«Because we love making movies!», grida Quentin Tarantino nel video con scene di backstage che pubblichiamo in esclusiva su Linkiesta.
«And we love you, Quentin!», verrebbe da rispondergli dopo aver visto Django Unchained. Perché si tratta ancora una volta di un film meraviglioso, eccitante, divertente, indimenticabile, come solo Tarantino li sa realizzare. È un western, ma anche una storia d’amore, è violento e splatter, ma anche poetico e romantico, è un serissimo manifesto contro ogni razzismo, ma anche una commedia con momenti esilaranti (e del resto non c’è niente di più efficace del sarcasmo per demolire realtà orrende, come ad esempio il Ku Klux Klan).
Ed è anche un concentrato di invenzioni, di intelligenza, di ironia e di gioia. Nel senso che avverti tutto il divertimento a cui regista, attori e troupe si sono abbandonati nel girare ogni singola scena, ed è un divertimento contagioso e travolgente anche per lo spettatore.
I personaggi principali sono costruiti in modo impeccabile sia attraverso la sceneggiatura sia grazie agli interpreti: Jamie Foxx è un potentissimo Django Freeman, lo schiavo che viene liberato da un cacciatore di taglie tedesco e che, da allora, ha come unico scopo quello di ritrovare la sua sposa Broomhilda per rendere libera anche lei, come una sorta di Sigfrido nero proiettato nell’America schiavista del 1830. Un personaggio da caderci innamorata all’istante, e non solo per la sua bellezza così virile.
Christoph Waltz è King Schultz, il cacciatore di taglie che disprezza la schiavitù, spietato con i cattivi, ma romantico, dolce e sensibile con chi merita rispetto e felicità. Un personaggio indimenticabile, che parla come un letterato anche se vive in un mondo di zotici, tanto nobile e intelligente da caderci innamorata all’istante pure di lui.
Poi c’è Leonardo Di Caprio, di cui si è innamorate per definizione, che interpreta il cattivissimo schiavista e possidente Calvin Candie, un uomo del passato, quindi, reso ottuso dalla propria arroganza e infatti destinato a soccombere nonostante il suo enorme potere. Anche i personaggi secondari, però, sono lo specchio della genialità di Tarantino. Per ognuno di loro, infatti, il regista si è inventato un dettaglio fisico, un tic, un modo di fare che li rende speciali, necessari, elementi fondamentali per la ricchezza del film, anche se magari restano in scena pochi secondi.
Come in tutti i suoi film, anche qui Tarantino se la gode con le citazioni, che però questa volta mescolano cultura altissima (da Shakespeare alla leggenda di Sigfrido) con i suoi amati b-movie e con il genere western, dal classico americano a quello di Sergio Leone. Il risultato è un affresco perfetto, stupefacente, mai fastidioso, mai compiaciuto né esagerato.
«Lavorare con Tarantino è come assaporare il pasto più grandioso della vita e non volersi perdere neanche un solo boccone», dice uno degli attori del film nel video che vi presentiamo. Bene, si può dire lo stesso di chi guarda Django Unchained: man mano che procede il film, quasi tre ore che volano via, ti accorgi che la tua attenzione continua a crescere perché non vuoi perderti nemmeno un dettaglio, nemmeno una delle sorprendenti invenzioni che il regista dissemina qui e là. E quando il film finisce, scopri che hai ancora fame.
Ecco il video