1) Berlusconi a Servizio Pubblico (1:33:40): “Il PIL è calcolato in 1500miliardi. … non è vero, perché il nostro PIL non può essere contato solo emerso, ma anche il sommerso … Nei dati ISTAT c’è il 17 per cento. … il PIL, sommerso ed emerso, è superiore al debito pubblico quindi invece che il 120 per cento siamo vicini al 94 per cento che è la media europea”.
FALSO
Il Pil calcolato dall’Istat include già l’economia sommersa. Per economia sommersa si intende la produzione di beni e servizi legali che non viene osservata e per cui non vengono pagate le tasse. Il peso dell’economia sommersa è di circa il 17 per cento (come affermato da Berlusconi) ed è parte integrante del calcolo del PIL.
Come ricorda l’Istat: “I nuovi sistemi di Contabilità nazionale impongono a tutti i paesi di contabilizzare nel Pil anche l’economia non osservata. Teoricamente, tutti i fenomeni che danno luogo a economia non osservata sono oggetto di stima e di inclusione nei conti. Allo stato attuale, però, la Contabilità nazionale italiana, al pari di quella degli altri partner europei, esclude l’economia illegale per l’eccessiva difficoltà nel calcolare tale aggregato e per la conseguente incertezza della stima, che renderebbe poco confrontabili i dati dei vari paesi nazionali”.
La frase errata di Berlusconi è quindi la seguente: il PIL, sommerso ed emerso, è superiore al debito pubblico quindi invece che il 120 per cento siamo vicini al 94 per cento che è la media europea.
Fonte: Dati Istat sul sommerso
2) Berlusconi a Servizio Pubblico (1:33:00): “Il debito non è elevato perché bisogna confrontarlo con l’attivo. L’attivo italiano è di 8mila-9mila miliardi. Se tu togli dall’attivo 2mila miliardi hai comunque un attivo di 7mila miliardi. Aziende che hanno 2 di debito e 8 di attivo non ce ne sono.”
FALSO
Probabilmente Berlusconi si riferisce alla ricchezza delle famiglie italiane. La Banca d’Italia scrive, riferendosi alla fine del 2011, che la “ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a circa 8619 miliardi di euro”. Il valore nominale del debito pubblico è di circa 2000 miliardi di euro.
Questo ragionamento vale forse per un’impresa, ma non vale per lo Stato. Infatti quello che Berlusconi considera l’attivo” dell’impresa Stato è in realtà la ricchezza degli Italiani. Non è così facile tassarla.
Quindi non è vero che, se le cose vanno male, i creditori dello Stato Italiano possono stare tranquilli, perché gli italiani potranno pagare (per mezzo di tasse) il debito pubblico.
3) Berlusconi a Servizio Pubblico: “… Quindi non siamo obbligati a ridurre il debito di 50 miliardi l’anno: dobbiamo ridurre il debito di soli 15 miliardi, che è sostenibile”.
FALSO
Come già spiegato su lavoce.info i 50 o 15 miliardi si riferiscono al fatto che il Fiscal Compact includerebbe anche una regola della riduzione di 1/20 l’anno del debito pubblico in eccesso rispetto al limite del 60 per cento. L’Unione europea non ci chiede di ridurre il debito di 50 miliardi l’anno, neanche di 15. Basta mantenere l’avanzo strutturale ai livelli programmati.
4) Berlusconi a Otto e mezzo: “Di fronte ad un rischio nel sottoscrivere i titoli di questi debiti dei paesi cosiddetti “cicala” […]. Gli investitori, sapendo di investire in titoli che potrebbero essere a rischio, chiedono un premio di rischio, cioè chiedono l’aumento dell’interesse. Contemporaneamente il debito tedesco- il debito di cui nessuno può dubitare- ha potuto abbassare gli interessi, e quindi mentre noi siamo saliti al 6 per cento, la Germania è scesa all’ 1 per cento“.
FALSO
Lo spread tra titoli pubblici tedeschi ed italiani è in effetti influenzato dall’andamento di entrambi i titoli ma risulta abbastanza semplice individuare il contributo di ciascuno all’andamento dello spread.
Il grafico riportato mostra l’andamento dello spread tra i due titoli di stato (in blu), la parte della crescita dovuta all’aumento dei tassi sui titoli italiani (in rosso) ed il suo contributo percentuale sulla crescita totale dello spread (in verde) rispetto al primo gennaio 2010 (Il periodo precedente a 3 gennaio 2011 non è riportato per comodità ma in quel periodo il contributo della crescita dello spread è stata contenuto ed il contributo dei tassi italiani ha, per lo più, abbassato lo spread). Appare evidente che il contributo allo spread dato dalla crescita dei tassi sul debito italiano è stato quantomeno maggioritario. In ottobre e novembre 2011, la crescita dei tassi di interesse sui titoli italiani ha rappresentato da un minimo del 48 per cento ad un massimo del 75 per cento con una media del 62 per cento.
La situazione appare molto diversa rispetto al 2012 in cui il contributo dei tassi italiani è diminuito progressivamente mentre il livello dello spread è rimasto relativamente elevato in buona parte per il permanere di bassi tassi sul debito tedesco (da febbraio 2012 il contributo della crescita dei tassi italiani è stato inferiore al 50 per cento).
5) Berlusconi a Servizio Pubblico (2:38:00): “Mediaset è andata di pari passo all’indice della Borsa Italiana”.
FALSO
Rispetto al 7 dicembre, giorno successivo all’annuncio della candidatura, l’indice FTSE-MIB guadagna circa l’11 per cento. Il titolo Mediaset, invece, ha una performance decisamente più alta, come evidenziato dal grafico. Ad oggi – sempre rispetto al 7 dicembre – guadagna quasi il 35 per cento.
Anche volendo tornare indietro al precedente annuncio di Berlusconi (27 ottobre 2012) prima di una lunga serie di tira e molla, si ottiene un’immagine del tutto simile. Rispetto a fine ottobre, Mediaset guadagna il 45 per cento, rispetto al 12.4 per cento dell’intero indice FTSE MIB.