Portineria MilanoIl destino di Ambrosoli: unire in Lombardia Monti e la Cgil

Il destino di Ambrosoli: unire in Lombardia Monti e la Cgil

«Gli obiettivi a cui sto lavorando sono in sintonia con le parole di Monti». Parola di Umberto Ambrosoli, data 23 dicembre del 2012, a commento della conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Mario Monti. Ma a nemmeno un mese di distanza la musica è cambiata. E Gabriele Albertini e Roberto Maroni, competitor nella corsa al Pirellone, si pongono dei dubbi nel vedere il candidato del Partito Democratico in Lombardia partecipare a un convegno della Cgil insieme con il segretario Susanna Camusso. Eppure è successo. A Bergamo, al Palacreberg, in una mattinata che segna l’endorsement ufficiale del sindacato all’avvocato milanese in vista della sfida elettorale.

Il programma di Ambrosoli – ha detto la Camusso ai delegati Cgil – «è un grande segno di discontinuità e di cambiamento». I punti dell’agenda del candidato governatore saranno resi noti giovedì 24 gennaio, ma il segretario cigiellino ne è certo: «In una campagna elettorale che pare discutere di tutto tranne che dei problemi del Paese, mettere al centro il lavoro significa dare una prospettiva ai cittadini, ai tanti lombardi che sono in disoccupazione di lunga durata, che sono in cassa integrazione o che temono di perdere il lavoro».

Eppure, per Ambrosoli, la distanza siderale tra Monti è Cgil potrebbe essere un problema non di poco conto in questa campagna elettorale. Perché oltre a riguardare il programma della coalizione di Ambrosoli – che ancora deve essere limato e presentato alla stampa a un mese esatto dalle elezioni – tocca da vicino l’orientamento politico stesso dei candidati in lista con il centrosinistra. E quindi una convivenza che si preannuncia difficile. «Sono curioso di sapere se nella stesura del suo programma egli è partito dalle 6 priorità che la severa e conservatrice Fiom gli ha dettato poche settimane fa», ha detto Albertini. 

Tra Fiom, Cgil e Sel ci fu già un chiarimento alla fine dell’anno scorso proprio con Ambrosoli. Ne uscì una Chiara Cremonesi, consigliere regionale per Nichi Vendola, più che soddisfatta. «Si è dichiarato distante dalle politiche di Monti» spiegò «e su questo punto dobbiamo dargli credito. E non mi preoccupo dell’eventuale presenza di montiani nella lista civica di Ambrosoli. Bisogna vedere quanti voti prenderanno rispetto ai nostri candidati». Ma come riusciranno a convivere le proposte sul lavoro di Pietro Ichino (candidato al Senato proprio con l’ex rettore della Bocconi) e quelle della Cgil?

Restano ancora dei dubbi. Perché molti “ambrosoliani e montiani” all’interno della lista Ambrosoli voteranno per Monti a livello nazionale e dovranno poi convivere con la Fiom e la Cgil a livello regionale. Ex consigliere di amministrazione del Corriere della Sera, Ambrosoli nella sua battaglia contro Maroni e Albertini, ha dalla sua parte un banchiere come Roberto Mazzotta, ex Banca Popolare di Milano. Ma sono poi tanti gli Udc (o ex che dir si voglia) che hanno deciso di sposare la candidatura degli figlio dell’eroe borghese Giorgio. Non è un caso che proprio oggi Maroni abbia attaccato: «Le liste di Ambrosoli sono piene di trombati». 

Marco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia, lo ha scritto al primo punto. «Innanzitutto è necessario definire una norma che renda economicamente sconveniente qualsiasi politica di delocalizzazione delle attività produttive e che non escluda l’obbligo di restituzione degli incentivi pubblici percepiti negli anni passati». Attacca Albertini: «Farebbe scappare qualsiasi investitore straniero e allontanerebbe la Lombardia dall’Europa. Sembra di vedere il trailer di quello che potrebbe succedere a livello nazionale se ci fosse una maggioranza di centrosinistra, con un Pd a trazione Landini».

L’avvocato tira dritto: «Il mio primo impegno è di portare il tasso di occupazione dal 65% attuale al 70%», ha detto il candidato del centrosinistra alla presidenza del Pirellone sempre a Bergamo. «È un obiettivo ambizioso, è vero. Ma noi lombardi dobbiamo essere ambiziosi e le nostre ambizioni devono partire dal lavoro». E poi ha aggiunto: «realizzeremo un fondo regionale per lo sviluppo che metta insieme le risorse finanziarie indispensabili per fare politiche pubbliche a sostegno dell’impresa e dell’occupazione e stimolare l’iniziativa privata».

A stretto giro di posta è arrivata la replica di Roberto Formigoni, presidente uscente di regione Lombardia. «Ambrosoli straparla. Ogni risorsa dev’essere orientata allo sviluppo. È quanto già fa la Lombardia». Del resto, il tessuto economico politico creato in questi anni dal centrodestra poco ha avuto da spartire con la Fiom. Non è detto che i tempi siano cambiati, ma resta che i dubbi all’interno della coalizione su quale sarà la linea del giovane avvocato. 

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