Ma al Nord la politica è una cosa seria, o è tutta scena?

Ma al Nord la politica è una cosa seria, o è tutta scena?

La distanza tra il nord e il sud del Paese si registra anche partecipando alle manifestazioni pre-elettorali. Lo sa bene chi scrive, che ha seguito in Sicilia la campagna elettorale delle regionali dello scorso 28 ottobre. Una campagna elettorale in cui è stato promesso di tutto e di più, conclusasi con la vittoria dell’ex comunista Rosario Crocetta, e che ha registrato una grande performance del Movimento Cinque Stelle.

Ma – forse non lo sanno tutti – la campagna elettorale siciliana ha un sapore particolare. Un sapore che può gustare solo chi ha frequentato, o frequenta, quelle manifestazioni pre-elettorali. Sopratutto in occasione dell’arrivo di un big (e per big si parla di quasi tutti, da Bersani, Casini, Fini a Berlusconi) c’è una preparazione psicologica che inizia giorni prima, e non ha eguali nel resto del Paese.

Prima cosa: si telefona all’amico politico, generalmente un consigliere comunale vicino al big di cui sopra. Lo si rassicura: «Ciao Totò, come va? È un po’ che avrei voluto chiamarti. Ho saputo che mercoledì ci sarà Bersani (o Casini, o Fini, o Berlusconi). Sarò lì con mia moglie. Volevo semplicemente dirtelo». E dall’altro capo del telefono il consigliere comunale, che in questo caso si chiama Totò, dice: «Filippo, non avevo dubbi che saresti venuto con tua moglie. Sai, abbiamo organizzato anche una cena post convention con Bersani. E ho subito pensato a te e Maria. Perché non venite anche per cena? Così ti presento Bersani (o Casini, o Fini, o Berlusconi), gli altri deputati presenti. Non si può sapere mai».

Si conclude la telefonata e, in chi ha chiamato, sorgono i primi dubbi: «Chi ci sarà a quella cena? Totò è un bravo “cristiano” (tipica espressione sicula), è sempre a nostra disposizione. Forse sarebbe opportuno coinvolgere altri amici. Così facciamo vedere a Totò, che siamo dalla sua parte. Non si può sapere mai. Se Bersani (o Casini, o Fini, o Berlusconi) dovesse vincere, noi potremo sempre chiedergli un favore». Perché al sud all’elettore medio siciliano non interessa in nessun modo conoscere i programmi delle coalizioni.

Finalmente arriva il giorno fatale. Ci si “allicchetta” di tutto punto: abbigliamento casual ma non troppo sportivo, e moglie al seguito. Prima indicazione: non ritardare mai ad una convention di un big nazionale (sia esso Bersani, o Casini, etc. etc.) in piena campagna elettorale perché è indispensabile (indispensabile!) che tutti ti vedano arrivare. Seconda indicazione: non appena varcato l’ingresso del teatro, o del luogo della convention, si va alla ricerca dell’amico consigliere perché «l’amico consigliere è sempre attorniato da altri politici che potranno tornare utile in campo lavorativo». Terza indicazione: finisce la convention e non bisogna andar via prima di aver salutato l’amico consigliere. Quarta ed ultima indicazione: fingere di ammirare il big della politica nazionale che si è recato nella città d’origine, e, sopratutto, fingere di conoscere al dettaglio il programma elettorale della coalizione di riferimento.

Poi tutto il resto vien da sé. E se dopo qualche giorno al nostro “Filippo” l’amico o il collega di lavoro propone una manifestazione pre-elettorale di una coalizione differente rispetto alla precedente alla quale ha preso parte, l’elettore medio-siciliano dirà sempre “sì”. Parteciperà ugualmente con moglie al seguito, e, nella maggior parte dei casi, incontrerà altri conoscenti già avvistati in occasione della precedente manifestazione. Perché la campagna elettorale in Sicilia è così: non esiste destra, sinistra, o centro, ma un unico partito: il “partito del favore”. Così puoi trovare un ex comunista a un appuntamento di centristi, e un ex fascista – uno di quelli che picchiava duro negli anni ’70 – fra le seggiole di una manifestazione del Pd. Tutto può succedere, non si può sapere mai.

Ebbene, qual è il punto? Il punto è che al nord tutto questo non succede, o almeno non è stato colto ciò da chi scrive. Stamattina Pier Luigi Bersani ha inaugurato un circolo del Pd nella zona sud-est di Milano. Poi, il segretario nazionale del Pd si è recato alla Cascina Cuccagna per tenere una conferenza stampa sulle liste lombarde dei democratici. Nel bar sottostante la sala conferenze della Cascina diversi cittadini milanesi hanno atteso per parecchi minuti che il segretario Bersani ultimasse l’incontro con i giornalisti, semplicemente per porgergli una domanda. C’era chi sorseggiava «una spremutina di arancia con l’amica di partito», discettando sull’attualità politica. C’era chi commentava l’editoriale di ieri di Curzio Maltese, “Ma adesso il Pd si riprenda la scena”, e chi esultava leggendo la prima pagina di oggi de il FattoQuotidiano: «Era ora di far un po’ pulizia. Bravo il segretario a non candidare gli impresentabili siculi».

Quando il vincitore delle primarie è sceso nel cortiletto della Cascina per simulare un mini comizio, si è creata la ressa: «Bersani, Bersani, Bersani, Bersani». Come in Sicilia? Non proprio. Qui si fanno domande “politiche”: «Segretario ce la faremo?», chiede Maria, aficionada del Pd milanese. E “Pier Luigi” la guarda negli occhi e le dice: «Signora, qui in Lombardia dovreste insegnarmi voi a me come si vince, o no?». «Vai Bersani, ti vogliamo così!», urla una democratica milanese. «Per favore venga più spesso!». Il segretario lascia la Cascina Cuccagna, e i democrat continuano a parlottare in vista delle politiche e delle regionale. Cosa si vede? Che c’è tanta passione, difficile da trovare fra i cittadini del sud del Paese. E – particolare da non trascurare – non si vedono finte strette di mano, e indicazioni da rispettare per ottenere un favore dall’amico consigliere comunale.

@GiuseppeFalci

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