Il Pil pro capite, l’aspettativa di vita, la qualità dell’esistenza a livello personale, familiare, sociale; il rispetto dei diritti umani, la percentuale di disoccupazione, l’uguaglianza tra i sessi; ma anche il clima, la sicurezza fisica, il grado di corruzione nella politica. Questi sono solo alcuni dei parametri analizzati da Economist Intelligence Unit per stabilire quali sono, oggi, i migliori paesi del mondo in cui nascere. Ovviamente, la valutazione finale è soltanto una somma dei fattori sopra elencati – ogni nazione ha i suoi punti deboli e i suoi punti forti.
La statistica, però, è interessante, perché ci permette di capire come gli equilibri mondiali si siano radicalmente modificati negli ultimi 25 anni. Come? Semplice, paragonando la classifica attuale con quella del 1988: un po’ come ha fatto Wond, che ne ha tratto un’interessante infografica. La prima cosa che salta all’occhio è la “caduta” dell’Italia. Quarta tre decenni fa, naviga ora in ventunesima posizione. Una sorte condivisa in generale dalle altre nazioni europee (Germania dal 3° al 16° posto, Francia dal 2° al 26°, Regno Unito dal 7° al 27°) nonché dagli Stati Uniti, che nell’88 rappresentavano una meta da sogno per nascere, oggi sono superati da altri quindici paesi.
Ecco la classifica integrale attuale: tra parentesi, la posizione nella lista del 1988.
1. Svizzera (13)
2. Australia (18)
3. Norvegia (13)
4. Svezia (9)
5. Danimarca (24)
6. Singapore (36)
7. Nuova Zelanda (18)
8. Olanda (10)
9. Canada (5)
10. Hong Kong (7)
11. Finlandia (18)
12. Irlanda (15)
13. Austria (12)
14. Taiwan (n.d.)
15. Belgio (15)
16. Stati Uniti d’America (1)
16. Germania (3)
18. Emirati Arabi Uniti (32)
19. Corea del sud (10)
20. Israele (30)
21. Italia (4)
22. Kuwait (n.d.)
23. Cile (n.d.)
23. Cipro (n.d.)
25. Giappone (6)
26. Francia (2)
27. Regno Unito (7)
28. Repubblica Ceca (n.d.)
28. Spagna (15)
30. Costa Rica (n.d.)
30. Portogallo (32)