L’incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il premier italiano uscente Mario Monti il 31 gennaio a Berlino serve per preparare l’incontro del Consiglio Europeo il 7 e 8 febbraio, in cui si cercherà di raggiungere un accordo sul budget europeo per il periodo 2014-2020. L’impresa, già difficile in sé, è resa ancora più complessa da alcune novità. Da una parte c’è una situazione domestica italiana: sempre più persone interpretano i vertici italo-tedeschi come appuntamenti nei quali “Monti va a prendere ordini dalla Merkel”. C’è poi un’altra incognita, sempre di origine italiana: un possibile coinvolgimento del presidente della Bce Mario Draghi nel crac Monte Paschi.
Mario Draghi è stato scelto alla guida dell’istituzione di Francoforte per il suo essere “più tedesco dei tedeschi”. Riesce a coordinare le politiche monetarie centrali con le necessità economiche italiane, aiutando a scongiurare il rischio di una crisi che, se investisse il nostro paese, sarebbe devastante anche per la Germania. Sostiene Ulrike Hoffman della redazione economica del “Tageszeitung”, intervistata da Linkiesta, che «la Germania ha bisogno dell’Italia nell’euro, più di quanto l’Italia non abbia bisogno della Germania». Angela Merkel ha acconsentito a cedere la guida della BCE a un italiano, pur di salvare la stabilità europea.
Draghi è riuscito – nonostante tutto – a salvare l’euro dalla palude valutaria d’inizio 2012, quando era arrivato a quotare a 1,2 contro il dollaro, rispetto al massimo attuale da 14 mesi oltre 1,35. Il principale quotidiano economico tedesco, l’Handelsblatt, ancora il 25 gennaio 2013 celebrava Mario Draghi come “ l’eroe di Davos ”: «L’eroe ha chiarito al forum economico cosa desidera per quest’anno: un misto ragionevole di misure di risparmio e investimenti pubblici per maggiore crescita».
Adesso, però, le cose potrebbero cambiare. Ci sono stati screzi in passato per i piani di riacquisto del debito italiano da parte della BCE. Questa settimana Draghi ha litigato anche con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble in merito alla situazione di Cipro, in difficoltà finanziaria. Per Schäuble l’isola non è «sistemicamente rilevante» e andrebbe lasciata al suo destino, mentre per Draghi gli aiuti sarebbero necessari. Dalla sua parte, Draghi ha il capo del fondo di salvataggio europeo ESM, il tedesco Klaus Regling.
Angela Merkel si è tenuta ben lontana dalla questione Cipro con uno stile che ricorda Helmut Kohl dei tempi d’oro: lasciare che “i ragazzi litighino” e pronunciarsi solo alla fine con ispirazione salomonica. Angela può permettersi di prender tempo. Draghi è una pedina da salvare per evitare un’ulteriore scossone al sistema finanziario continentale. Così, l’affare Monte Paschi non ha avuto alcun rilievo politico a Berlino. Ciò dipende in parte dal fatto che i tedeschi sono alle prese con grane bancarie proprie, tra cui una Deutsche Bank in perdita per 2,17 miliardi nell’ultimo trimestre 2012. Sono partite anche indagini sul ruolo della stessa Deutsche Bank insieme ad altri istituti tedeschi (Commerzbank, DZ Bank, Landesbank Berlin e altri) nello scandalo della manipolazione del tasso di riferimento Euribor.
Se però la pressione dovesse aumentare, la poltrona di Draghi inizierebbe a vacillare. «Abbiamo imparato a conoscere Mario Draghi come europeo e come persona responsabile. Se dovesse venir fuori una sua responsabilità nello scandalo del Monte dei Paschi, improvvisamente ai tedeschi inizierebbe ad apparire un po’ troppo “italiano”. Ci sarebbe una grave crisi di fiducia». A parlare è un capo-corrispondente di lungo corso della stampa tedesca, che chiede di rimanere anonimo. Non fa nulla per indorare la pillola: se Draghi è implicato nello scandalo Monte Paschi, le sue possibilità di rimanere a Francoforte si ridurrebbero di molto.
Per ora, i giornali tedeschi hanno segnalato la notizia rispettando i minimi canoni del dovere di cronaca. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung , la cui sede si trova proprio a Francoforte, il 29 gennaio ha scritto che “Il caso Monte Paschi tocca anche Mario Draghi”, impiegando una parola, “Affäre”, che può essere vagamente interpretata anche come “scandalo”. Il quotidiano ricorda il ruolo di Draghi di supervisore del sistema bancario italiano, da governatore della Banca d’Italia dal 2005 al 2011. Si riporta che MPS ha realizzato perdite per 720 milioni di euro attraverso operazioni su derivati, «tra gli altri anche con Deutsche Bank». Per Draghi «il caso è insidioso, perché fornisce un’anticipazione del tipo di difficoltà in cui si può trovare la Bce nel suo ruolo di vigilanza sul sistema bancario». Nel febbraio del 2012, Draghi si era espresso in favore di un ampliamento delle competenze della Bce in questo senso, con l’idea di sorvegliare anche i piccoli istituti di credito, e non solo le banche più grandi.
Traspare sui giornali tedeschi ancora estrema cautela e un intento quasi difensivo nei confronti di Draghi. Il Frankfurter Allgemeine cita Ignazio Visco, successore di Draghi a Bankitalia, e riporta il parere secondo cui l’istituzione non avrebbe poteri investigativi e di prevenzione su frodi come quella di MPS. Si riporta perfino il fatto che il sistema bancario italiano non ha dovuto richiedere aiuti esteri nel corso della crisi degli ultimi anni. Si conclude però con tono criptico che i partiti di centrosinistra gradirebbero «un’assegnazione di responsabilità anche ad altri soggetti oltre alla dirigenza di MPS», per gli ovvi motivi politici.
Lo Spiegel , altra testata tedesca, è più specifica, e riporta i lati oscuri dell’operazione di acquisto di Antonveneta, con la «sparizione di due miliardi di euro in un conto di Londra, possibilmente per corruzione». Si riporta la notizia che Draghi e il ministro del Tesoro Vittorio Grilli dovranno riportare sulla questione martedì prossimo a Roma. Si spinge poco oltre Manager Magazin (gruppo Spiegel), il quale ricorda come Draghi abbia «condotto allora [da governatore Bankitalia] diversi controlli speciali su Mps». Il massimo dell’attacco proviene dal Die Welt: Mario Draghi “deve essersi fatto qualche domanda, sul perché i suoi colleghi alla Banca d’Italia non abbiano affrontato prima il Monte dei Paschi”, ma nulla più.
La cautela potrebbe essere figlia della Realpolitik. Molti tedeschi preferirebbero un attacco diretto e ispirato da comodi cliché. I lettori nei commenti degli articoli sono scatenati. Si parla di «cultura italiana della corruzione» e – il morbo è diffuso anche lì – qualcuno cita la solita storia degli oscuri affari del sistema Goldman-Sachs (Monti-Draghi e così via). Forse, la spiegazione per la morigeratezza attuale dei giornalisti potrebbe essere più semplice: «ancora ci capiamo troppo poco», ammette il nostro contatto. Alla prima certezza, la stampa tedesca andrà all’attacco di Draghi. In Germani è bastato molto meno per far cadere ministri su ministri. La ferocissima stampa tedesca è pronta a colpire, realpolitik o meno.