Fornero, salvezza degli stagisti in mano alle Regioni

Fornero, salvezza degli stagisti in mano alle Regioni

La rivoluzione tanto attesa dalla “repubblica degli stagisti” forse non ci sarà. Le linee guida stilate dal ministero del Lavoro sono per il momento molto vaghe. Due i punti chiave che potrebbero far gridare alla vittoria un popolo di mezzo milione di tirocinanti. Primo: la «congrua indennità», fissata con un compenso minimo di 400 euro al mese. Secondo: la durata, che non potrà superare i sei mesi per gli stage formativi e di orientamento, e un anno per quelli di inserimento. Due nodi che dovranno però esser vagliati dalla Conferenza Stato-Regioni convocata per il prossimo giovedì. La patata bollente, poi, passerà alle Regioni. «E chissà quanto si dovrà aspettare ancora per avere delle leggi ad hoc», dice Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti. Sempre che le Regioni decidano di legiferare in materia. E senza contare che dalle linee guida vengono esclusi gli stage curriculari, circa la metà di quelli sottoscritti ogni anno.

Ma andiamo per ordine. Come scritto nella sentenza della Corte Costituzionale dell’11 dicembre scorso, dovranno essere le Regioni e non lo Stato a tradurre in legge le linee guida sugli stage. Questo significa che perché le indicazioni del ministero del Lavoro diventino legge ci sarà bisogno che ciascuna regione elabori e approvi una legge ad hoc. Con tempi e modalità difficili da prevedere. Le «linee guida» sono semplici “standard minimi di riferimento” e quindi non sono vincolanti per le imprese, almeno fino a quando non saranno recepite dalle singole Regioni. «La parte più cara a tutti i giovani italiani, e cioè l’introduzione dell’obbligo di un compenso minimo agli stagisti», continua Voltolina, «resterà sulla carta ancora per lungo tempo e rischia di diventare lettera morta». 

Per ora, insomma, «ci sono solo tanti buoni propositi». Troppo presto per dire addio allo stage gratis in azienda. Tanto più che fuori dal cappello della riforma Fornero restano tutti gli stage curriculari attivati da scuole, università e corsi di formazione e anche i periodi di pratica professionale e i tirocini previsti per l’accesso alle professioni con un ordine. Su circa 500mila stage all’anno (di cui circa 300mila nelle aziende private, secondo i dati del rapporto Excelsior di Unioncamere), quelli curriculari sono più o meno la metà. «Di fatto», prosegue Eleonora Voltolina, «le linee guida della riforma Fornero coprono solo la metà degli stagisti italiani». E cioè, «gli stage attivati dai centri per l’impiego e dai soggetti promotori in forma extracurriculare». Un esempio? «Se hai finito la triennale e non sei ancora iscritto alla specialistica, l’università può farsi promotore di uno stage extracurriculare». Altrimenti, sei fuori.

Le linee guida targate Fornero definiscono anzitutto le tipologie di stage utilizzabili e la loro durata: sei mesi per quelli formativi (da fare entro 12 mesi dal conseguimento del titolo di studio), 12 mesi per quelli di inserimento lavorativo, fino 24 mesi per quelli destinati a disabili e immigrati. Novità significative sono quelle che vietano alle aziende di realizzare più di un tirocinio con lo stesso stagista e quelle che non permettono gli stage per mansioni di basso profilo. Sul fronte dei numeri, le linee guida demandano la decisione ancora una volta alle leggi regionali, suggerendo che per le realtà «fino a 5 dipendenti» venga posto il limite massimo di un tirocinante alla volta e che per quelle con «tra 6 e 20 dipendenti» il limite sia due.

Quello che preoccupa, però, è soprattutto la lunga gestazione che dovranno ancora affrontare le nuove regole. «Il rischio è che le Regioni, che hanno il potere di legiferare in materia, invece non lo facciano, generando di fatto una situazione di vacatio legis», dice Eleonora Voltolina. Cosa, per altro, già accaduta negli anni scorsi. Nel 2005 la Corte Costituzionale aveva dichiarato la competenza esclusiva delle Regioni in materia di stage, ma solo quelli estivi. In quel caso, però, solo una minoranza di regioni ha dato vita a una normativa regionale. Secondo il monitoraggio di Adapt, l’associazione per gli studi internazionali sul diritto del lavoro, a oggi otto regioni hanno prodotto una legge (Abruzzo, Friuli, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Trento e Veneto) e sei hanno una normativa incompleta (Bolzano, Campania, Emilia, Lazio, Molise e Sicilia). Per le altre sette, il vuoto. 

La sentenza dello scorso dicembre, poi, ha allargato il raggio d’azione delle Regioni a tutti i tirocini. E per questo «ci sono le regioni che hanno mostrato sempre attenzione a questo tema, come il Veneto, l’Emilia Romagna o la Puglia. Altre che invece mi preoccupano, come la Calabria e la Lombardia». Quest’ultima, in particolare, rappresenta «un gran problema, visto che in Lombardia viene attivato un sesto degli stage italiani. Se verranno fatte le giuste leggi, una buona fetta di stagisti italiani sarà salva». Invece proprio nella regione degli stagisti per eccellenza, racconta Voltolina, «di recente è stata approvata una legge che cambia la proporzione tra numero di stagisti e numero di dipendenti, rapportandoli non più solo al numero di dipendenti a tempo indeterminato ma aprendo la proporzione a tutti i contratti, incluse partite Iva, cococo e cocopro. E questo è certamente un gran regalo per le aziende».

Altra questione è quella del compenso minimo di 400 euro, criticato già da molte imprese. Tanto che, come riporta Il Sole24Ore, il gruppo Telecom ha sospeso l’attivazione di nuovi stage fino a che le disposizioni regionali non saranno più chiare. «Nella nostra Carta dei diritti dello stagista già nel 2009 avevamo inserito la proposta di una indennità minima di 250 euro per gli stage curriculari e 500 euro per quegli extracurriculari», racconta Voltolina.

La somma dei 400 euro di indennità è presa in prestito dalla legge francese sui tirocini ed è legata all’esistenza di un salario minimo. «Una cifra», spiega Eleonora Voltolina, «che in Francia si indicizza ogni anno e che ora è arrivata a 440 euro». Eppure nel nostro Paese c’è chi ritiene che la cifra dei 400 euro sia troppo alta, tanto che si starebbe già pensando a uno sconto di cento euro. 

E chi non dovesse rispettare le regole ? «Non si possono prevedere sanzioni per le linee guida», risponde Eleonora Voltolina, «ci auguriamo che si prenda spunto da regioni come la Toscana che invece hanno già pensato a delle sanzioni». Solo per la «mancata corresponsione dell’indennità» è prevista una sanzione amministrativa da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro. Per il resto, il rischio di abuso dello strumento dello stage – anche questo – è nelle mani delle Regioni.