“Han sbagliato i singoli, non Cl: il resto è caccia alle streghe”

“Han sbagliato i singoli, non Cl: il resto è caccia alle streghe”

Accetto volentieri l’invito del direttore Jacopo Tondelli ad aggiungere qualche nota al brusco (e mi scuso) commento che ho lasciato in calce all’invettiva di Michele Fusco. Dico subito che l’errore non sta, secondo me, nell’opinione che Cl sia in “fallimento tecnico”. Cl è lì, con la sua gente e le sue vite fallibili come tutte (e tutti, se si vuole, un giorno falliremo, tutti riguarderemo piccole e grandi cose fatte, perfino i grandi successi, addirittura splendide vite riuscite, da uno scranno pietratombale). Ma questa gente e queste vite ci sono. Dunque, niente è più assurdo che la negazione di questa evidenza: c’è qualcosa – un movimento di persone, famiglie, giovani unito dalla fede in Cristo e dall’appartenenza alla Chiesa cattolica – invece che niente. Cosa sarebbe fallito?

Il problema non è quello che Fusco pensa di Cl. Il problema è che Fusco presuppone e sentenzia la fine di Cl per un pensiero che nasce a stretto giro di cronaca giudiziaria, e lì finisce. Ci sono delle inchieste che riguardano persone di Cl e, naturalmente, grandi narrazioni che speculano su queste circostanze. Ma da Milano a Rimini, come si può desumere anche dalle lettere che Tempi ha pubblicato di un mio carissimo amico finito in galera e sotto pesanti accuse (Antonio Simone), nessuno si sottrae ai magistrati e nessuno si difende fuori dai processi.

Sotto questo profilo, tra l’altro, don Juliano Carron, l’erede del fondatore don Giussani alla guida di Cl, sta manifestando da molti mesi, a cominciare dal suo intervento su Repubblica e a seguire con interviste e lettere anche interne al movimento, una insistente e aperta volontà di purificazione a tutti i livelli. Ma per quanto uno richiami ideali e valori, che la responsabilità di ogni atto, nel bene e nel male, resti responsabilità personale, questo mi pare sia un’evidenza senza la quale non ci sarebbe né libertà, né Cl, né buon senso in chi scrive per Linkiesta.

Ma allora, prima cosa, quando uno si rivolge a giovani e comunque a persone di Cl, dando a questi degli allocchi o addirittura dei complici perché taluni dei loro amici (forse) hanno violato leggi o commesso errori divenuti di pubblico dominio, in nome di quale criterio di valore ci si rivolge loro, li si giudica e li si sentenzia? In nome del criterio di valore che suppone la mia giustizia e la mia onestà al servizio della tua alloccaggine e della tua disonestà. C’è un’evidente presunzione asimmetrica in questo atteggiarsi a emancipatori dell’altrui ignoranza e disonestà. Dopo tutto, io non conosco uomo o donna che non sia consapevole dei propri limiti ed errori e che perciò possa onestamente dire di sé quello che dice il sottotesto del manifesto di Bersani, e cioè: “Noi siamo i giusti, gli altri no”.

Capisco però che questo è l’idolo manicheo che circola e si propaganda in Italia da molti anni, da che Giustizia è diventata una parte contro l’altra parte armata. E gli uni sono gli immacolati, i puri, gli onesti; gli altri sono colpevoli che un pm, un giudice, un finanziere, un giornalista non ha ancora pizzicato, ma che prima o poi, appunto, quando i giusti saranno tutti dalla stessa parte del governo, saranno pizzicati. Ne abbiamo viste tante di queste sanguinose presunzioni, ne rivedremo ancora, purtroppo.

Detto ciò, seconda cosa, hai una così alta reputazione dell’intelligenza e della capacità di giudizio altrui che ritieni una persona (nel caso, “ragazzi”) non in grado di decidere della bontà o meno di una proposta come quella cristiana di Cl, di cui tutto si può dire, tranne che oggi sia una proposta facile, trendy, raccomandata con trombe e tromboni della cultura e media egemoni? Se c’è una cosa controcorrente e che, parola di Merkel (ma anche Onu), è la più perseguitata nel mondo è proprio il cristianesimo! E ti sembra da conformisti prendere sul serio cose cristiane impegnate come Cl, oggi che il solo fatto di “appartenere” a qualcosa è ritenuto sospetto e riprovevole?

Suvvia. Ciascuno porta in sé il criterio e la libertà di dire si o no a una proposta. Tanti sono passati da Cl, pochi se ne sono andati, molti vorrebbero conoscere ciò che il conformismo vuole impedire, a tratti anche con la violenza, di far loro conoscere. Perciò a Michele Fusco dico, vieni e vedi anche tu, magari cominciando con un buon caffè qui alla redazione di Tempi (dove i non ciellini non mancano, però sono molto ben circondati). Ti assicuro, come tutti anche noi un giorno falliremo, ma non adesso. Per adesso siamo ancora vivi.

Grazie per l’ospitalità
Luigi Amicone 

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