo.

La sede storica del Pp, nella madrileña calle Génova, è già stata presa d’assalto da gruppi di cittadini che spontaneamente si sono radunati per reclamare la verità sul caso Gürtel, i 22 milioni di euro in Svizzera e soprattutto il finanziamento illecito. “I soldi c’erano, ce li aveva il tesoriere” è la frase che si sta convertendo nel germe di una protesta che potrebbe dilagare nella popolazione. Le politiche di austerità sono già di per sé difficili da digerire ma i sospetti di corruzione potrebbero distruggere la credibilità del governo che le porta avanti “per il bene della Spagna”, come ripete ormai da mesi un sempre più assediato Rajoy.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter