18 Gennaio, Italia Domanda
Berlusconi: ❝ Nel 2001 l’obiettivo del mio governo era di aumentare l’occupazione di 1 milione di unità. Dopo 5 anni l’occupazione era aumentata di 1,5 milioni di unità ❞
Tra il 2° trimestre 2001 ed il 2° trimestre 2006, il numero di occupati è aumentato di 1,066 milioni di unità. L’affermazione di Berlusconi è però solo in parte vera. Non soltanto perché nei 5 anni del governo l’occupazione è aumentata di un milione di unità e non di 1,5, ma, come si può notare dal grafico, la crescita dell’occupazione è rallentata subito dopo il 2001.
Silvio Berlusconi: ❝ La disoccupazione con il governo tecnico è passata dall’8% all’11,1% ❞
Se si considerano dati destagionalizzati- che incorporano le variazioni della disoccupazione dovute al ciclo economico durante l’anno- il quadro sembra leggermente diverso dalle dichiarazioni di Berlusconi. Nel periodo del Governo tecnico il dato è passato dal 9,24% del quarto trimestre 2011 al 10,53 per cento del secondo trimestre 2012, per poi stabilizzarsi, raggiungendo il 10,61 per cento del terzo trimestre 2012.
Come si vede dal grafico già nell’ultimo anno del Governo Berlusconi la disoccupazione stava crescendo allo stesso tasso che nel primo trimestre del 2012 .
Berlusconi: ❝ Prima di me tutti i vari governi che si sono succeduti […] hanno durato in media 11 mesi ❞
La durata media dei governi che si sono succeduti dal 1946 al 2001 (anno di inizio del governo Berlusconi II) è di 11.83 mesi. I governi italiani durano in media più a lungo da quando Berlusconi è entrato in politica. Infatti come mostra il grafico, tra le prime posizioni, si distinguono anche i governi Prodi I e Prodi II.
Fonte: Governo Italiano
Silvio Berlusconi: ❝ Èsuccesso che la Germania, con la sua principale banca privata – la Deutsche Bank – abbia deciso da gennaio a giugno di vendere l’88% dei titoli del debito pubblico italiano che aveva nel suo bilancio, e a questo si aggiunge la Commerzbank con un altro 8-9 mld di titoli […] e quindi sul mercato secondario questi titoli si abbassarono di valore e quello che era l’interesse di emissione, per esempio per l’Italia il 4.3% su un titolo che valeva l’80% dell’emissione diventò pressapoco il 5.5 – 6% ❞
Scorporiamo l’analisi in tre parti:
1. La Deutsche Bank tra gennaio e giugno 2011 ha venduto l’88% dei titoli del debito pubblico italiano di cui era in possesso.
IN PARTE VERO
I risultati riportati dal Gruppo Deutsche Bank per il secondo trimestre 2011 riportano una drastica riduzione dell’esposizione netta dell’istituto finanziario verso i titoli del debito sovrano italiano: nei sei mesi che vanno dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno dell’anno successivo, il valore netto dei titoli detenuti passa da oltre 8 miliardi di euro a poco meno di un miliardo – una riduzione dell‘87.5%.
2Q2011 Results, Stefan Stefan Krause
Tuttavia, questo dato è falsato dall’inclusione nel perimetro di bilancio del gruppo Deutsche Postbank, acquisito da Deutsche Bank nel novembre 2010*. Correggendo la riduzione dell’esposizione per il contributo di Postbank al portafoglio titoli del gruppo si ottiene una cifra di 3,5 miliardi di euro al 31 dicembre 2010. Questa cifra deve essere ridotta di un ulteriore 5.9% per tenere conto della riduzione dei prezzi dei titoli sovrani italiani nel corso dei sei mesi considerati.
La vendita di titoli da parte di Deutsche Bank così corretta ammonta a 2.3 miliardi di euro – una riduzione del 69% rispetto ai valori di fine 2010: una diminuzione sensibilmente inferiore a quanto riportato da Berlusconi ma ancora molto rilevante.
Va inoltre sottolineato che, come si evince dal grafico, vi è stata diminuzione dell’esposizione di Deutsche Bank verso la maggior parte dei paesi periferici .
* Come spiegato da un comunicato della stessa Deutsche Bank letto alla trasmissione Servizio Pubblico del 10 gennaio
2. La Commerzbank ha venduto 8-9 miliardi di euro di titoli del debito pubblico italiano negli stessi mesi o in un periodo immediatamente successivo.
FALSO
Commerzbank AG riporta trimestralmente la propria esposizione verso i debiti sovrani dei Paesi della periferia europea. Combinando il bilancio 2010 con i rapporti finanziari trimestrali 2011 (5) otteniamo il seguente andamento per l’Esposizione al Default (EaD):
Dati in Mld di Euro
3. Sul mercato secondario del debito sovrano, in cui prima di queste vendite i titoli italiani erano quotati all’80% del valore di emissione e pagavano un tasso di interesse del 4.3%, si è verificata una crescita del rendimento fino al 5.5 – 6%.
PARZIALMENTE FALSO
Nei primi due trimestri del il costo dell’indebitamento è intorno al 4.7%, mentre nei successivi due trimestri la media sale al 5.9%, valori leggermente superiori a quanto sostenuto da Berlusconi. Bisogna peraltro ricordare che nella seconda metà dell’anno i rendimenti dei titoli sovrani di Italia e Spagna sono stati in parte calmierati dagli acquisti da parte della BCE e dalle misure varate in sede europea.
