Mi consentoLa fine è nota, Bersani e Monti comincino a dialogare

La fine è nota, Bersani e Monti comincino a dialogare

Il Giornale, facendo il proprio mestiere, definisce “inciucio” le prove tecniche di alleanza in Lombardia tra Bersani e Monti. Il pericolo di ritrovarsi al Pirellone l’asse Pdl-Lega spinge il segretario del Pd a lanciare segnali al presidente del Consiglio. A destra fingono di indignarsi, ma a noi sembra una delle mosse più sensate da parte del politico di Bettola. Che potrebbe essere il preludio a un dialogo esteso a tutto il territorio nazionale. Anche perché continuare a ignorare la realtà potrebbe rivelarsi controproducente.

E la realtà, almeno quella che ogni giorno ci propinano i sondaggisti in base all’attuale legge elettorale, ci indica un’Italia frammentata, probabilmente incapace di regalare a uno schieramento una maggioranza così ampia da assicurare la governabilità del Paese. Alla Camera non ci sono tanti dubbi: il centrosinistra, come indicato anche stamattina da Ilvo Diamanti su Repubblica, ha un ampio vantaggio sia sul centrodestra che sul raggruppamento centrista che fa capo a Mario Monti. Ma le ultime rivelazioni lasciano emergere una tendenza poco gradita al Pd che sta scontando, sia pure in maniera molto relativa, lo scandalo Monte Paschi.

Cresce invece il Pdl di Berlusconi, ma la novità è relativa: il Cavaliere sta conducendo la campagna elettorale più incisiva, anche perché non è a lui che si chiedono patenti di credibilità. Non ha nulla da perdere e si vede. Magari, a spoglio ultimato, sarà interessante capire quale Italia, diciannove anni dopo, è riuscita a votare di nuovo lui.

Ma a recuperare non è solo Berlusconi. Anche Monti e Casini cominciano a rosicchiare voti. E se alla Camera, come detto, i giochi sono fatti, al Senato la partita è apertissima. E non è affatto certo che il centrosinistra riesca a garantirsi con un buon margine la maggioranza assoluta a Palazzo Madama. Insomma, si sta progressivamente avvicinando quel che sin dall’inizio sembra essere il naturale approdo di questa campagna elettorale. All’orizzonte si prospetta quella che viene, forse impropriamente, definita una grande coalizione. In fondo, sarebbe un’alleanza tra il Pd (probabilmente anche Sel) e Monti. Il futuro dell’Italia è sulle loro spalle. Non se ne stanno facendo e non se ne faranno carica né Berlusconi (protagonista di una campagna elettorale che potremmo definire eversiva) né la Lega (troppo impegnata a cercare di recuperare quanti più voti possibili dal proprio zoccolo duro).

Insomma, toccherà a Bersani e a Monti proseguire il lavoro già intrapreso quindici mesi fa con l’avvento del professore a Palazzo Chigi. Del resto ci ha pensato lo stesso segretario del Pd, con il consueto pragmatismo emiliano, a ricordare che “finché ci si punzecchia, è la campagna; poi si ha la sostanza e vince chi arriva primo”. I seguaci della vocazione maggioritaria storceranno il naso, probabilmente non sono le dichiarazioni di un leader che fa sognare, ma sono parole di buon senso.

La campagna elettorale va condotta e proseguita, per carità. Ma forse è il caso che i due schieramenti, magari dietro le quinte, comincino ad annusarsi, a dialogare, a capire su quali binari potrà essere condotta quest’alleanza. Probabilmente qualche elettore del Pd non gradirà, ma il destino della prossima legislatura sembra piuttosto segnato. Anche noi de Linkiesta contribuiremo a cercare di capire qualcosa in più, studiando e sovrapponendo i due programmi elettorali con l’obiettivo di evidenziare i punti in comune e quelli che invece necessiteranno di una accorta diplomazia.

Tra meno di un mese si andrà a votare e dal giorno dopo ci sarà un lavoro di ricostruzione da proseguire. I più avveduti dei candidati a Palazzo Chigi lo sanno ed è doveroso cominciare a pensarci.