Devolvere lo stipendio da parlamentare è una promessa per raccogliere voti?

Devolvere lo stipendio da parlamentare è una promessa per raccogliere voti?

Non avevo intenzione di commentare pubblicamente la candidatura di Davide Mattiello della Fondazione Benvenuti in Italia nelle liste del PD. Ma leggere stamattina l’articolo dello Spiffero (giornale discutibile per stile e toni, ma che non sempre scrive cose false) su questo argomento mi ha sollecitato a scrivere qualcosa, con lo spirito dell’elettore che si fa delle domande, per quanto impopolari. Senza entrare nel merito di quanto sollevato dal giornalista dello Spiffero, dirò cosa penso in generale a partire da due questioni, stipendi e temi.

Leggere che lo stipendio di questo deputato – che verrà certamente eletto e non “forse”, come lascia intendere nella presentazione sul sito, perché sa che la legge elettorale da lui stesso criticata gli dà una ghiotta opportunità – finirà non a lui, se non in parte, ma al “movimento”, con cui, salvo prova contraria, s’intendono le associazioni da lui fondate, ossia Acmos, Fondazione Benvenuti in Italia e Libera Piemonte (di cui, nonostante le dimissioni, resta, con pochissimi altri, ai vertici, continuando ad avere potere decisionale su tutto) è in apparenza cosa nobile ma….

Un conto è fare questo “generoso” gesto in via privata dopo essere stato eletto, un conto è renderlo pubblico in campagna elettorale, strumentalizzando così il “movimento” (su questo avevo già espresso un veloce parere, perchè una promessa del genere è stata fatta anche da Gabriella Stramaccioni, ex coordinatrice nazionale di Libera candidata con Rivoluzione Civile). Ovviamente questa mossa attira voti dal bacino interno. E gli altri elettori? Da elettrice piemontese (del PD evidentemente), sapendolo prima, mi viene un dubbio: desidero davvero “istituzionalizzare” un certo ammontare di finanziamento pubblico mensile a queste, certamente nobili, associazioni, sapendo come vengono usati tali fondi, e cioè in buona parte per il personale (come sa chi ci ha lavorato e ha chiesto i fantomatici fondi pubblici menzionati nell’articolo dello Spiffero)? Allora, mi fa piacere che questo stipendio elettorale serva a mantenere queste persone – oltre al resto delle sacrosante attività? E se tutti i candidati facessero così, promettendo stipendi alle proprie associazioni? E cosa accadrebbe se tali associazioni diventassero dipendenti da questo genere di sovvenzionamenti? Manterrebbero il loro spirito libero, trattandosi (almeno in questo caso) di associazioni apartitiche? Non si tratterebbe in un certo senso di clientelismo?

Si parla inoltre di lavoro in questa campagna elettorale, stando alle prime interviste, anche perché ad aver favorito la candidatura di Davide Mattiello è stato – tra gli altri – Cesare Damiano. I due hanno collaborato da vicino nell’ultimo anno grazie al lavoro della Fondazione Benvenuti in Italia e di Lavoro e Welfare. Allora se i soldi pubblici dello stipendio di Mattiello finiranno al “movimento”, quindi ad Acmos (le altre sono collegate, e le persone coinvolte le stesse), e se si fa campagna elettorale sul tema del lavoro con slogan forti contro lo sfruttamento, si deve sapere perlomeno come Acmos tratta i suoi lavoratori, in particolare i più giovani, perchè i fondatori, per quanto pagati con stipendi magri, sono strutturati: in condizioni più che precarie, sottopagati, con orari indicativi di impegno e una flessibilità che sfora sempre nel tempo libero e privato, senza ferie e anzi, per chi è ai primi anni di gavetta, con buchi contrattuali nei mesi estivi.

Vorrei che chi parlasse di lavoro sentisse profondamente cosa vuol dire vivere precari tutta la vita. Senza una retribuzione equa per il lavoro prestato, senza pensione, senza TFR, senza nessun diritto e solo il dovere di farsi spremere anche il sabato e domenica, a seconda dell’occorrenza, e talvolta senza alcun riconoscimento e la frustrazione di fare l’impiegato a vita pur avendo un cv migliore di chi ti minaccia dall’alto con la spada di Damocle. Queste cose non le ho mai nascoste e ho avuto modo di parlarne anche in un convegno pubblico a Boves questa estate.

Mi scuso con Davide, e ora mi rivolgo direttamente a lui, ma non posso esimermi da queste riflessioni ora che sei un personaggio pubblico, un politico inserito nella lista che dovrò votare “per forza” se continuerò a votare PD, ed è giusto che pubblicamente tu risponda. Scrivo tutto questo indipendentemente dalla mia esperienza personale in questo ambiente, guidata dalla forte passione che ho sempre avuto per le questioni relative ai rapporti tra associazionismo e politica.

Detto questo, mi auguro e ti chiedo, Davide, come elettrice, di impegnarti nelle battaglie che hai fronteggiato finora, soprattutto nell’ultimo anno, con la Fondazione: tra queste, la prioritaria modifica della legge elettorale, vero banco di prova per uomini liberi in Parlamento, e la previsione di un sistema di incentivi e tutele che consentano alla mia generazione di tornare a lavorare perché è un piacere, un dovere e un diritto, e non un favore, a cui sottostare senza condizioni di sorta.

*dal blog: Lullaby

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