Mario Monti è il male assoluto. Nel Popolo della libertà sono tutti d’accordo. Il governo tecnico ha la colpa della crisi economica e la responsabilità della crescente disoccupazione. Per non parlare del machiavellico progetto di fare da “ruota di scorta” alla sinistra. E del sogno di svendere l’Italia alla perfida cancelliera tedesca Angela Merkel.
Il presidente del Consiglio? Più che un avversario, un nemico della Patria. «Il rendiconto finale di questo governo – ha spiegato stamani Silvio Berlusconi a Roma, parlando ai candidati del Pdl – è tragico. Siamo in una spirale recessiva. Ci può portare alla depressione, al disastro, alla povertà». Ovazione del pubblico.
Di leader ce n’è solo uno. «Il comandante è tornato – grida a un certo punto Angelino Alfano – Tutti ai posti di combattimento!». In realtà il candidato premier del centrodestra dovrebbe essere il segretario, lo ha annunciato proprio il Cavaliere. Al teatro Capranica non si direbbe. «Berlusconi ha visione, coraggio, una leadership generosa – inizia ad elencare Alfano – Ha saputo tenere unita la squadra. Ha un grande cuore. Il presidente Berlusconi merita l’Oscar in tre distinte categorie: impresa, sport, politica». E Mario Monti? «Il Pdl o è con Silvio Berlusconi, o non è», taglia corto il segretario tra gli applausi scroscianti della platea.
Sempre a Roma, circa un mese fa, si è tenuto un altro appuntamento. Il teatro non era il Capranica, ma l’Olimpico. Gli organizzatori invece sono più o meno gli stessi. Quasi tutti i dirigenti del Popolo della libertà. Un incontro pubblico per chiedere a Mario Monti di candidarsi alla guida del prossimo governo, accettando il sostegno anche del Pdl. Sembra una legislatura fa, ma era solo il 16 dicembre.
È domenica. Mentre Berlusconi viene intervistato su Canale Cinque da Barbara d’Urso, i vertici del partito danno vita alla prima – e ultima – apparizione pubblica di “Italia Popolare”. Al teatro Olmpico non c’è alcun atto di accusa al Professore, anzi. L’esperienza del governo tecnico? Un vanto. A sostegno del Monti bis intervengono il capogruppo pidiellino Fabrizio Cicchitto, il vice presidente dei senatori Gaetano Quagliariello. E poi Roberto Formigoni, Gianni Alemanno, Maurizio Lupi, Maurizio Sacconi.
I retroscenisti del periodo assicurano che quel giorno si è rischiata una scissione. Uno strappo nel Pdl, ricucito in extremis grazie all’intervento del segretario Alfano. Difficile dire se sia vero. Di certo l’idea di Monti che avevano i vertici del Popolo della libertà era leggermente diversa da quella di oggi. Può essere utile ricordare alcuni di quegli interventi, come riportati dalle agenzie di stampa. «Monti ha questa grande opportunità proprio per la sua autorevolezza – spiegava Maurizio Lupi – Scendere in campo non per dividere, ma per unire tutti». D’altronde, chiariva il governatore lombardo Formigoni, «Berlusconi è stato il fondatore del Pdl e sarà sempre un consigliere straordinario». Ma la premiership è altra cosa: «Non credo che Monti si sottrarrà». «La candidatura di Monti per noi è un’opportunità che va colta» diceva dal palco l’eurodeputato Pdl Mario Mauro (e lui effettivamente l’ha colta, oggi è candidato con la lista civica del premier).
Il governo tecnico responsabile della crisi e della povertà? Non proprio. «Non dobbiamo rinnegare l’esperienza del governo Monti – raccontava il sindaco di Roma Gianni Alemanno – è stata una prova di responsabilità. Ora dobbiamo costruire un’area politica. L’obiettivo è stare tutti insieme affinché la sinistra non passi». E via ai paragoni storici. «Monti può essere come De Gasperi – l’intervento di Maurizio Sacconi – che guidò un governo di unità nazionale. Il 2013 ha molte assonanze con il 1948. È un bivio per l’Italia». Lucido, in serata il leader de La Destra Francesco Storace commentava così: «Ce vo’ pazienza. 48 ore e passerà pure questa ubriacatura montian-montista che sembra aver letteralmente annichilito e posseduto il Pdl». Tanto di cappello. A conti fatti aveva ragione Storace.