La Befana ha portato solo carbone a Inter e Juve. Assieme alla Fiorentina, le due grandi hanno fatto brutta figura al rientro dalle vacanze. Brutte figure figlie di tre sconfitte diverse tra loro. Cominciamo, noblesse oblige, dalla Vecchia Signora. Antonio Conte dovrebbe essere abituato al turn over, visto il cammino parallelo campionato-Champions League affrontato nei primi mesi della nuova stagione. Vista l’imminente sfida contro il Milan nei quarti di Coppa Italia, il tecnico bianconero rivolta la squadra. In fondo allo Juventus Stadium c’è la Sampdoria: in campo dal primo minuto Peluso, con De Ceglie che sale sulla linea mediana e Padoin sull’altra corsia. Vidal, Quagliarella e Vucinic si accomodano in panchina (5, 6 e 4 gol rispettivamente). Il primo tempo sembra dare ragione a Conte: in campo c’è la solita Juve, tutta pressing e occasioni, anche se la partita la sblocca dal dischetto. La Samp è con un uomo in meno, sembra spacciata. Ma Delio Rossi è uomo di calcio e la vince a centrocampo, dove Poli e Obiang sfruttano lo sbilanciarsi in avanti della Juve per colpire di rimessa. Il secondo gol è emblematico. Il 4-3-3 disegnato da Conte dopo l’1-1 lascia spazio in mezzo, dove i due centrali blucerchiati lanciano Icardi (male marcato da Peluso) verso la doppietta. I numeri darebbero comunque ragione ai bianconeri (138% di vantaggio territoriale, 71% di possesso palla, 66 cross, 539 passaggi a 221 86% di passaggi positivi a 72%), ma se anche Buffon non azzecca la giornata la frittata è servita. Però la domanda è lecita: che Conte abbia peccato di presunzione con l’eccessivo turn over?
Ma se la Juve ha avuto problemi con i ricambi, l’Inter un turn over allo stato attuale non può permetterselo. Con Ranocchia squalificato e Silvestre impresentabile (in due partite da titolare l’Inter ha preso 6 gol), Stramaccioni fa ancora una volta le nozze coi fichi secchi e mette Cambiasso al centro della difesa. L’Inter gioca bene per un’ora e si mangia pure due gol. Uno con Palacio (in panchina ci sarebbe Tommaso Rocchi, 35 anni) e uno con Jonathan, che in ogni gara centra quella che ormai è diventata la sua missione: dimostrare di non essere lontanamente paragonabile a Maicon. Ma i limiti dei nerazzurri non sono finiti qui. Gargano non ha i piedi per organizzare il gioco e tocca fare tutto a Guarin: non è un caso se l’Inter conta a fine gara l’83% di passaggi lunghi e se i contrasti vinti sono solo il 53%. Pereira a sinistra fa passare tutti: due dei tre gol friulani arrivano da lì. E Cambiasso centrale non ha i tempi di copertura giusti, vedi il secondo gol subìto a firma di Muriel. All’Inter servono un difensore e un centrocampista. Subito. Magari Lampard, tanto per fare un nome.
Stecca anche la Fiorentina. Che i viola siano una squadra che gioca bene non ci sono dubbi. Ma ieri al ‘Franchi’ è riemerso un problema che già si era visto nella sconfitta contro la Roma. La squadra di Montella ha un centrocampo che costruisce tanto (7641 passaggi utili in stagione, terza in questa speciale classifica), ma manca almeno un mastino in grado di aggredire: i contrasti vinti dalla Fiorentina sono 323, numero che la pone all’11° posto. Eh sì, costruire non basta, se ti ritrovi davanti un portiere come Perin che para tutto e poi però ti fai infilare due volte in contropiede. I numeri della gara sono tutti di colore viola: il Pescara ha raggranellato il 30% di possesso e il 19% di vantaggio territoriale che hanno portato a 3 tiri in porta contro i 15 della Fiorentina.
Poi può anche succedere che resti al secondo posto giocando così così ma portando a casa la partita. Parliamo della Lazio. Subito un dato: i biancocelesti sono a quota 39 punti a inizio gennaio, proprio come quella Lazio di Eriksson che poi vinse lo scudetto. La squadra di Petkovic ha dimostrato ancora una volta la sua praticità, ma anche una certa duttilità tattica. E’ stato bravo il tecnico bosniaco a cambiare modulo in corsa, per contrastare la ‘gabbia’ di Pulga: Conti, Nainggolan e Ekdal imbrigliano il corridoio centrale biancoceleste, con l’obiettivo dichiarato di togliere a Klose (non a caso nervosissimo) gli assist di Hernanes e Ledesma. Petkovic va sotto 0-1 e cambia: 3-4-3, niente trequartista ma squadra d’attacco. E la Lazio rimonta con 8 tiri, 28 cross e l’84% di passaggi positivi.
Il Napoli vince giocando all’italiana. Non è mica un insulto. Contro la Roma si vince così: la si aspetta e si sfruttano gli spazi lasciati dal suo assetto difensivo non proprio ermetico. Non è un caso se i giallorossi hanno la peggior difesa del campionato con 37 gol subiti. D’altronde Mazzarri a fine gara è stato chiaro: “Con due passaggi li castighi”. Sta tutta in una dichiarazione la vittoria azzurra. E così, mentre la Roma collezione più possesso palla (65%) e vantaggio territoriale (56%) con anche più tiri (19 a 7), il Napoli sfrutta gli spazi in mezzo, un Cavani capocannoniere con la tripletta ben supportato da Hamsik e Pandev e gli errori sotto porta della Roma: troppi, per il migliore attacco della serie A.