Fonte: Bloomberg
Infine possiamo smentire che i titoli del debito pubblico quotino normalmente con uno sconto del 20% rispetto al prezzo di emissione.
A titolo di esempio consideriamo un BTP a 10 anni emesso il 18 marzo 2003 al prezzo di €101.15: nei primi due semestri del 2011 è stato negoziato ad un prezzo oscillante tra €101.40 e €108.40 – quindi oltre il valore di emissione – come mostrato nel grafico sottostante.
Fonti:Deutsche Bank Interim Report as of June 30, 2011, pag. 32, 2Q2011 Results, Stefan Krause, CFO, pag 27, Commerzbank AG – Financial Reports, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Borsa Italiana (ISIN:IT0003256820)
17 gennaio, Servizio Pubblico
Salvini: ❝ Nell’anno di governo Monti le banche hanno guadagnato il 70% di valore di mercato… gli altri titoli sono scesi e le banche ci hanno guadagnato ❞
Fonte: Datastream
Durante l’anno di governo Monti, dal 16/11/2011 al 21/11/2012 il valore di mercato dei titoli bancari è cresciuto in media del 5,7% contro una crescita dell’indice FTSE Mib del 5,9%. Vi sono naturalmente differenze all’interno del settore ma anche nei casi migliori, l’aumento del valore dei titoli è lontano dal 70% prospettato da Matteo Salvini (con un massimo toccato dal Banco Popolare di Milano, con un aumento del valore del titolo pari al 47.8%).
Confrontando poi i titoli bancari con alcuni titoli del comparto manifatturiero appare chiaro che il la crescita del valore di questi titoli è stato molto superiore alla crescita del valore dei titoli bancari.
Fonte: Datastream
Salvini: ❝La Lombardia e il Veneto sono le regioni che, in termini assoluti, ricevono minori trasferimenti dallo Stato❞
Se si considerano i trasferimenti statali verso le Regioni in valore assoluto, la Lombardia si classifica al secondo posto mentre il Veneto al settimo. Analizzando i trasferimenti pro-capite verso le regioni nello stesso anno, la Lombardia si segnala quartultima nella ricezione dei trasferimenti, mentre il Veneto si posiziona quintultimo.
Fonte dati: Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale del ministero dell’Economia e delle finanze (Copaff) relativi al 2010, i più recenti a nostra disposizione. Abbiamo selezionato gli importi relativi alle voci “Trasferimenti correnti da enti dell’amministrazione centrale” e “Trasferimenti in conto capitale da enti dell’amministrazione centrale”, rintracciabili assieme a tutte le loro sotto-voci nella tavola n° 5 del documento.
Beppe Grillo (da video riportato a Servizio Pubblico): ❝Hanno chiuso 650.000 aziende in due anni, 35 piccole/medie imprese falliscono ogni giorno ❞
La frase è divisa in due parti.
1. “Hanno chiuso 650.000 aziende in due anni”.
Ecco i dati:
Fonte: Infocamere
Da cui si ricava l’affermazione vera di Grillo (338206 + 341081 = 679.287, più o meno 650 mila).
PRECISAZIONI
1. Il dato citato da Grillo non descrive di per sé una situazione di difficoltà dell’economia, quanto piuttosto un fenomeno fisiologico, è confermato dalla sua evoluzione nel tempo, che non accelera negli anni della grande recessione.
2. Le cessazioni descrivono, in realtà, un fenomeno amministrativo piuttosto che economico e includono vari casi (scioglimento imprese, morte di imprenditori individuali, cambiamenti di ragione sociale per fusioni o motivi fiscali, e altro ancora). Per esempio, quando un tribunale dichiara un fallimento l’impresa non è cessata, ma risulta ancora iscritta al registro delle imprese; al termine della procedura fallimentare (che dura in media 9 anni) l’azienda può essere sciolta e cessata dal registro. Recenti lavori empirici sull’universo dei dati INPS nelle province di Treviso e Vicenza hanno cercato di stimare la quota di “false” cessazioni utilizzando un semplice criterio: una cessazione è definita falsa se almeno l’80% della forza lavoro dell’impresa che chiude riappare in un’altra impresa. Pur trattandosi anche in questo caso di un’evidente sottostima, i dati sugli anni ’90 ci dicono che la quota di false cessazioni sul totale oscilla tra un minimo del 23% a un massimo del 38%.
2. “35 piccole/medie imprese falliscono ogni giorno”
Nel 2011 sono fallite circa 12.179 imprese e se ne contano 8.822 nei primi tre trimestri 2012, il 76% in più dei primi 9 mesi del 2008 (fare confronti con anni precedenti al 2008 non è possibile perché è cambiata la disciplina fallimentare).
Il tasso di fallimento giornaliero è quindi di circa 33 imprese al giorno (= 8822 imprese / 270 giorni).
APPROFONDIMENTO
Le imprese complessivamente uscite dal mercato nel 2011 sono state 54.000 e 55.000 nei primi 9 mesi del 2012, dove “uscite dal mercato” significa fallite, in corso di procedura concorsuale o liquidate.
FONTI: Cerved group, Infocamere
17 Gennaio, Radio Anch’io
Maroni: ❝Mario Monti non ha ridotto la spesa pubblica ❞
Fonte:IMF, i dati per il 2012 sono stime
Il fact checking di Link Tank in collaborazione con lavoce.info e i Checkmates
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