L’esclusione di Cosentino rischia di non spostare alcun voto. Per il direttore di IPR Marketing Antonio Noto, Berlusconi potrebbe aver sbagliato strategia. Il Cavaliere è convinto che la mancata ricandidatura dell’ex sottosegretario all’Economia premierà il Pdl nei sondaggi. Per colpa dei «magistrati politicizzati» l’ingombrante presenza di Cosentino avrebbe diminuito il consenso del partito. In realtà le cose non stanno così. «Quando si vota con il Porcellum – dice Noto – contano i comportamenti dei leader politici, non le vicende sul territorio». Nonostante la «scelta dolorosa» di Berlusconi, difficilmente l’operazione “liste pulite” potrà far crescere le percentuali del Pdl. «La formazione del consenso è più complessa – continua il direttore di IPR Marketing – Questa è una strategia comunicativa del Cavaliere. Sicuramente vincente, ma non possiamo ancora sapere se si tradurrà in un maggiore consenso». Si resta al punto di partenza. «In Campania il centrosinistra è in vantaggio di 4 punti. In Sicilia e Lombardia Bersani e Berlusconi sono in parità». Il Senato resterà in bilico «fino all’ultimo».
Il Pdl esclude dalle liste Cosentino, Dell’Utri, Scajola. L’operazione “liste pulite” peserà nei sondaggi?
Non credo. Alle elezioni politiche, dove si vota ancora con le liste bloccate del Porcellum, il comportamento degli italiani è più influenzato dal leader nazionale che da quello che accade sul territorio. In campagna elettorale il peso dei candidati è marginale. Direi che in queste settimane la formazione del consenso è frutto del lavoro politico di Berlusconi, Monti, Bersani. Non certo dei politici locali.
Non fanno eccezione neppure i politici che “pesano” di più sul territorio?
Insisto. La forza del candidato locale inserito in lista è molto marginale. Ovviamente parliamo della formazione del consenso alle elezioni Politiche. Alle Regionali e alle amministrative le dinamiche cambiano.
Eppure si dice che Nicola Cosentino controlli in Campania quasi centomila voti. Al Pdl non mancheranno queste preferenze?
Tutti i candidati lo dicono. Anche l’ultimo esponente politico messo in lista dall’ultimo partito assicura che la sua presenza vale almeno mille preferenze. Ma nei sondaggi non riscontriamo nulla.
Secondo alcuni suoi colleghi, a livello nazionale l’operazione “liste politiche” vale almeno due punti percentuali. Oggi il Pdl cresce nei sondaggi?
Cito Bersani: i sondaggi non sono una misurazione della pressione. Non possiamo capire domani gli effetti di quello che accade oggi. La formazione del consenso è più complessa. Consideri che c’è ancora un 15 per cento di elettori che non ha scelto. Sono indecisi da anni. Non sarà certo l’esclusione dalle liste di Cosentino o Dell’Utri a convincerli a votare Pdl. Molti di loro, avvicinandosi il voto, faranno una valutazione complessiva. Da questo punto di vista potrà anche pesare il tema delle liste pulite. Ma oggi non gli darei troppo peso.
È difficile immaginare che tutte queste polemiche non avranno conseguenze.
Dobbiamo capire quanto peserà in campagna elettorale questa vicenda. Ovviamente quella di Berlusconi è un’operazione di immagine. Si parla di liste pulite, ma sappiamo che non tutti gli inquisiti sono stati esclusi. Dal punto di vista della comunicazione oggi registriamo una vittoria del Pdl. Ma non possiamo ancora sapere se questa vittoria si tradurrà in un maggiore consenso.
Insomma, il Cavaliere rischia di aver preso «una scelta dolorosa» per niente?
La sua è una scelta funzionale a una strategia comunicativa. Berlusconi spera che il messaggio “liste pulite” possa attrarre voti verso il Pdl. Ma è tutto da verificare. Magari l’exploit comunicativo delle liste pulite durerà un giorno. Quando saranno chiamati a votare, chi ci dice che gli italiani non si saranno già dimenticati di Nicola Cosentino?
Con o senza Cosentino, qual è la situazione in Campania?
Per noi una regione è in bilico se la differenza tra le due maggiori coalizioni è minore di 5-6 punti percentuali. Al momento la Campania può essere considerata in bilico. I nostri dati ci dicono che il centrosinistra è in vantaggio di 4 punti. La stessa differenza che c’è in Puglia. Diversa la situazione in Lombardia, dove la coalizione di Bersani è avanti solo di un punto. E in Sicilia. Qui il centrosinistra può contare sul 2 per cento in più.
Il centrosinistra vince ovunque?
Non è detto. Quando il distacco è di uno-due punti consideriamo la situazione in parità. Anche perché l’errore medio di ogni sondaggio vale circa il tre per cento. Diciamo che in Puglia e Campania c’è un leggerissimo vantaggio del centrosinistra, che può essere ancora colmato.
Resta tutto in bilico fino alla fine?
Assolutamente sì. Il centrodestra ha ancora buone possibilità. E se Berlusconi vince in Lombardia e Sicilia – l’affermazione in Veneto è già abbastanza certa – al Senato il centrosinistra rischia di non avere neanche la maggioranza numerica dei seggi.