Più del rinnovamento, dei giovani o della meritocrazia, c’è la vecchia borghesia dei salotti di Milano nelle liste che Mario Monti ha preparato per le elezioni politiche in Lombardia. E’ un misto di “zarine”, generi eccellenti con entrate nella finanza che conta, banchieri, avvocati, industriali, cattolici della comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi, professori della Bocconi e medici, quasi tutti con posti in consigli di amministrazione di aziende di livello. Storie che s’intrecciano spesso, tra studi legali, consorzi, società e banche, con una sfilza di conflitti d’interesse e una conseguente corsa all’autosospensione dagli incarichi.
Tra un tè al Saint Ambroeus, un campari all’ex Biffi Scala, un ricordo alla borghesia illuminata e ai viaggi di volontariato in Africa, si è così andata formando una squadra che i maligni paragonano alle cene del mega direttore galattico di Fantozzi, il Duca Conte Piermatteo Barambani. Basta prendere la capolista alla Camera in Lombardia 1, per capire chi ha deciso di mandare a Roma, il professor Mario Monti.
Ilaria Buitoni Borletti vanta soprannomi pari solo al suo antenato Senatore Borletti, che di nome fa proprio Senatore e stazionò a palazzo Madama dal 1922 al 1939, per tutta la durata dell’Italia fascista. «Italiano di buona razza» così lo ricordarono il giorno della morte, passa alla storia per essere stato uno dei primi grandi industriali italiani. Amico degli Agnelli, dei Pirelli, dei Mondadori e Olivetti, dal «senatore Senatore» Ilaria Buitoni Borletti ha preso il soprannome di zarina e quello di signora «Rinascente». Il vecchio Borletti «conte di Arosio», «cavaliere del lavoro», «ragioniere» fondò proprio i grandi magazzini di Milano, ma fu anche presidente della Mondadori ora in mano a Silvio Berlusconi e della squadra di calcio Inter.
«Figlia della borghesia illuminata», la zarina è grande amica di un’altra zarina ben più nota a Milano, quella Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, storica ex proprietaria del Corriere della Sera che di rado concede interviste e che ancora oggi accoglie nel suo salotto politici, capitani d’industria e uomini della finanza che conta. È stata proprio Ilaria Buitoni Borletti a sostituirla nel 2009 alla presidenza del Fondo per l’Ambiente italiano, in tripudio di festeggiamenti a Villa Necchi Campiglio, tra le dimore più belle nel centro del capoluogo lombardo. Tra un viaggio a Londra e uno in Umbria, la «signora Rinascente» si è già autosospesa da tutte le cariche, tra le critiche dello stesso Fai verso Monti («Non ha fatto niente per la cultura» dice Salvatore Settis) e un certo entusiasmo in famiglia.
Si mormora che a Milano a coordinare le operazioni delle liste, per il lato femminile, sia stata Roberta Furcolo, dirigente di Aon, moglie di Alberto Nagel, l’amministratore delegato di Mediobanca. Proprio lei che a piazza Affari a fine febbraio del 2012, chiese per prima al senatore Monti di prendere dei provvedimenti «contro la casta». Bisognerebbe capire cosa intendeva dire per «casta» la signora Nagel a guardare le liste Monti. E forse anche per questo, dentro Mediobanca, si parla già di spaccature, con chi invece del professore della Bocconi sta seguendo da vicino Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia da poco intimo della Lega Nord di Roberto Maroni.
Tra i nomi alla Camera, oltre a quello dell’ex magistrato Stefano Dambruoso, c’è pure quello di Gianfranco Librandi, patron della Tci di Saronno, azienda leader nella progettazione e realizzazione di sistemi elettronici per l’illuminazione e l’efficienza energetica. Fondatore dell’Unione Italiana, partito ai più sconosciuto, buone entrate nei salotti milanesi e romani, Librandi passa alla storia per essersi candidato a sindaco di Milano nel 2011e aver rinunciato poi dopo un accordo con Letizia Moratti: patto che non ha portato bene nè a l’uno nè a l’altra. E quindi ancora nomi come quello di Gloria Centineo Mazzoleni, Giovanni Paride Mallone, Niccolò Francesco Bastianini.
In Lombardia 2 il nome forte è quello di Alberto Bombassei, fondatore e presidente della Brembo, ma con un posto da consigliere di amministrazione nella Italcementi, in Atlantia, Pirelli, Ciccolella e Nuovo Trasporto Viaggiatori. Candidato alla presidenza di Confindustria lo scorso anno, a posti in aziende Bombassei non è da meno a Gregorio Gitti, il suo secondo in lista. Figlio del parlamentare democristiano Tarcisio Gitti – protagonista di quella Dc ispirata a papa Giovan Battista Montini e agli ideali del beato Giuseppe Tovini, avvocato e fondatore di banche – è uno che conta a Brescia e a Milano.
Fondatore dello studio legale Gitti-Pavesi, professore di diritto privato alla Statale, è sposato con Francesca Bazoli, figlia di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Gitti, oltre ad aver seguito con il suo studio legale importanti operazioni finanziarie degli ultimi anni, basti pensare alla fusione tra Aem e Asm, vanta incarichi in Ansaldo Sts Spa, Edison Spa, Flos Spa, Metalcam Spa, Librerie Feltrinelli Srl, Hopa Spa,Tethys Srl.
Al terzo posto c’è Milena Santerini, quella che ha portato la comunità di Sant’Egidio dell’ex ministro Riccardi a Milano: è anche chiamata la numero «due delle donne» nella comunità di volontariato cattolico. Insomma, un’altra zarina.