“Non mi sono tolto sassolini dalle scarpe, mi sono semplicemente infilato scarpe della mia misura anziché scarpette da danza classica che sono stato costretto a indossare in questi 13 mesi”. Rispondendo a una domanda, Mario Monti sfida ancora una volta Bersani. Non sul terreno delle alleanze, della politica economica, del mercato del lavoro, dei diritti civili. Ma su quello – preferito da Bersani – delle metafore. A chi non smacchia il giaguaro e preferisce un passerotto in mano a un tacchino sul tetto, Monti risponde con l’immagine di un anziano professore bocconiano costretto in tutù e scarpette da ballo per tredici mesi, e oggi finalmente libero di dire la propria, con franchezza e a tutto campo.
Assisteremo alla sfida dialettica, se proseguirà. A noi resta solo un dubbio: ma davvero Monti è più a suo agio adesso che deve vestire i panni del politico in campagna elettorale, di quanto non lo fosse prima, quando governava con rigore quella maggioranza e questo paese così incasinati? L’ultima parola – fortunatamente – spetta sempre agli elettori. Che non sono poi tanto più teneri dei loggionisti.